15/03/2023, 14.00
THAILANDIA
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Bangkok: annunciato scioglimento del Parlamento, l'opposizione si prepara alle elezioni

di Steve Suwannarat

L'ex generale e attuale primo ministro è entrato in una nuova formazione politica, mentre il Palang Pracharat, il partito al governo, è in crisi. A opporsi nelle urne ai movimenti filo-militari saranno il Pheu Thai e il Move Forward Party, entrambi eredi di schieramente squalificati in passato dalla Corte costituzionale.

Bangkok (AsiaNews) - Il primo ministro Prayut Chan-ocha ha annunciato per il 20 marzo lo scioglimento del parlamento thailandese in vista delle elezioni del 7 maggio, quando i partiti eredi del colpo di Stato militare del 2014 si confronteranno con altre formazioni politiche che in modo diverso si oppongono al controllo delle forze armate e delle élite tradizionali su oltre 65 milioni di thailandesi. Oggi il partito di (risicata) maggioranza di governo, il Palang Pracharat (creato dopo un quinquennio di dittatura militare dagli stessi golpisti riciclatisi a politici in abiti civili) è in piena crisi, mentre l’ex generale Prayut è entrato in una nuova formazione - il Ruam Thai Sang Chart  - per interessi personali, non per la linea politica o presentando proposte di uscita dalla crisi.

A opporsi nelle urne ai movimenti filo-militari saranno il Pheu Thai - guidato dalla figlia dell’ex premier Thaksin Shinawatra, la 36enne Paetongtarn - che propone il riscatto della popolazione rurale, benessere condiviso, ridimensionamento del potere militare e elitario - ma anche il Move Forward Party, erede del Future Forward Party fondato dall’imprenditore-maratoneta Thanathorn Juangroongruangkit, sciolto due anni fa per una sentenza della Corte costituzionale. Alla testa del partito ci sarà ancora una volta un giovane magnate, Pita Limjaroenrat, che propone modernità, progresso, svincolamento da interessi e personalità del Paese legate alle élite.

La politica thailandese è stata finora caratterizzata da tre elementi. Il primo riguarda il continuo susseguirsi di colpi di Stato - a volte cruenti, a volte meno, ma comunque liberticidi - che ha segnato tutta la storia moderna della nazione del sud-est asiatico. Il secondo è il ruolo della monarchia e di interessi e oligopoli che si appoggiano ai militari per mantenere il “Paese del sorriso” in una situazione mai raggiunta di pieno sviluppo nonostante le sue potenzialità. Il terzo elemento riguarda l’obiettiva incapacità di governo dei generali, che non solo hanno mancato alle promesse di fornire benessere e sviluppo, ma hanno anche tentato di reprimere la società civile e l’opposizione politica senza concretizzare quella svolta moralizzatrice ed etica per cui si erano proposti con il golpe del 22 maggio 2014 (il 12mo dal 1932).

Il partito Palang Pracharat, erede più diretto dell’esperienza golpista, in cui si sono riciclati un gran numero di alti ufficiali ha avuto un ruolo centrale dopo le elezioni del 2019, le prime in otto anni. Nella Camera bassa si era aggiudicato, con gli alleati, 247 seggi su 500, mentre quella alta (di 250 membri) è formata da personalità “nominate” dalle forze armate. Un sistema che avrebbe dovuto garantire un lungo periodo di democrazia per portare alla “pace sociale” dopo anni di tensioni politiche e scontri di piazza iniziati con il colpo di Stato del settembre 2006 contro il governo guidato da Thaksin Shinawatra. Dall’esilio volontario Thaksin ha continuato ad avere un ruolo chiave nelle vicende degli schieramenti eredi del Thai Rak Thai, il partito da lui fondato e sciolto per presunte violazioni della legge elettorale. Il partito Pheu Thai era stato vincitore alle elezioni del 2011 quando era guidato dalla sorella Yingluck Shinawatra, ma la sua caduta, anche in questo caso per una sentenza delle Corte costituzionale, anticipò di poco il colpo di Stato più recente.

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