18/06/2025, 21.29
IRAN-ISRAELE-VATICANO
Invia ad un amico

Cardinale di Teheran: preghiamo per le trattative, abbattendo 'muri e ostilità'

di card. Dominique Joseph Mathieu*

L'arcivescovo della capitale iraniana condivide con AsiaNews il racconto della prima settimana di guerra lanciata da Israele. "Tutto avviene attraverso lo spazio aereo e telecomandato", le "vittime collaterali: sfollati, feriti e morti", i timori per un incidente con rilascio di “gas tossici o radiazioni”. La consapevolezza che la guerra “non è la soluzione” e la preghiera a Gesù che "ha fatto dei due un solo popolo".

Teheran (AsiaNews) - Senza rifugio, né sirena il rumore della difesa aerea “attivissima” di notte diventa “rassicurante”, in una fase in cui lo scontro “avviene attraverso lo spazio aereo e telecomandato”. È quanto scrive il card. Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latini, in una riflessione inviata ad AsiaNews in cui racconta la prima settimana di guerra lanciata da Israele contro l'Iran, che si sta per chiudere. Una fase in cui è forte il rischio “di rilascio di radiazioni e gas tossici” che finirebbero per colpire la popolazione civile, mentre il richiamo è alla preghiera e a un ritorno “al tavolo delle trattative”. E il richiamo alla lettera agli Efesini in cui san Paolo invita a guardare a Gesù che “ha fatto dei due un solo popolo”.

Di seguito, la riflessione che il card. Mathieu ha inviato ad AsiaNews:

Al sesto giorno della guerra la connessione internet è stata ripristinata da poco, dopo un'interruzione di questa notte. Il sole splende e gli uccellini cantano, con temperature che si aggirano intorno ai 38 gradi Celsius. Nell'undicesimo distretto di Teheran, dove alloggio, la difesa aerea è per lo più attivissima di notte. Può sembrare strano, ma è rassicurante. Questo perché non ci sono rifugi e non ci sono sirene. Quindi ci dirigiamo seguendo il suono. E in pochissimo tempo si impara a distinguere.

La cosa più interessante di questa fase della guerra è che gli eserciti non sono fisicamente in contatto tra loro, perché non esiste un confine comune. Tutto avviene attraverso lo spazio aereo e telecomandato. Entrambi violano lo spazio aereo di altre nazioni. Aerei e droni da un lato e razzi e droni dall'altro. In realtà non c'è alcun contatto immediato con l'obiettivo. A questo stadio si tratta di una guerra asimmetrica.

Come cittadino, ci si trova di fronte a vittime collaterali: sfollati, feriti e morti. La principale fonte di informazione generale sono i social media che svolgono un ruolo importante, a volte anche per scopi militari. In ambedue Paesi ci sono molte vittime civili, sia volute che involontarie; ad esempio, quando un drone viene sparato o un missile intercettato e precipitato. Colpisce e, di conseguenza, non si è al sicuro da nessuna parte.

Per il momento, alcune ambasciate stanno aspettando la fine della settimana prima di prevedere l'evacuazione. Altri hanno inviato i loro connazionali per via stradale verso i Paesi vicini per rimpatriare. La comunità locale è parzialmente rimasta nelle zone colpite e molti si sono dispersi in zone più sicure del territorio nazionale. Per quanto i mezzi di comunicazione lo permettono, siamo in contatto.

Sarebbe meglio un accordo consensuale, perché ora siamo a rischio di rilascio di radiazioni e gas tossici. Non sto prendendo posizione per alcuna parte coinvolta, ma è chiaro che la guerra non è la soluzione. È meglio che tornino al tavolo delle trattative. Per questo noi preghiamo. In una situazione del genere, ci si sofferma un po' di più su tutto ciò che il Signore ci dà; e che gli altri non hanno in altre parti del mondo: protezione, sostentamento, preoccupazioni degli altri, ecc.

In questi giorni posso sperimentare che molte persone hanno espresso la loro vicinanza. Grazie di cuore a tutti. Preghiamo per voi, preghiamo per noi, uniti in Cristo, che ha salvato il mondo spargendo il suo sangue. Ricordiamo la lettera agli Efesini (2,14-16) ove Gesù “ha fatto dei due un solo popolo, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'ostilità tra di noi”.

*Arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latini

 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Sierra Leone, sacerdote filippino: Resto qui e sfido l'ebola per i miei fedeli
31/10/2014
Toppo, un tribale nel collegio cardinalizio
14/04/2005
Card. Phan Minh Man: dialogare col comunismo vietnamita
14/04/2005
Conclave: fumata nera per la terza votazione
19/04/2005
Vaticano: chiusa la Sistina, i cardinali in conclave
18/04/2005


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”