27/04/2015, 00.00
INDONESIA - HONG KONG
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Da Jakarta a Hong Kong, attivisti chiedono la grazia per la filippina nel braccio della morte

di Mathias Hariyadi
Ieri pomeriggio la capitale indonesiana si è radunata in piazza per chiedere al presidente Jokowi di risparmiare la vita di una giovane innocente. Gruppi per i diritti umani e femministe hanno promosso analoghe dimostrazioni a Hong Kong. Il team di difesa ha presentato un ultimo, disperato ricorso. L’esecuzione prevista per domani 28 aprile.

Jakarta (AsiaNews) - Da Manila a Jakarta, passando per Hong Kong, si moltiplicano le manifestazioni di protesta e solidarietà per Mary Jane Fiesta Veloso, 30enne filippina rinchiusa nel braccio della morte in Indonesia. Madre single di due figli piccoli, la donna è stata condannata alla pena capitale - sebbene presunta innocente, perché vittima di un raggiro - per traffico di droga internazionale; secondo alcune fonti, le autorità starebbero ultimando tutti i dettagli prima di procedere all’esecuzione, prevista per domani 28 aprile. Intanto il team di difesa ha presentato un ultimo, disperato ricorso in cui vi sarebbero nuovi elementi a conferma dell’innocenza della donna. 

Ieri pomeriggio una folla si è radunata in piazza, rivolgendosi al presidente Joko “Jokowi” Widodo perché conceda la grazia risparmiando la vita della giovane che, nei giorni scorsi, ha incontrato i parenti in carcere nel contesto dell’ultima visita prima della morte. In contemporanea, anche a Hong Kong un gruppo di lavoratori migranti indonesiani ha organizzato una manifestazione pacifica, per esprimere vicinanza a Mary Jane. 

Interpellato da AsiaNews l’attivista indonesiano Sringatindari, impegnato nella difesa dei diritti dei migranti nel governatorato e a Macao, sottolinea che “sono venuto alla manifestazione di Hong Kong per sostenere la campagna, perché molti lavoratori migranti indonesiani subiscono la stessa ‘sorte’ di Mary Jane: vittime dei cartelli del traffico di droga internazionale e sfruttati come corrieri”. Per questo, aggiunge l’attivista, “sono fermamente contrario alla pena di morte”. 

Alla manifestazione promossa ieri a Hong Kong hanno partecipato diversi gruppi a difesa dei diritti umani e attivisti che lottano per la tutela delle donne, in particolare di quante emigrano all’estero in cerca di un lavoro. Al momento la 30enne domestica filippina - come gli altri nove condannati a morte per traffico di droga - si trova rinchiusa in isolamento nel carcere di massima sicurezza di Nusakambangan, la cosiddetta “Alcatraz” indonesiana. Le autorità indonesiane al momento hanno sospeso solo l’esecuzione di Serge Atlaoui, cittadino di nazionalità francese, a causa delle forti pressioni diplomatiche esercitate da Parigi sul governo di Jakarta. 

Mary Jane Fiesta Veloso si è trasferita a 25 anni in Malaysia per lavorare come collaboratrice domestica. Un faccendiere locale, attivo nel reclutamento e nello smistamento delle lavoratrici, le affida un incarico: trasportare una valigia - di cui la giovane filippina ignora il contenuto - all’aeroporto indonesiano di Yogyakarta. Giunta a destinazione, Mary Jane viene controllata dalla polizia di frontiera che scopre, all’interno della sacca, 2,6 kg di eroina, per un valore complessivo di circa 500mila dollari. Siamo nell’aprile del 2010 e da allora inizia il calvario giudiziario e personale della donna. Durante il processo non ha potuto ricevere un’assistenza adeguata e solo di recente il suo dramma ha iniziato a circolare.

Sono circa 10 milioni i lavoratori filippini all’estero, la maggior parte dei quali vedono nell’espatrio l’unica possibilità per sfuggire alla povertà. In passato il governo di Manila ha avvertito i connazionali del pericolo di venire coinvolti, anche in modo inconsapevole, nel traffico internazionale di droga. Nel mondo vi sono almeno 125 cittadini filippini nel braccio della morte, molti dei quali condannati proprio per reati legati al narcotraffico. La Corte suprema indonesiana ha respinto la richiesta di riaprire il caso riguardante la giovane Mary Jane; Manila ha inoltrato un secondo appello alle autorità di Jakarta, finora senza risultati concreti.

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