13/08/2009, 00.00
ARABIA SAUDITA
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Attivista saudita: parità fra uomo e donna, primo passo per un vero sviluppo sociale

Bahija Bint Baha Azzi denuncia “fattori culturali” che hanno portato le donne a essere “vittime di attacchi” e sono causa di “conflitti sociali”. La giurisprudenza legata alle fatwa è “fallimentare” perché incapace di “risolvere i problemi del giorno d’oggi”.
Jeddah (AsiaNews/Agenzie) – Una serie di “fattori culturali” hanno portato le donne, soprattutto le donne musulmane, a essere “vittime di attacchi” nel mondo arabo e non solo. Alcune società sono caratterizzate da “culture che emarginano le donne”, instillando la “discriminazione tra i sessi, che sfocia in un conflitto”. È quanto afferma Bahija Bint Baha Azzi, segretario generale dell’Organizzazione internazionale musulmana per le donne e la famiglia (Imowf), in un’intervista alla rivista “al femminile” saudita Roaa.
 
L’attivista, consulente del Consiglio della Shura saudita, spiega che “escludere le donne dagli affari pubblici non aiuta lo sviluppo”; per una vera cresciuta sociale va perseguita una politica di “pari dignità” fra uomo e donna, “senza discriminazioni”. Riferendosi nello specifico alle donne saudite, Bahija Bint Baha Azzi sottolinea “una errata concezioni delle abitudini e delle tradizioni” che ha ripercussioni negative – anche se non cita casi specifici – nel modo in cui vengono trattate.
 
I problemi sociali e la parità di trattamento fra uomo e donna “non posso essere ricondotti a una singola ragione”, perché vi è “una cultura fatta da abitudini e tradizioni” che ha determinato “una perdita, per le donne, di parte del loro status e di alcuni diritti”.
 
L’Imowf, organizzazione no-profit che conta sul sostegno di benefattori, lavora proprio per “raggiungere la sicurezza sociale e familiare”. “Cerchiamo – prosegue l’attivista – di educare e promuovere la conoscenza sociale utilizzando tutte le moderne tecnologie, come internet e i siti web dedicati ai problemi delle donne, dei bambini e della famiglia. Un modo per comunicare e interagire con il maggior numero di persone possibile”.
 
Bahija Bint Baha Azzi punta infine il dito contro le fatwa – le risposte di giudici o esperti musulmani a domande che possono riguardare qualsiasi aspetto della vita – che rientrano in un sistema giurisprudenziale “fallimentare”. “Le donne solo le prime vittime – conclude – di queste opinioni di legge indipendenti, sebbene esse siano emanate con le migliori intenzioni, perché non sono capaci di risolvere i problemi del giorno d’oggi”.
 
Le parole dell’attivista si aggiungono ai piccoli segnali di cambiamento nella società saudita, caratterizzata da una rigida osservanza dei precetti dell’islam. La vita di una donna in Arabia Saudita è ritmata dai permessi che le figure maschili di riferimento devono accordare prima che possa fare qualsiasi cosa, dal prendere marito al pernottare da sola in un albergo per lavoro.
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