26/05/2005, 00.00
ASIA
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Amnesty: in Asia la "lotta al terrore" usata per reprimere i diritti umani

Amnesty International pubblica il suo rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Menzione speciale per Corea del Nord, Myanmar e Laos: hanno soppresso la libertà di espressione.

Londra (AsiaNews/Agenzie) – L'Asia ha "registrato alcuni progressi" nel campo dei diritti umani ma nel continente  "rimangono sacche di repressione" e molti abusi contro diritti umani sono commessi in nome della "guerra al terrore".

Lo denuncia Amnesty International (AI) nel suo rapporto annuale sui diritti umani. Nel documento di 308 pagine, l'organizzazione analizza la situazione dei diritti umani nel mondo ed esprime "preoccupazione" per le violazioni commesse in molti stati asiatici.

Si registrano "frequenti abusi dei diritti umani" in molti conflitti asiatici tra cui quelli in Kashmir, Sri Lanka e Filippine.

Nella provincia indonesiana di Aceh, colpita duramente dallo tsunami del 26 dicembre, Amnesty analizza il conflitto separatista "contrassegnato da gravi abusi sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali". "Le forze di pubblica sicurezza dell'Indonesia – denuncia l'organizzazione – sono i primi responsabili di queste violazioni, ma anche il Free Aceh Movement [principale gruppo ribelle separatista della regione ndr] ha commesso seri abusi".

Nelle Filippine è stato interrotto il 'cessate il fuoco' e il Fronte islamico di liberazione Moro si è scontrato ripetutamente nel corso del 2004 con le forze governative.

Corea del Nord, Myanmar e Laos hanno soppresso il dissenso politico e la libertà di espressione. Cina ed Vietnam hanno imposto "nuove, spesso draconiane, regole per l'uso di internet" per reprimere la libertà di parola.

Nelle 3 pagine dedicate alla Cina, il governo di Pechino è criticato per l'uso della tortura, la pena di morte, la soppressione di attivisti per i diritti umani ed esponenti della comunità Uighur (etnia musulmana stanziata nello Xinjiang ndr).

Anche Hong Kong viene definita "a rischio" nel campo della salvaguardia dei diritti umani, a causa delle continue ingerenze di Pechino nel volere interpretare la Basic Law – piccola costituzione – dei Territori. AI "approva la decisione del governo di Hong Kong di non varare le leggi sulla sicurezza nazionale"; esso però mette in guardia il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo dall'interrvenire troppo nelle riforme politiche del territorio, facendo temere una "erosione dei diritti umani ad Hong Kong".

Nel documento vi sono anche forti critiche agli Stati Uniti e, soprattutto, ai suoi campi di detenzione a Guantanamo. "Come superpotenza – ha detto Irene Khan, segretario generale di Amnesty – gli Usa avevano il dovere di proteggere i diritti umani. Invece, hanno creato un nuovo significato per le parole 'abuso' e 'tortura'".  

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