08/02/2007, 00.00
ITALIA - CINA
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Capitalia studia le nuove opportunità per l’Italia in Cina

Un convegno in collaborazione fra l’Istituto bancario e l’Accademia delle scienze sociali di Pechino indica l’agro-alimentare e l’ecologia quali campi di investimento. A tema anche i capitali cinesi investiti all'estero in trasporti marittimi e servizi.

Roma (AsiaNews) – L’economia cinese si avvia verso un periodo di ridimensionamento e di aggiustamento, ma per gli investimenti italiani le opportunità sono ancora molte, soprattutto per le piccole e medie imprese. È quanto hanno sottolineato Wang Tongsan e Luo Hongbo, due studiosi dell’Accademia delle Scienze sociali di Pechino, invitati a un incontro nella sede centrale di Capitalia, la prima banca italiana ad aver aperto i suoi sportelli in Cina. L’incontro è stato presieduto dal prof. Paolo Savona, ordinario di Politica economica e editore delle riviste scientifiche-economiche di Capitalia.

Dopo un saluto di Cesare Geronzi, presidente dell’istituto bancario, Wang Tongsan, direttore dell’Istituto di economia tecnica e quantitativa presso l’Accademia, ha dato un quadro completo dell’economia del suo Paese, dalle aperture di Deng Xiaoping fino ad oggi. Mostrando il gigantesco sviluppo economico della Cina, il prof. Wang ha fatto notare che negli ultimi anni si è creato un “surriscaldamento” dovuto a troppi investimenti locali ed esteri e a una sovrapproduzione. Per questo il governo cinese da almeno 2 anni sta tentando di imbrigliare prestiti bancari e investimenti. Pechino sta anche attuando una politica per dirigere i nuovi investimenti verso regioni meno sviluppate. Finora, infatti, più del 50% degli investimenti sono diretti alle regioni costiere, più sviluppate ed efficienti. Da tempo però la Cina chiede a locali e stranieri di volgersi a ovest, nelle regioni centrali e nel Xinjiang.

Wang ha anche fatto notare che con il 2006-2007 la politica cinese è divenuta più attenta ai problemi dell’ecologia e a quelli dell’agricoltura, i settori più in crisi nel Paese. Allo stesso tempo, a causa delle tensioni sociali sempre più diffuse, il governo è desideroso di migliorare i salari degli operai. Pur con questi limiti – ha concluso Wang – per gli investitori stranieri la Cina è un buon obbiettivo, capace di competere con il Vietnam o la Cambogia.

È toccato alla professoressa Luo Hongbo, direttrice del Centro studi per l’Italia, aprire piste e suggerimenti per gli investimenti italiani in Cina. Luo, esperta anche di studi europei, ha fatto notare che l’Italia è conosciuta come esperta mondiale nei campi agro-alimentare e dell’ecologia, proprio quelli su cui il governo cinese si sta concentrando in questi anni. Luo ha pure sottolineato che la Cina è sempre più interessata a investimenti all’estero. Finora Pechino ha destinato solo il 6,3% dei suoi investimenti in Europa, in massima parte nella Gran Bretagna. Secondo Luo, l’Italia può attrarre capitali cinesi nel campo dell’abbigliamento e del design, come pure nel campo dei trasporti e dei servizi: l’Italia, al centro dell’Europa, potrebbe offrire una buona piattaforma per il trasporto delle merci nell’Europa continentale. “Per portare merci da Shanghai a Monaco di Baviera – ha detto la Luo - il porto di Trieste è più efficiente e veloce di quello di Amburgo”.

L’incontro svoltosi ieri è il primo fra quelli programmati per il 2007, che si svolgeranno in Italia e in Cina. Essi nascono dalla collaborazione fra Capitalia e l’Istituto di studi europei dell’Accademia delle Scienze sociali. Gli atti di questi convegni vengono pubblicati su “quaderni” in lingua italiana, inglese  e cinese, a cura della “Review of economic conditions in Italy”, il cui direttore è Paolo Savona.

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