13/08/2009, 00.00
INDIA
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E' polemica sul programma economico del governo indiano

Nel programma presentato a luglio, il governo prevede di spendere 500 miliardi in opere pubbliche in 5 anni e di creare 12 milioni di nuovi posti di lavoro annui. La critica di esperti al modello indiano.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Esplode la polemica sulla reale fattibilità degli obiettivi perseguiti con il programma di spesa presentato il 6 luglio dal governo indiano. Il governo vuole rilanciare le opere pubbliche e prevede di spendere 500 miliardi di dollari per realizzare infrastrutture tra il 2007 e il 2012. Ma oggi una nota ditta di consulenza economica afferma che il piano presenta gravi margini di incertezza e di inefficienza.

Il dettagliato programma economico del governo vuole attirare gli investimenti esteri e promette, tra l’altro, di raggiungere una crescita economica del 9% annuo e di creare 12 milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno. A questo fine indica che per il 2014 sarà impegnato nelle realizzazione di infrastrutture il 9% del Prodotto interno lordo.

Questa settimana il ministro indiano ai Trasporti Kamal Nath è volato a Zurigo dove spera di trovare finanziatori per 139 progetti di opere stradali per realizzare 14.396 chilometri di nuove strade, per  una spesa di 21 miliardi di dollari.

Tuttavia la nota ditta di consulenza McKInsey  ritiene i costi sottostimati di almeno il 25%, ma anche fino al 50% secondo i singoli progetti. L’analisi critica si fonda anzitutto su dati storici: negli ultimi due anni il Paese non ha realizzato almeno il 30% dei progetti previsti in materia di centrali energetiche, autostrade e porti, per cui non crede possibile invertire questa tendenza, almeno nel breve termine. Anche considerato che il sistema stradale, portuale, aeroportuale ed energetico indiano appare ancora molto sottodimensionato rispetto alle esigenze.

Altri esperti ritengono tuttavia improponibile il confronto di efficienza operato dalla consulente tra India e Cina. I due Paesi hanno infatti sistemi giuridici e politici assai diversi: basti pensare che per realizzare un’opera la Cina spesso ha acquisito con la forza la terra, nonostante le proteste dei residenti, mentre l’India deve passare attraverso il rispetto delle procedure di legge e dei diritti dei cittadini.

Molti ritengono che, alla fine, saranno decisivi i finanziamenti esteri, che da tempo hanno risposto in modo positivo, ad esempio, in settori quali telecomunicazioni, energia, porti aeroporti, strade e ferrovie. Per questo New Delhi prevede, anche, prestiti a lungo termine per finanziare queste opere.

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