16/03/2016, 12.30
CINA
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Chiude l’Assemblea nazionale del popolo. Toni vaghi e concilianti di Li Keqiang

di Wang Zhicheng

Approvato all’unanimità il piano quinquennale proposto, secondo le previsioni. Imprecise le cifre sulla povertà. Nella conferenza stampa del premier, toni molto morbidi, nascondendo i problemi: dialogo con Taiwan; rispetto per Hong Kong; amicizia con gli Usa; invito alla popolazione e ai media a valutare il lavoro del governo.

Pechino (AsiaNews) –La quarta sessione della 12ma Assemblea nazionale del popolo si è conclusa stamane nella Grande sala del popolo in piazza Tiananmen. Fra gli applausi dei quasi 3mila delegati, è stato votato all’unanimità il piano economico quinquennale. Esso conferma quanto era già stato annunciato dal premier Li Keqiang nella sua relazione iniziale: una crescita fra il 6,5 e il 7% all’anno fino al 2020;  riduzione del debito statale; revisione delle imprese statali; riforma del mercato finanziario. Previsto era anche l’incremento del 7,6% alle spese militari e il tentativo di mantenere la disoccupazione sotto il 4,3%. Positivo è l’aumento (anch’esso già annunciato) del 43,3% del budget contro la povertà, che dovrebbe aiutare almeno 10 milioni di persone a superare la soglia della povertà nel 2016. Secondo cifre ufficiali almeno 70 milioni di contadini vivono al di sotto della soglia di povertà, avendo un reddito annuo di meno di 2300 yuan (circa 318 euro).

Tali cifre però sono molto discutibili: esse assumono che la soglia di povertà è un dollaro al giorno. Ma se tale livello viene posto a 1,25 dollari al giorno, come stabilisce la banca Mondiale, i poveri in Cina divengono almeno 200 milioni.

L’approssimazione nel modo in cui si calcola la povertà in Cina è la caratteristica emersa nella conferenza stampa che il premier ha dato a circa 900 giornalisti presenti. Rispondendo alle domande, Li Keqiang ha usato toni sempre positivi e concilianti, ma anche molto generici.

Per esempio, Li ha assicurato che la Cina “terrà ferme riforme e aperture”, così da evitare un “brusco arresto”. Egli ha anche assicurato che sebbene la crescita sia in discesa, rispetto agli anni precedenti, il suo Paese garantirà pieno impiego per tutti, ma non ha detto come.

Sebbene il sistema bancario presenti forti debiti cattivi, Li Keqiang ha espresso fiducia sulla capacità di risparmio dei cinesi; sebbene molti governi locali indebitati non riescano a garantire copertura delle pensioni, il governo centrale provvederà a risanare queste situazioni, garantendo a tutti “nuove ciotole di riso” [come era ai tempi di Mao Zedong].

Stessi toni concilianti nella politica: con Taiwan si vuole continuare il dialogo; con Hong Kong si vuole rispettare il principio “una nazione, due sistemi”, sebbene vi siano segni di pesanti interventi nella vita del territorio; con gli Stati Uniti si vuole migliorare la collaborazione; con i Paesi del sud-est asiatico – coi quali vi sono schermaglie sulla sovranità delle Paracel e delle Spratly – si vuole mantenere uno sviluppo pacifico e non conflittuale, per una “stabile vicinanza e un ambiente internazionale e regionale pacifico”.

Talvolta i giornalisti hanno avuto l’impressione che qualche domanda fosse già preparata e scritta, soprattutto quelle provenienti da impiegati nelle testate del Partito. Da notare che nessuna domanda emersa trattava di diritti umani, delle tensioni nello Xinjiang o in Tibet. E sebbene vi siano almeno 49 giornalisti arrestati; centinaia di avvocati per i diritti umani radiati dall’albo o sotto processo, richieste di cambiare la campagna di distruzione di croci e chiese, LI Keqiang, con celestiale benevolenza, ha detto che il pubblico – e i media – che vogliono revisionare il lavoro del governo sono i benvenuti.

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