Ankara celebra la pace col Pkk ma rafforza la stretta sul Chp: centinaia di arresti
In programma oggi una cerimonia nel Kurdistan iracheno che segna l’addio alle armi del movimento combattente. Nei giorni scorsi lo stesso leader Öcalan ha esaltato “politica e pace sociale”, oltre a separare la propria sorte personale del processo in atto. Intanto prosegue il giro di vite sul principale partito anti-Erdogan, in pochi mesi oltre 500 persone in prigione.
Istanbul (AsiaNews) - Per i curdi in Turchia e nel nord dell’Iraq quella di oggi è una giornata dalla portata potenzialmente storica, con i guerriglieri del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) che si preparano a deporre le armi chiudendo uno dei capitoli più sanguinosi e travagliati della storia recente. In queste ore è prevista infatti una cerimonia, i cui contorni non sono ancora definiti, nei pressi di Sulaymaniyya (Kurdistan iracheno) dove hanno trovato rifugio diversi combattenti del movimento e che dovrebbe segnare la fine della guerra quarantennale con Ankara per l’indipendenza. Annunciato in un primo momento come pubblico, l’evento dovrebbe però tenersi alla presenza di un numero “limitato” di invitati, ufficialmente per motivi di sicurezza.
Prevista la partecipazione di una delegazione della fazione filo-curda Partito democratico dei Popoli e dell’Uguaglianza (Dem), che ha mediato in questi anni fra il governo turco e lo storico leader (imprigionato) del Pkk, Abdullah Öcalan, il quale ha invocato per primo la fine della lotta armata. I Dem si sono rivelati fondamentali nell’opera di confronto fra il capo del Pkk e la controparte turca, visitandolo in carcere e rompendo il muro di isolamento che ha circondato per anni Öcalan, ponendo le basi per archiviare un conflitto che ha causato almeno 40mila morti. Paradossalmente, è stato uno dei più stretti alleati del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il capo del partito nazionalista MHP, Devlet Bahceli, a sostenere il dialogo con il leader curdo offrendogli persino l’opportunità di “venire a parlare davanti al Parlamento”.
Fondato nel 1978, il Pkk si è battuto in una prima fase per un Kurdistan indipendente, per poi dirottare la lotta a favore di una autonomia. Il gruppo è designato come organizzazione terrorista da Ankara e alleati occidentali, a partire dagli Stati Uniti, e dal 2024 lo stesso governo iracheno lo ha inserito nella lista dei movimenti vietati. Nel 2010 e, più tardi, nel 2013 l’Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) e il governo hanno avviato colloqui di pace mostrando un’apertura che non ha però portato a vere e proprie trattative di pace. Al contrario, i colloqui sono deragliati definitivamente nel 2015, lasciando spazio a intensi combattimenti nelle aree a sud-est, oltre a una serie di attentati attribuiti al movimento nella capitale e a Istanbul, con una lunga scia di sangue. Il 76enne Ocalan è rinchiuso dal 1999 in una cella della prigione di massima sicurezza sull’isola di Imrali, mare di Marmara a sud di Istanbul, dove sconta l’ergastolo dopo che la condanna a morte comminata in un primo momento è stata tramutata nel carcere a vita.
In un video messaggio in turco pubblicato il 9 luglio scorso “Apo” [lo zio, ndr] Öcalan - come è conosciuto dai suoi seguaci - ha confermato che il disarmo è imminente. “Credo nel potere della politica e della pace sociale, non delle armi. E vi invito a mettere in pratica questo principio” ha insistito nel suo lungo discorso. Di recente anche Erdogan ha espresso fiducia nell’obiettivo di dare vita a una “Turchia libera dal terrorismo”, auspicando che “questo promettente processo si concluda con successo il prima possibile, senza ostacoli o rischi di sabotaggio”.
Tornando alla cerimonia di oggi, pur in un quadro di incertezze sembra confermata la presenza di un certo numero di miliziani un tempo protagonisti della guerriglia. “Come gesto di buona volontà, alcuni combattenti del Pkk che hanno preso parte alla lotta contro le forze turche negli ultimi anni distruggeranno o bruceranno le loro armi durante una cerimonia che si terrà nei prossimi giorni” ha dichiarato dietro anonimato all’Afp un comandante del movimento. Per ora Öcalan resta ancora detenuto sull’isola-prigione di Imrali e non chiede di essere rilasciato, anche se i suoi comandanti hanno posto la sua liberazione tra le condizioni della fine della lotta armata. Una richiesta sconfessata dallo stesso leader curdo, che non intende legare il proprio destino personale e il suo futuro al processo di pace in corso. Analisti e studiosi ricordano infine che permane in clima di “sfiducia” fra lo stato turco e buona parte degli esponenti del Pkk, legata anche ai bombardamenti tuttora in atto dell’esercito turco sulle postazioni del gruppo in Iraq.
Al tentativo di pace e dialogo coi curdi si sovrappone la crescente repressione di amministratori, funzionari ed esponenti del principale partito di opposizione Chp (Partito Popolare Repubblicano), decine dei quali finiti in prigione nei giorni scorsi nel contesto di una nuova ondata di arresti. Dal fermo del sindaco di Istanbul - e principale rivale del presidente - Ekrem Imamoglu nel marzo scorso, si è assistito a un crescendo di incarcerazioni col pretesto della lotta alla corruzione. Secondo un’inchiesta della Reuters sono oltre 500 le persone detenute in soli nove mesi, con un’ulteriore accelerazione negli ultimi giorni. Erdogan ha parlato di una rete di corruzione che è come “una piovra le cui braccia si estendono ad altre parti della Turchia e all’estero” e plaude all’inchiesta. In realtà, giudici e magistrati hanno sinora preso di mira solo i comuni e le municipalità amministrate dal Chp - il partito del fondatore laico della moderna Turchia Mustafa Kemal Ataturk -, che nega ogni accusa e parla di “tentativo di eliminare un’alternativa democratica per i turchi”. Di certo vi è che il giro di vite rafforza la presa di Erdogan sulla scena politica nazionale, in un momento storico in cui l’influenza di Ankara in Medio Oriente e in Europa è cresciuta, motivo per il quale le repressioni del “sultano” si stanno consumando nel silenzio della comunità internazionale.
19/04/2023 14:03
14/11/2020 08:00