25/03/2021, 08.54
GIORDANIA
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Giordani in piazza contro la crisi: decine di arresti

Reparti della polizia in assetto anti-sommossa hanno interrotto con la forza manifestazioni ad Amman e in altre città del Paese. Cittadini e gruppi organizzati erano scesi in piazza per i 10 anni della Primavera araba. Fra le richieste la fine delle leggi emergenza introdotte per contrastare la pandemia di nuovo coronavirus.

Amman (AsiaNews/Agenzie) - Reparti della polizia giordana in assetto anti-sommossa hanno interrotto con la forza una serie di proteste scoppiate ieri nella capitale, Amman, e in diverse altre città del Paese, promosse per ricordare i 10 anni della Primavera araba. I manifestanti, attivisti civili e altri gruppi da tempo ostili al governo e alla leadership hascemita, intendevano celebrare il movimento pro-democrazia che, dalla Tunisia alla Siria, ha interessato parte del mondo arabo e mediorientale. Secondo i testimoni, le autorità hanno compiuto decine di arresti. 

Ad Amman gli agenti hanno ammanettato e portato via numerose persone, le quali avevano sfidato il bando governativo che vietava manifestazioni e assembramenti. La polizia ha fermato un gruppo di persone che cercava di dirigersi verso la rotatoria di Dakhiliya, per occuparla. Decine di mezzi blindati hanno circondato i dimostranti e si sono piazzati a presidio di una delle più importanti arterie comunicative del Paese. 

“Questa è la democrazia in Giordania” gridava un manifestante. Altri chiedevano la fine delle leggi di emergenza introdotte dall’esecutivo per contrastare il diffondersi della pandemia di nuovo coronavirus. Il Covid-19, infatti, si è unito alla crisi economica e al malcontento diffuso finendo per inasprire ancor più le manifestazioni, infiltrate e cavalcate in passato dai Fratelli musulmani con l’obiettivo di abbattere re Abdullah e la leadership al potere. 

Secondo i critici le norme introdotte costituiscono una violazione ai diritti civili e politici. Ad alimentare il malcontento ha contribuito anche l’incidente avvenuto una settimana fa, quando sei pazienti affetti da Covid sono morti al Salt General Hospital - moderna struttura 15 km a ovest della capitale - per l’interruzione della fornitura di ossigeno. Un episodio che ha portato alle dimissioni del ministro della Sanità Nazir Obeidat, che si è detto “eticamente responsabile” per l’accaduto. 

Fonti locali riferiscono che le proteste hanno coinvolto diverse città e hanno determinato l’arresto di alcuni attivisti di primo piano. Cuore della protesta, almeno nelle intenzioni, la rotatoria di Dakhiliya cuore delle prime manifestazioni del 2011 legate alla Primavera araba e dove, all’epoca, era stato ucciso un dimostrante e decine feriti negli scontri con la polizia. 

In una nota il ministro giordano degli Interni Mazen al Faraya ha affermato che il regno non tollererà ulteriori proteste, che rischiano di peggiorare ancor più la crisi sanitaria.

Il re e la dinastia Hascemita godono ancora - almeno per ora - del sostegno pubblico della maggioranza della popolazione e il monarca resta una figura unificatrice fra tribù locali e giordani palestinesi, ma il rischio di nuove rivolte e proteste resta alto. 

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