20/06/2025, 09.39
SRI LANKA
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Colombo: dalla guerra fra Israele e Iran rischi per stabilità e ripresa economica

di Arundathie Abeysinghe

In Medio oriente è diretto il 25% del totale delle esportazioni di tè. E il 60% delle rimesse private viene dagli 1,5 milioni di migranti che lavorano nella regione. Un calo del 5% degli ordini potrebbe costare fino a 75 milioni di dollari all’anno. L’attenzione puntata sullo Stretto di Hormuz per possibili blocchi da parte di Teheran.

Colombo (AsiaNews) - Le crescenti tensioni geopolitiche in Medio oriente, ultima delle quali la guerra che da una settimana Israele ha lanciato contro l’Iran, provocano conseguenze di ampia portata in molti Paesi dell’Asia, come sta avvenendo in questi giorni anche in Sri Lanka. L’isola, infatti, si trova in una posizione di delicato equilibrio soprattutto in termini economici, che rischiano di impattare in maniera consistente sulla stabilità finanziaria e sulla fragile ripresa del Paese nell’ultimo periodo. Nella regione del “West Asia” è diretto il 25% del totale delle esportazioni di tè; inoltre, il 60% delle rimesse private proviene da migranti srilankesi che lavorano in Medio oriente. E un calo del 5% degli ordini potrebbe costare all’economia di Colombo circa 75 milioni di dollari all’anno, oltre al clima di incertezza e i timori per la sicurezza dei circa 20mila espatriati in Israele, oltre ai 50 circa che vivono e lavorano a Teheran.

Nel frattempo, il governo ha accolto le direttive dell’Autorità israeliana per la popolazione e l'immigrazione (Piba) facendo slittare - almeno in via temporanea - l’invio di lavoratori in Israele a causa dell’attuale situazione nella regione. Gli aeroporti internazionali dello Stato ebraico al momento non funzionano a pieno regime e il governo ha deciso la chiusura del principale scalo, l’aeroporto internazionale Ben Gurion “fino a nuovo avviso”, lasciando oltre 50mila viaggiatori israeliani bloccati all'estero. Di conseguenza, tutti i trasferimenti di lavoro dallo Sri Lanka a Israele sono stati sospesi.

Secondo alti funzionari del ministero degli Esteri, dell’occupazione e del turismo a Colombo la sospensione riguarda sia persone in cerca di lavoro appena selezionate, sia quanti sono venuti in Sri Lanka per un breve periodo, con l’obiettivo di rientrare in Israele in cerca di impiego. Nel frattempo, in linea con la Sezione 39 (1)(b) della Legge nazionale n. 21 del 1985 dell’Ufficio per l’occupazione all’estero (Slbfe), l’organismo precisa che non potrà effettuare nuove registrazioni finalizzate all’impiego nello Stato ebraico fino a nuovo avviso.

Gli economisti Kasun Rajapakse e Samadhi Alahakoon spiegano ad AsiaNews che “la recente escalation tra Israele e Iran ha creato incertezze nei mercati globali, rendendo l’economia dello Sri Lanka suscettibile”. Secondo il bilancio nazionale, vi è una notevole dipendenza dalle esportazioni, con il Medio oriente che rappresenta il 25% delle esportazioni di tè dello Sri Lanka. Un calo del 5% degli ordini potrebbe costare al Paese fino a 75 milioni di dollari all’anno”.

“Attualmente, 1,5 milioni di srilankesi lavorano in Medio oriente e contribuiscono a circa il 60% delle rimesse totali, con 3,2 miliardi di dollari all’anno. Pertanto, qualsiasi diminuzione di questo flusso di denaro - avvertono gli esperti - rappresenta un fattore di rischio. Se il conflitto persiste, potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro e un calo del 10% delle rimesse private potrebbe ridurre le riserve valutarie di 320 milioni di dollari. Il prezzo del petrolio e dell’oro è schizzato alle stelle dopo gli attacchi di Israele contro obiettivi in Iran”. L’escalation del conflitto nel cuore della produzione petrolifera globale, concludono, ha provocato “un forte aumento dei prezzi, mentre il brent è salito di oltre il 7% dopo la notizia degli attacchi, superando brevemente i 75 dollari al barile e raggiungendo il livello più alto da aprile di quest’anno”.

Secondo gli analisti geopolitici Sampath Dissanayaka e Iroshi Mendis “le potenziali interruzioni dello Stretto di Hormuz potrebbero far raddoppiare le tariffe di trasporto e far impennare i prezzi del greggio”. Se Teheran bloccasse il passaggio, avvertono, come peraltro già minacciato dal comandante dei Pasdaran Sardar Esmail Kowsari, si prospetta un impatto immediato sul prezzo globale del greggio con “turbolenze economiche significative” a livello mondiale. Inoltre, un tentativo di chiusura dello Stretto determinerebbe l’intervento anche di potenze straniere, soprattutto regionali fra gli Stati arabi del Golfo allineati con gli Stati Uniti e rivali dell’Iran. Vi sarebbe dunque la necessità di un intervento, poiché le conseguenze per i Paesi che dipendono fortemente dal petrolio e dal gas naturale sarebbero “immense”. Infine, in mezzo all’escalation delle tensioni in Medio oriente, anche le previsioni degli investitori si fanno fortemente negative a causa dei timori di potenziali perturbazioni economiche globali.

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