04/12/2012, 00.00
ASIA
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Crolli di tunnel e dighe, scricchiola il modello di sviluppo asiatico

Nove morti nel cedimento di una galleria in Giappone. Altre quattro vittime in Cambogia, per il crollo di una diga in costruzione. Incidenti che si vanno a sommare al disastro di Fukushima e alla serie di sciagure su strade e ferrovie cinesi. Crescita record e opere faraoniche non coprono i danni di un sistema economico e industriale distorto.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Il cedimento del tunnel Sasago in Giappone e il crollo parziale di una diga in costruzione in Cambogia - opera di una compagnia cinese - sono solo gli ultimi di una lunga serie di incidenti, che testimoniano la fragilità dello sviluppo in Asia. Solo nel recente passato le cronache hanno raccontato il disastro nucleare di Fukushima (Giappone) e la serie di incidenti che hanno coinvolto i treni superveloci, la metropolitana a Shanghai e le infrastrutture viarie cinesi, fra cui il crollo della rampa di un ponte di recente costruzione. Crescita record, impianti all'avanguardia, opere faraoniche e costosissime non bastano infatti a nascondere i danni di un modello economico e industriale fonte di danni devastanti all'uomo (in tema di diritti civili e di tutela sul lavoro) e all'ambiente, in particolare nei grandi centri (cfr. AsiaNews 14/11/2012 Megalopoli asiatiche a rischio calamità naturali).

Le autorità nipponiche riferiscono che sono nove le vittime confermate del crollo del tunnel Sasago, circa 80 km a ovest di Tokyo, avvenuto il 2 dicembre scorso. Le persone sono decedute all'interno di tre diversi veicoli, schiacciati dal peso dei pannelli staccatisi dal soffitto. Nella galleria si è sprigionato un incendio e molti degli automobilisti, rimasti intrappolati, sono riusciti a salvarsi fuggendo a piedi. Le forze dell'ordine hanno effettuato un'ispezione nella sede della società preposta alla sicurezza del tunnel collassato; intanto le autorità hanno ordinato il controllo di tutte le gallerie e trafori delle autostrade del Paese, per verificare eventuali danni alle strutture dovuti a età e usura, fra le ragioni - ipotetiche - alla base dell'incidente.

Nel frattempo nel Paese divampa la polemica sulla sicurezza, in un'opinione pubblica ancora segnata dal disastro nucleare di Fukushima. In molti si chiedono come sia possibile che uno dei tunnel più all'avanguardia, situato lungo una delle più importanti arterie viabilistiche, possa aver ceduto di schianto. La compagnia preposta alla sicurezza avrebbe ispezionato l'impianto solo due mesi fa, e ogni elemento sarebbe risultato in regola con gli standard. Il Sol Levante è sovente teatro di devastanti terremoti, ma al momento della tragedia non si sono registrate scosse. Tuttavia, gli eventi del passato potrebbero aver indebolito la galleria ed eventuali crepe non sarebbero state rilevate dagli esperti. Altri puntano invece il dito contro carenze strutturali del progetto, ma non vi sono al momento conferme ufficiali.

Intanto in Cambogia una diga in costruzione, di proprietà cinese, è collassata in parte causando il ferimento di quattro operai. Altri quattro risultano dispersi, ma è probabile che siano morti annegati quando le acque hanno invaso l'area in cui stavano lavorando. Per gli esperti, all'origine dell'incidente del mega-impianto sul fiume Atay, avvenuto il primo dicembre, vi sarebbe proprio l'eccesso di acqua presente nel bacino.

Secondo alcune testimonianze, provenienti dalla zona dell'incidente, sarebbero scomparsi anche dai tre ai cinque esperti cinesi, addetti alla costruzione della diga iniziata nel 2008; la chiusura dei lavori era prevista, in un primo momento, nel maggio 2013. Negli ultimi anni Phnom Penh ha stretto alleanze economiche e commerciali con Pechino, che finanzia la costruzione di diversi impianti in un Paese ancora carente sotto il profilo delle forniture elettriche. Un rapporto del movimento ambientalista International Rivers Network ha mostrato che le centrali elettriche "realizzate a basso costo" possono causare "danni irreparabili" all'ambiente in Cambogia. 

 

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