25/05/2012, 00.00
VIETNAM
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Condannati i quattro attivisti cattolici, a processo per “propaganda contro lo Stato”

di J. B. An Dang
I giovani hanno ricevuto pene variabili da 18 a 42 mesi di carcere, cui seguirà un periodo di libertà vigilata. Migliaia di persone hanno seguito il dibattimento all’esterno del tribunale, brandendo slogan di protesta. Le famiglie annunciano il ricorso in appello. Vescovi vietnamiti: l’applicazione arbitraria della legge produce aberrazioni.

Hanoi (AsiaNews) - Un tribunale vietnamita ha condannato quattro attivisti cattolici di Vinh, comparsi ieri davanti ai giudici della provincia di Nghe An, nel nord del Paese; i giovani - studenti universitari o neolaureati - sono stati incriminati in base all'articolo 88 del Codice penale, per aver distribuito "volantini antigovernativi" e aver condotto "propaganda contro lo Stato". Secondo i magistrati, essi (cfr. AsiaNews 24/05/2012 Attivisti cattolici vietnamiti alla sbarra per "propaganda contro lo Stato") hanno collaborato in moto attivo alla rete di informazione Redemptorist News ed erano anche volontari del movimento Pro-Life, che si batte a tutela della vita umana. A nulla sono valsi i proclami di innocenza durante il dibattimento e le proteste di migliaia di attivisti cristiani, accampati all'esterno del palazzo di giustizia in attesa del verdetto.

Testimoni locali riferiscono che Dau Van Duong ha ricevuto una condanna a 42 mesi di carcere, cui seguiranno 18 mesi di libertà vigilata; Tran Huu Duc 39 mesi di carcere e un anno di libertà vigilata; Chu Manh Son 36 mesi di cella e un anno di libertà vigilata; infine Hoang Phong, condannato a 18 mesi.

A dispetto dei mesi di carcere preventivo in attesa di processo, i quattro attivisti hanno ricevuto sostegno e solidarietà dai cattolici vietnamiti, dall'opinione pubblica interna - che apprezza il lavoro svolto a favore della società e dei poveri - e della comunità internazionale. Migliaia di fedeli provenienti da Thai Ha e Hanoi si sono accampati all'esterno del tribunale, cercando di entrare in aula in base alla promessa delle autorità di un procedimento a porte aperte.

In realtà, solo i parenti stretti sono stati ammessi ad assistere al dibattimento; la maggioranza, fra cui p. Anthony Nguyen Van Nien e p. Francis Xavier  Hoang Si Huong, della parrocchia di Cau Ram, sono rimasti all'esterno recitando rosari e brandendo cartelli e slogan con scritto "Mio fratello è innocente" e "Noi protestiamo contro gli arresti arbitrari e illegali di persone innocenti".

La polizia ha infine deciso di consentire loro l'ingresso nel cortile del tribunale, perché le proteste inscenate all'esterno stavano attirando l'attenzione di passanti e curiosi. Subito dopo la fine del processo, le famiglie dei condannati hanno annunciato l'intenzione di ricorrere in appello, sottolineando che la punizione non è certo equiparabile alla presunta "colpa" commessa.

Nei giorni scorsi anche il Comitato giustizia e pace della Conferenza episcopale vietnamita è intervenuto sul sistema giudiziario del Paese, sottolineando che "l'applicazione della legge se non si attiene in modo stretto al diritto, ma resta arbitraria" finisce per causare "molte aberrazioni, finendo per spingere le persone oltre i limiti". I vescovi denunciano gli "arresti arbitrari", che violano tanto il codice penale quanto le convenzioni internazionali stipulate dal Vietnam.

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