15/09/2025, 11.34
INDONESIA
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Da Jakarta miliardi alle banche. Esperti: rischio inflazione e speculazione

di Mathias Hariyadi

Il governo, tramite il ministero delle Finanze, ha disposto lo stanziamento di oltre 12 miliardi di dollari a cinque istituti di credito. Verranno forniti mediante lo schema del “deposito su chiamata” e varrà anche per la finanza islamica. Scetticismo e dubbi sulla reale efficacia, la logica del provvedimento e il reale impatto sull’economia.

Jakarta (AsiaNews) - Il governo indonesiano, tramite il ministero delle Finanze, ha disposto lo stanziamento di fondi statali per un valore complessivo di 200 trilioni di rupie (12,2 miliardi di dollari) a cinque importanti istituti di credito del Paese. Una direttiva emanata ai sensi del decreto ministeriale (Kmk) n° 276/25, per rafforzare la liquidità bancaria e stimolare la crescita economica sebbene non manchino voci critiche di esperti ed economisti, secondo cui la scelta rischia di innalzare l’inflazione senza reali benefici. Il titolare del dicastero Purbaya Yudhi Sadewa ha confermato l’erogazione del denaro il 12 settembre scorso mediante il sistema del “deposito su chiamata” e riguarda sia i fondi convenzionali che la finanza islamica, per un periodo di sei mesi che può essere esteso senza meccanismo d’asta. 

Il denaro è stato ripartito secondo il seguente schema: Bank Rakyat Indonesia (Bri), 55 trilioni; Bank Mandiri, 55 trilioni; Bank Negara Indonesia (Bni), 55 trilioni; Bank Tabungan Negara (Btn), 25 trilioni; Bank Syariah Indonesia (Bsi), 10 trilioni. Con un tasso di interesse dell’80,476% del tasso BI (attualmente al 5%), il governo riceverà un rendimento di circa il 4,02% annuo.

Il collocamento dei fondi non può essere utilizzato per acquistare titoli di Stato (Sbn). Inoltre, le banche beneficiarie sono tenute a presentare relazioni mensili alla direzione generale del Tesoro interna al ministro delle Finanze. La mitigazione del rischio è garantita da un meccanismo di “addebito diretto” sulle riserve obbligatorie (Gwm) degli istituti presso la Banca Indonesia, qualora queste ultime non restituiscano i fondi. Si tiene conto anche delle analisi di mercato, delle raccomandazioni delle autorità competenti e della supervisione interna del governo.

In questa prima fase il mercato ha accolto la proposta governativa con favore. Rully Arya Wisnubroto, responsabile ricerca e capo economista di Mirae Asset, ha spiegato che “accelererà” la ripresa economica nel terzo e quarto trimestre del 2025 attraverso ”una maggiore intermediazione bancaria e un aumento dei prestiti al settore reale”. Allo stesso modo, Oktavianus Audi, vicepresidente Equity Retail di Kiwoom Sekuritas Indonesia, ha osservato che potrebbe avere tre effetti principali: aumento della liquidità, segnali di inflazione, crescita produttiva del credito.

Tuttavia, non mancano voci critiche di chi dubita della reale efficacia del provvedimento, che rischia al contrario di inasprire le criticità. In una lettera ad AsiaNews, Wisnu Rosariastoko, operatore di banca privata di Jakarta, spiega che la decisione del ministero delle Finanze, pubblicizzata come un pacchetto di stimoli per rilanciare la crescita economica, è stata accolta in realtà con scetticismo da economisti ed esperti. Vi sarebbero infatti dubbi sulla reale efficacia, la logica alla base del provvedimento e il suo potenziale impatto sull’economia. 

L’aspetto più sorprendente di questa politica è la restrizione imposta alle banche commerciali che vieta loro di utilizzare i fondi depositati per acquistare titoli di Stato: Sbn o Sbi. Questa restrizione sfida la logica, poiché i titoli di Stato sono considerati una delle opzioni di investimento più sicure e liquide per le banche. Impedendo alle banche di investire in questi titoli, il governo le costringe essenzialmente a detenere liquidità inutilizzata o a esplorare opzioni di investimento più rischiose.

Questa restrizione può portare a diverse conseguenze indesiderate, tra cui: riduzione dei prestiti al settore privato; aumento dell’assunzione di rischi; allocazione inefficiente delle risorse. Vi sono poi perplessità legate al fatto che questa politica creerà denaro inutilizzato, che può alimentare ancora di più l’inflazione se non gestito correttamente. Con le banche che detengono liquidità in eccesso, queste potrebbero essere tentate di concedere più prestiti, rafforzando - almeno sul piano potenziale - le pressioni inflazionistiche.

Inoltre, la restrizione agli investimenti in titoli di Stato potrebbe portare a un’allocazione errata delle risorse, poiché le banche potrebbero essere costrette a detenere liquidità che sarebbe in realtà utilizzata in modo più proficuo immettendola nell’economia reale. I potenziali rischi associati a questo approccio potrebbero includere infine pressioni inflazionistiche e bolle speculative. L’attenzione della politica all'iniezione di liquidità nel settore bancario, senza affrontare i problemi strutturali sottostanti, fornisce solo un sollievo temporaneo più che una soluzione sostenibile nel lungo periodo. 

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