28/04/2021, 12.24
INDIA
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Delhi, Covid-19: un'ondata di morti evitabili

Nel conteggio ufficiale superate le 200mila vittime della pandemia nel Paese: molti indizi dicono che sono dati sottostimati. Mons. Thottumarickal: "Solo le morti negli ospedali vengono registrate, tanti muoiono in casa". Padre D'Souza: "Con adeguata assistenza e ossigeno in molti sopravviverebbero".

New Delhi (AsiaNews) – Morti e pire per la cremazione delle vittime del Covid-19 da una parte all'altra dell'India. Da giorni rimane ormai questo lo scenario del Paese, diventato l'epicentro della pandemia. E sono in gran parte vittime dovute all'impossibilità di trovare letti disponibili negli ospedali, medicinali, bombole d'ossigeno per aiutare la respirazione.

Con i 3.292 decessi registrati nelle ultime 24 ore, l'India ieri ha varcato la triste soglia dei 200mila morti per coronavirus. C'è stato anche il nuovo record dei decessi a Delhi, che da sola ha contato 381 morti in un solo giorno. Sono ormai tante le evidenze che dimostrano come questi dati siano però ampiamente sottostimati. La rete tv Ndtv ha confrontato i numeri dei corpi bruciati nei giorni scorsi nei crematori creati a Delhi appositamente per i malati di Covid-19, e quelli del conto ufficiale diffusi dal governo indiano: in una sola settimana nella capitale risultano 1.158 morti in più. E il governo locale di Delhi si sta preparando per arrivare a 1.000 cremazioni al giorno.

Dal Madhya Pradesh il vescovo di Indore, il verbita mons. Chacko Thottumarickal, conferma ad AsiaNews la distanza tra le cifre ufficiali dei morti e la situazione reale: “Quelle registrate sono solo le morti per Covid-19 che avvengono in ospedale. Ma in molti muoiono a casa e nei villaggi e quindi non compaiono. Il tasso di mortalità a Indore è molto alto, vi sono stati già più di 1.000 decessi. Gli ospedali sono pieni, la gente aspetta per i letti che non sono disponibili. Mancano i rifornimenti di ossigeno, i medicinali essenziali sono razionati. Muoiono anche tanti giovani: la settimana scorsa è morto un sacerdote della nostra comunità verbita, l'altro giorno un prete diocesano”.

Padre Frederick D'Souza, già direttore esecutivo di Caritas India, commenta: “La nuova ondata ci ha colto impreparati. Le ragioni sono tante. Una forma del virus più contagiosa rispetto a prima, la gente che ha preso meno seriamente le misure di protezione, la carenze nelle scorte di dispositivi. Rispetto alla prima ondata muoiono persone più giovani e il contagio si diffonde velocemente".

Una cosa però - continua padre D'Souza - è chiara: "Molte di queste morti sarebbero state evitabili con adeguate scorte di medicinali e di ossigeno. Invece continua a regnare il caos: in una situazione di grave carenza nei rifornimenti di ossigeno negli ospedali, perché si permette ancora ai singoli privati di acquistare bombole? Poi c'è la questione dei vaccini. Costano meno delle conseguenze di un nuovo lockdown. Perché non possono essere gratuiti per tutti? Al governo indiano andrà chiesto di rispondere della mancanza di politiche appropriate che hanno gettato il Paese nel caos”.

Per il momento il governo Modi sembra preoccupato invece di contenere queste critiche sui social network: nelle ultime ore ha suscitato polemiche nel Paese il fatto che - su richiesta di Delhi - Twitter abbia oscurato all'interno dei confini indiani alcuni tweet di politici e giornalisti accusati di diffondere il panico sulla situazione. 

Intanto il primo maggio in India scatterà la terza fase della campagna vaccinale e sono in molti a temere che il caos aumenti ulteriormente. Ora, infatti, si potrà registrare per ricevere il vaccino anche tutta la fascia di popolazione dai 18 ai 45 anni. In questo caso, però, le dosi non verranno più fornite gratuitamente dal governo centrale, che finora le ha acquistate dai produttori indiani a un prezzo calmierato. Per chi ha meno di 45 anni dovranno provvedere i singoli Stati indiani o gli ospedali privati ad acquistare le dosi a un prezzo che sarà più alto.

Alcuni Stati hanno promesso ai cittadini che il vaccino sarà comunque gratuito. Ma il timore è che il meccanismo decentrato rallenti i rifornimenti ed esponga il sistema a speculazioni proprio nel momento in cui l'India avrebbe urgente bisogno di accelerare sui vaccini. Con 147 milioni di somministrazioni è stato raggiunto poco più del 10% della popolazione; negli ultimi giorni il ritmo delle vaccinazioni è però rallentato rispetto a due settimane fa, sia per i problemi nell'approvvigionamento sia per le difficoltà nel condurre la campagna mentre gli ospedali scoppiano per i nuovi casi di Covid-19.

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