29/08/2008, 00.00
LIBANO
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Dito puntato su Hezbollah per l’abbattimento dell’elicottero dell’esercito libanese

di Paul Dakiki
Luogo e modalità dell’accaduto indicano la responsabilità del Partito di Dio, che tace. La maggioranza si chiede se esistono delle frontiere insuperabili tra la Repubblica libanese e lo Stato di Hezbollah. Ipotesi sul perché dell’accaduto.
Beirut (AsiaNews) – Non c’è alcun serio dubbio sul fatto che ad abbattere, ieri pomeriggio, un elicottero dell’esercito libanese, provocando la morte di un ufficiale, Samer Hanna, siano stati gli uomini di Hezbollah, l’interrogativo è sul perché.
 
Vari elementi indicano la responsabilità del Partito di Dio. Il luogo (nella foto) innanzi tutto: l’elicottero è stato centrato da colpi di arma da fuoco nel sud del Paese, a Telal Sejoud, roccaforte di Hezbollah, per la conquista e la difesa della quale ci sono stati violenti scontri con gli israeliani, prima della loro ritirata dalla zona, nel 2000.
 
In secondo luogo lo svolgersi degli avvenimenti. Ricostruzioni ufficiose dicono che l’elicottero è stato centrato subito dopo il decollo e che subito dopo la sua caduta uomini armati di Hezbollah hanno circondato il luogo e per una mezz’ora non hanno permesso ad alcuno di avvicinarsi, neppure ai militari dell’esercito libanese. C’è infine quello che oggi il quotidiano L’Orient le Jour definisce “Il silenzio assordante di Hezbollah”. Il Partito di Dio è infatti l’unico gruppo politico libanese a non aver detto ancora niente sulla vicenda.
 
I dubbi, allora, riguardano il perché. La dinamica dell’accaduto esclude che l’elicottero possa essere stato centrato dagli israeliani (il confine è a 20 chilometri) o sia stato scambiato per un loro mezzo. E ciò, malgrado un goffo tentativo del vicepresidente del Consiglio superiore sciita Abdel Amir Kabalan, che ha parlato di “infiltrati” e per il quale “prendere di mira un elicottero dell’esercito libanese è un atto israeliano”.
 
Due le ipotesi concrete che si avanzano oggi negli ambienti politici e militari: il superamento di una invalicabile “linea rossa” tracciata da Hezbollah o un avvertimento alla vigilia della nomina del nuovo comandante dell’esercito. La prima ipotesi sta facendo chiedere dalla maggioranza parlamentare, che reclama un’inchiesta, “se l’esercito deve chiedere una autorizzazione prima di sorvolare il territorio nazionale” e se, come ha detto il segretario generale del “14 marzo”, Farès Souhaid, “esistono delle frontiere tra la Repubblica libanese e lo Stato di Hezbollah”.
 
Nella seconda ipotesi, siamo all’avvertimento: il nuovo comandante dell’esercito non può essere ostile a Hezbollah o pensare di poter porre dei limiti alla sua azione.
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