03/05/2010, 00.00
NEPAL
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Esercito in allerta; non si ferma la protesta dei maoisti

di Kalpit Parajuli
Oltre 200mila persone partecipano da ieri allo sciopero generale annunciato dal Partito maoista. Esercito pronto a rispondere in caso di violenze. Nuove manifestazioni sono previste nei prossimi giorni per le fallite contrattazioni tra governo ed ex guerriglieri .

Kathmandu (AsiaNews) – Lo sciopero generale  del partito comunista unificato (maoista) del Nepal (Ucpn-m) in corso dal 1° maggio, rischia di riportare il Paese sull’orlo di una nuova guerra civile. Al momento non si registrano scontri, ma il governo ha ordinato a forze di sicurezza ed esercito di aprire il fuoco in caso disordini.  Ieri una folla di oltre 200mila persone, armate di bastoni di bambù ha bloccato la capitale chiedendo le dimissioni del primo ministro Madhav Kumar Nepal e la firma entro il prossimo 28 maggio di una nuova costituzione. Alla manifestazione hanno partecipato anche studenti, donne e bambini. Nuove proteste sono previste nei prossimi giorni; negozi, scuole e industrie resteranno chiusi.

 “Dobbiamo mantenere l’ordine nel Paese – afferma ad AsiaNews Bhim Rawal, Ministro nepalese degli interni – e creare un clima pacifico tra la gente”. “Mentre facciamo questo – continua – possiamo schierare l’esercito e altro personale di sicurezza. Se i maoisti diventeranno violenti abbiamo dato istruzioni di rispondere agli attacchi”. La polizia afferma di aver sequestrato ad alcuni manifestanti, bombe molotov, coltelli e altre armi.

Le minacce del governo non spaventano il Partito maoista. Il loro portavoce Dinanth Sharma, afferma: “Se il governo aprirà il fuoco, anche noi saremo pronti a rispondere all’attacco… Se i 22 partiti della coalizione di governo non assicureranno una logica conclusione del processo di pace e non completeranno la nuova costituzione, dichiareremo noi una nuova costituzione per il popolo che ci ha dato il mandato come primo partito dell’Assemblea costituente”. “Il parlamento – aggiunge – dovrebbe sciogliersi e trovare una via d’uscita per un governo guidato dai maoisti che ora sono pronti per governare”.

Dopo secoli di monarchia e decenni di guerriglia, alla nascita della Repubblica nepalese (2006), l’Onu e il governo ad interim hanno decretato un processo di pace che implica il disarmo delle milizie maoiste e il loro assorbimento nell’esercito. Nel 2008, guidati dal loro leader Prachanda, i maoisti hanno vinto le elezioni. Ma il presidente Ram Baran Yadav, timoroso del troppo potere dei maoisti, si è rifiutato fino ad ora di integrare gli ex ribelli nell’esercito. Il 4 maggio 2009 Prachanda si è dimesso dalla carica di primo ministro e guida ora le proteste.

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