24/04/2006, 00.00
BANGLADESH
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Bangladesh: 150 feriti nelle proteste contro il governo

In quattro giorni, due scioperi generali bloccano la capitale e causano violenti scontri tra dimostranti e polizia. Le proteste animate dall'opposizione, che chiede riforme in vista delle elezioni. Analisti ad AsiaNews: difficile un accordo tra le parti, si prevedono tempi difficili.

Dhaka (AsiaNews) – Cresce in Bangladesh l'instabilità politica generata da mesi di profonde tensioni tra opposizione e governo, che sembrano destinate "ancora per molto" a non cessare. Ieri, nel secondo sciopero generale in soli quattro giorni, scontri tra polizia e manifestanti hanno causato 150 feriti a Dhaka e in diverse zone del Paese.

L'iniziativa di ieri, 23 aprile, animata dall'Awami League (Al - principale partito all'opposizione) e dagli altri 13 partiti della coalizione antigovernativa, ha bloccato la capitale e portato all'arresto di 35 persone, tra le quali alcuni leader e attivisti politici: la polizia antisommossa ha caricato con manganelli e gas lacrimogeni la folla di manifestanti scesi in piazza. Numerose le auto e i negozi dati alle fiamme.

Lo sciopero ha di fatto paralizzato i trasporti, gli uffici, le scuole e le imprese - la domenica è giorno lavorativo nei Paesi musulmani. La protesta, che ha seguito l'altro grande sciopero del 19-20 aprile, è stata provocata dall'opposizione, che da mesi preme sul governo della premier Khaleda Zia per una riforma elettorale, in vista delle elezioni politiche del 2007.

Per ottobre il governo consegnerà i poteri ad un'amministrazione ad interim, non eletta, che organizzerà le elezioni previste per gennaio. L'opposizione - convinta di manipolazioni da parte dell'alleanza al governo, guidata dal Bangladesh Nationalist Party (Bnp) - chiede che l'amministrazione provvisoria venga nominata sulla base di un consenso parlamentare.

Secondo analisti sul posto, intervistati da AsiaNews, la situazione non si sbloccherà presto: l'opposizione ci tiene a non arrivare pacificamente alle elezioni, perché crede di trarne vantaggio screditando così il governo, mentre il Bnp è troppo legato alle frange fondamentaliste della sua coalizione, che ostacolano il dialogo.

"Quando di recente il governo aveva proposto di trattare sull'amministrazione ad interim – spiega l'analista - l'opposizione ha aderito, perché l'opinione pubblica chiede il dialogo. Ma subito si è creato un intoppo: nella Commissione bilaterale, che dovrebbe condurre le trattative il governo vuole mettere membri del Jamaat-e-Islami – accusato di connivenza con terroristi; la Al ha messo come condizione che nessuno del Jamaat-e-Islami partecipasse e ha proposto di nominare solo rappresentanti del partito principale delle due coalizioni". Per ora, però, da parte del governo non c'è segno di cedere e si teme che tutto rimanga paralizzato. "Il Bnp - spiega la fonte di AsiaNews - ha bisogno del Jamaat-e-Islami per mantenere la forte maggioranza parlamentare, che ha dalle ultime elezioni".

Le richieste al governo non sono solo politiche, ma anche economiche: una riduzione dei prezzi e un miglioramento dei rifornimenti di elettricità e di gasolio nella campagne, dove i frequenti blackout energetici ostacolano soprattutto l'irrigazione.

Per ora non sembra esserci spazio per trattative tra le parti. Senza un accordo, l'opposizione minaccia di boicottare la consultazione popolare.

Unico dato positivo – concludono gli analisti – è la risposta della società che porta avanti campagne a favore di democrazia, lotta al terrorismo e alla corruzione. Un esempio: "Tutti i giorni i quotidiani parlano di catene umane e sit-in per chiedere anche a livello locale, che i futuri candidati siano persone pulite".

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