Giovani per un Pakistan più giusto: la sfida dei cattolici di Karachi
A pochi giorni dal grande evento di Tor Vergata la Commissione per la giustizia e la pace dell'arcidiocesi ha tenuto la sua Giornata della gioventù. Kashif Anthony: "Desidero vedere migliorare la loro condizione e aiutarli a lavorare per contribuire al miglioramento della società e del nostro Paese". Proprio in questi giorni ricorrono i due anni dalle violenze di Jaranwala; la denuncia delle vittime: "Nessuna giustizia".
Karachi (AsiaNews) - "Vorremmo fare molto di più per i giovani del nostro Paese, sono pieni di entusiasmo e hanno grandi potenzialità, ma hanno bisogno di qualcuno che li guidi e mostri loro la giusta direzione". Kashif Anthony, coordinatore della locale Commissione cattolica per la giustizia e la pace, comemnta così l'impegno per i giovani di questa realtà dell'arcidiocesi di Karachi che a pochi giorni dal grande raduno di Tor Vergata con Leone XIV ha tenuto la sua Giornata della gioventù.
Anthony ha ricordato che mentre studiava all'Università Angelicum di Roma, uno dei suoi professori gli chiese quali fossero i suoi progetti futuri dopo il conseguimento del diploma in studi interreligiosi, e lui rispose subito che sarebbe tornato nel suo Paese per lavorare con i giovani, le persone emarginate che subiscono discriminazioni e situazioni di ingiustizia, perché desiderava impegnarsi attivamente per la diversità, il pluralismo e la convivenza nel suo Paese Pakistan. Ha anche affermato che per lui questa chiamata proviene da Dio, che ha trovato nella Bibbia: "Ho visto la miseria del mio popolo, ho sentito le loro grida" (Es 3,7), ha detto Kashif Anthony. "Desidero vedere migliorare la loro condizione e aiutarli a lavorare per contribuire al miglioramento della società e del nostro Paese", ha aggiunto Kashif.
Una delle iniziative portate avanti in questo senso è stato il lavoro per facilitare l'assunzione di giovani cristiani nella polizia di Karachi nell'ambito della quota riservata alle minoranze. Questo sforzo mirava ad affrontare la scarsa rappresentanza delle minoranze nei lavori governativi e a fornire opportunità ai giovani. Nell'aprile 2024, 240 uomini e 30 donne della comunità cristiana di Karachi hanno presentato domanda per posizioni di agente di polizia all'interno della polizia del Sindh.
Gi à nel 2018, Kashif Anthony aveva svolto un ruolo importante nell'organizzazione di un vertice della gioventù delle minoranze a Karachi, riunendo oltre 400 giovani provenienti da diversi contesti religiosi, tra cui comunità indù, cristiane, sikh, bahá'í e musulmane. Il vertice si è concentrato sulla pace interreligiosa e ha promosso l'idea dei giovani come agenti di cambiamento nell'eliminazione dell'intolleranza e nella costruzione dell'armonia tra le diverse religioni e culture.
Alla Giornata della gioventù tenuta a Karachi il 12 agosto p, Shahzad Arshad, direttore dell'ufficio del Commissione cattolica per la giustizia e la pace, ha incoraggiato i giovani a impegnarsi per un cambiamento positivo nella società. Si è anche concentrato sulla crescita della consapevolezza dei propri diritti, l'istruzione, il dialogo e la promozione delle politiche, coinvolgendo i giovani leader nella più ampia missione della Commissioen che è quella di promuovere i diritti umani, la tolleranza religiosa e una cittadinanza consapevole.
Mahesh Kumar Hasija, membro dell'Assemblea provinciale del Sindh e membro della Task Force provinciale del Caucus delle minoranze per gli obiettivi di sviluppo dell'Onu, nel suo discorso ha sottolineato i problemi creati in Pakistan da un curriculum scolastico parziale che ha un impatto negativo sui nostri giovani, danneggiandoli anche psicologicamente. "La materia 'Etica' prevista nel curriculum scolastico per chi appartiene alle minoranze dovrebbe essere insegnata a tutti gli studenti: perché solo gli studenti appartenenti a minoranze devono imparare l'etica?". Ha anche indicato che la comunità indù ha già preparato il proprio programma di studi religioso, che presto entrerà a far parte del programma scolastico in tutte le scuole della provincia del Sindh. Inoltre, ha anche chiesto di lavorare a un programma di studi religiosi per gli studenti cristiani. Il signor Kumar ha espresso apprezzamento per il lavoro della Commissione Giustizia e pace e l'ha ringraziata per il suo ruolo nel sostenere i giovani e le minoranze emarginate che soffrono di ingiustizie e discriminazioni.
Herschele Christopher, giornalista, attivista per i diritti umani e il più giovane specialista di marketing digitale del Pakistan, ha commentato che l'evento è stato eccellente e ha espresso il suo sincero apprezzamento a p. Shahzad Arshad e al signor Kashif Anthony per aver organizzato un programma così significativo per i giovani. È stata una preziosa piattaforma di apprendimento, motivazione e unità. Ha anche affermato che, oltre a guidare i giovani, ritiene altrettanto importante fornire aiuto ai genitori. Molti giovani oggi desiderano esplorare il mondo e sviluppare competenze in settori come l'intelligenza artificiale, il marketing o lo sviluppo. "Purtroppo, alcuni genitori si formano opinioni senza un'adeguata ricerca e possono scoraggiare questi percorsi", ha aggiunto.
Sfide che toccano un Paese come il Pakistan, dove le ferite restano profonde: proprio in questi giorni Lahore ha vissuto il secondo anniversario degli attacchi nei confronti del quartiere cristiano a Jaranwala, violenze alimentate il 16 agosto 2023 da false accuse di blasfemia, che hanno lasciato dietro di sé morte e distruzione ma per le quali non è stata fatta alcuna giustizia. “Ancora una volta chiediamo al governo del Pakistan di garantire che tutti gli autori di questo crimine efferato siano assicurati alla giustizia e che i sopravvissuti di Jaranwala ricevano la riabilitazione completa, il risarcimento finanziario e il sostegno a lungo termine che era stato loro promesso. L'impunità nei confronti della violenza contro le minoranze religiose in Pakistan deve finire”, ha dichiarato la Michelle Chaudhry, presidente della Cecil & Iris Chaudhry Foundation.
"Giustizia non è stata fatta e i colpevoli rimangono impuniti - aggunge ad AsiaNews il domenicano p. Lazar Aslam -. Il futuro dei nostri giovani cristiani è sempre più incerto. Molti non desiderano più vivere in Pakistan, poiché si sentono esclusi dalla nazione alla quale appartengono di diritto. Ciò rappresenta un grave fallimento da parte dello Stato nel garantire l'uguaglianza, la dignità e la sicurezza di tutti i cittadini. Chiediamo al governo e alle forze dell'ordine di adottare misure immediate e concrete per garantire giustizia, responsabilità e protezione alle minoranze".
01/08/2016 15:06
22/07/2016 11:37