01/04/2022, 11.32
SRI LANKA
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Colombo, violenze e arresti nelle manifestazioni alla residenza di Rajapaksa

di Melani Manel Perera

Veicoli dati alle fiamme e lancio di pietre a cui la polizia ha risposto con lacrimogeni e fermi. La folla protesta per l'impennata nei prezzi dei beni essenziali e le interruzioni delle forniture di elettricità. I vescovi: "Il Paese si sta avvicinando velocemente al baratro di uno Stato fallito, i politici non giochino allo scaricabarile".

Colombo (AsiaNews) - Le proteste contro gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità e le interruzioni nelle forniture dell’elettricità fino a 13 ore, sono sfociate ieri sera a Colombo in un assalto alla residenza del presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksha, a Mirihana. Alcuni gruppi organizzati di estremisti si sono uniti alle proteste - in precedenza pacifiche - bruciando veicoli e danneggiando proprietà. Azioni a cui la polizia ha risposto attaccando i manifestanti e compiendo numerosi fermi.

Un autobus che era stato posto come barriera all’ingresso della residenza presidenziale e altri veicoli sono stati dati alle fiamme. La polizia ha cercato con i lacrimogeni e i cannoni ad acqua di disperdere i manifestanti, che hanno lanciato pietre e altri oggetti. Vi sarebbero una ventina di feriti tra gli agenti. Per fermare le violenze la polizia ha imposto il coprifuoco in diversi distretti di Colombo, che è stato revocato solo questa mattina

I promotori delle proteste rigettano l’accusa lanciata dalla presidenza dello Sri Lanka di aver fomentato le violenze. Sostengono che le devastazioni sono opera di elementi infiltrati e puntano al contrario il dito contro Rajapaksa “che non fa nulla per alleviare le sofferenze delle persone in questa crisi economica”. La polizia ha arrestato 54 persone per i disordini; legali della società civile stanno assistendo quanti sono stati fermati.

Alla drammatica situazione del Paese guarda con preoccupazione anche la Conferenza episcopale cattolica dello Sri Lanka che in questi giorni ha diffuso un messaggio nel quale si ricorda che "tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi sono responsabili in varia misura dell'attuale stato di cose". I vescovi scrivono che "l'attuale governo e l'opposizione devono adottare un approccio conciliante e non conflittuale" e non dovrebbero "giocare al gioco dello scaricabarile". "Il Paese si sta avvicinando velocemente al baratro di uno Stato fallito che infliggerà al popolo ferite irreversibili", ammonisce la Conferenza episcopale rinnovando l’invito ai fedeli e alle istituzioni ecclesiali a prendersi cura delle persone più vulnerabili tra quanti sono colpiti dalla crisi.

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