20/10/2005, 00.00
SIRIA – LIBANO – ONU
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Ansia a Damasco e Beirut per il rapporto Melhis

Siria e Libano attendono di conoscere le conclusini dell'inchiesta Onu sull'assassinio dell'ex premier Rafic Hariri. Ma Annan avverte : « è l'inizio, non la fine » e accenna alla « fragilità » del governo siriano.

Damasco (AsiaNews) – Tutta la Siria aspetta con ansia i risultati dell'inchiesta della commissione incaricata di far luce sull'assassinio dell'ex premier libanese Rafic Hariri,  guidata dal giudice tedesco Detlif Mehlis. Le conclusioni di Mehlis saranno, stamattina alle 10 (ora di New York), nelle mani del segretario del'Onu, Kofi Annan, il quale le porterà martedì al Consiglio di sicurezza e sarà pubblicato nelle 6 lingue ivi usate.

Il documento, ha sostenuto il segretario del'Onu, rappresenta « l'inizio e non la fine », anche se, ha ricordato rispondendo alla giornalista libanese Raghida Dergham, ha carattere « tecnico e giudiziario » e non politico.  Quanto al contenuto del rapporto, oggi il Washington Post afferma di aver saputo che 3 dei 4 generali libanesi filosiriani arrestati ad agosto hanno collaborato con Melhis.

Quanto al futuro della Siria, Annan ha poi sostenuto di non poter rispondere ad una domanda sulla fragilità del regime siriano. « La Siria – ha detto – ha un governo definito ed io sono cosciente che ci sono numerosi sviluppi nella regione. So – ha aggiunto – che molte cose sono state dette sul rapporto Mehlis, ma io ancora non ho visto il documento e mi rifiuto di fare speculazioni sul suo contenuto. Il governo siriano, come molti altri, conosce delle difficoltà . Non voglio dare pareri sulla sua fragilità ».

Alla domanda se nel colloquio avuto l'altra sera con il segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice si è parlato della risoluzione di condanna della Siria che Stati Uniti e Francia starebbero preparando, proprio in relazione con le conclusioni del rapporto, Annan si è limitato a dire di « aver discusso con la signora Rice di questioni di interesse comune, in particolare de Sudan, del dossier sul nucleare in Iran, del Libano, della Siria e del Medio oriente ».

Ieri, peraltro, la stessa Rice, in un intervento alla commissione esteri del Senato americano, parlando delle accuse del suo governo alla Siria di non fare abbastanza per fermare l'infiltrazione di uomini armati in Iraq, si è rifiutata di escludere un intervento militare contro Damasco, pur assicurando di privilegiare una soluzione diplomatica.

Ancora il Washington Post, vede poi un « allarme » su una possibile fine sanguinosa della vicenda nel « suicidio » del ministro degli interni di Damasco, Ghazi Kenaan, avvenuto la settimana scorsa. Ricordando che a Melhis è stata rifiutata la possibilità di vedere il corpo di Kenaan, il quotidiano statunitense, solitamente ben informato, vede nella « scomparsa » del ministro degli interni una mossa dei sostenitori di Assad, che avrebberi visto in Kenaan un potenziale rivale del presidente e quindi il possibile inizio di una serie di colpi e contraccolpi.

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