Delhi-Islamabad: la partita sempre aperta, mentre gli Usa si prendono le terre rare
Dopo la vittoria indiana all’Asian Cup di cricket in Pakistan, il premier Narendra Modi ha celebrato il successo sportivo paragonandolo all’“Operazione Sindoor”, l’offensiva militare contro Islamabad seguita all’attacco terroristico di Pahalgam. Gli scontri di maggio si sono fermati grazie alla mediazione Usa, che Delhi però nega di aver accettato. Intanto il clima resta teso mentre Washington rinsalda i rapporti con Islamabad firmando due memorandum per la fornitura dei preziosi minerali.
New Delhi (AsiaNews) - Per celebrare la vittoria dell’India nella finale di cricket dell’Asian Cup, il primo ministro indiano ha fatto riferimento agli scontri militari con il Pakistan che a inizio maggio avevano quasi portato alla guerra aperta tra i due vicini dell’Asia meridionale: “#OperationSindoor sul campo di gioco. Il risultato è lo stesso: vince l’India! Congratulazioni ai nostri giocatori di cricket”, ha scritto il premier sul social X.
Delhi aveva lanciato l’Operazione Sindoor contro Islamabad in risposta a un attentato terroristico avvenuto a Pahalgam, nella regione del Kashmir, in cui erano state uccise 22 persone, perlopiù turisti indiani. Il premier Modi aveva subito accusato il Pakistan di essere dietro l’attacco. Gli scontri armati - durante i quali sono morte oltre 70 persone - si sono fermati dopo quattro giorni grazie alla mediazione degli Stati Uniti. L’India, però, nega che Washington abbia avuto un ruolo nella cessazione del conflitto, mentre il Pakistan ha proposto la nomina di Trump a premio Nobel per la pace. Le tensioni, nel frattempo, non si sono sopite.
Il cricket è da sempre terreno di scontro politico tra i due vicini dell’Asia meridionale: durante tutto il torneo i giocatori indiani si sono rifiutati di stringere la mano ai colleghi pakistani. Dopo la partita, tenutasi in “territorio neutro”, al Dubai International Cricket Stadium, la squadra indiana si è rifiutata di ritirare il trofeo, consegnato dal direttore dell’Asia Cricket Council, Mohsin Naqvi, che è anche il presidente della federazione pakistana di cricket e ministro dell’Interno del Pakistan.
Il tweet del premier Modi smentisce anche le recenti affermazioni del presidente statunitense Donald Trump secondo cui avrebbe messo fine a sette “guerre interminabili”. Dopo il confronto di maggio, i rapporti tra Modi e Trump si sono progressivamente raffreddati: Delhi ha più volte ribadito che India e Pakistan avevano trovato un accordo, mentre Washington si è presa il merito di aver evitato lo scoppio di un conflitto nucleare. La successiva imposizione di dazi del 50% nei confronti dell’India (mentre la tariffa nei confronti del Pakistan è del 19%), ha ulteriormente allontanato i due leader.
Al contrario, c’è stato un riavvicinamento con Islamabad: nei giorni scorsi il capo dell’esercito pakistano, il feldmaresciallo Asim Munir, che era già volato a Washington a giugno, due settimane fa è tornato nella capitale statunitense accompagnando il primo ministro Shahbaz Sharif. In base ad alcune foto diffuse dalla Casa Bianca senza comunicato né commento, i due hanno mostrato a Trump un cofanetto di terre rare. “Non si tratta solo di rocce nel terreno. Si tratta di chi controlla i mattoni del futuro. Per il Pakistan, è un’opportunità per rivendicare la propria narrativa mineraria e legarla all'orgoglio e alla tradizione nazionale. Per gli Stati Uniti, è una mossa strategica sulla scacchiera globale della politica delle risorse”, ha dichiarato ad Al Jazeera un funzionario dell’esercito pakistano in forma anonima.
La foto fa seguito a un incontro tenutosi a Islamabad l’8 settembre durante il quale sono stati firmati due memorandum di intesa per la fornitura di minerali e terre rare da parte del Pakistan agli Stati Uniti. Gli accordi prevedono una collaborazione tra la Frontier Works Organisation, gestita dall'esercito e guidata da un generale a due stelle, e la United States Strategic Metals, un’azienda con sede nel Missouri fondata nel 2018 specializzata nel riciclaggio di terre rare e nell’estrazione di minerali che ha promesso di investire 500 milioni di dollari in Pakistan.
Secondo l'ufficio di Sharif, la partnership avvierà subito l’esportazione di “minerali facilmente reperibili”, come antimonio, rame, oro, tungsteno. Questi materiali si trovano però nelle province del Belucistan e del Khyber Pakhtunkhwa, le più violente in tutto il Paese, e dove a partire dal 2021, con la partenza degli americani dall’Afghanistan e il ritorno dei talebani al potere, l’instabilità è aumentata. Nel Belucistan, in particolare, l’insurrezione armata contro lo sfruttamento delle risorse locali da parte di Islamabad continua da decenni e negli ultimi mesi ha dimostrato di poter diventare anche estremamente violenta.
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