26/10/2007, 00.00
INDONESIA
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Il mare di fango della Lapindo Brantas ingoia il villaggio Renokenongo

di Mathias Hariyadi
Da maggio 2006 da un pozzo fuoriesce un mare di fango bollente, che avanza superando ogni diga. Già inondati numerosi villaggi con molte migliaia di sfollati. Intanto la società responsabile, la Lapindo Brantas, non paga il risarcimento promesso a chi ha perso casa e lavoro.

Jakarta (AsiaNews) – Mancano pochi giorni perché anche il villagio di Renokenongo, a Porong (Sidoarjo), sia inondato dal mare di fango bollente che continua a fuoriuscire da un pozzo di perforazione scavato dalla società Lapindo Brantas. Dopo che il fango ha rotto la diga a 200 metri dal villaggio, l’Agenzia per il controllo del fango a Sidoarjo ha deciso di lasciarlo inondare, insieme a un’area di 50 ettari per salvare le zone circostanti e altri villaggi. Dal maggio 2006 la colata di fango ha già coperto i villaggi di Siring, Jatirejo e Kedungbendo, togliendo abitazioni e posti di lavoro a oltre 10mila persone, ha coperto oltre 625  ettari di terra, pari a più di 600 campi di calcio, ha sommerso fabbriche, strade, ferrovie, travolgendo oltre 19 chilometri di diga di contenimento, con danni per miliardi di dollari.

I residenti sono rassegnati, ma protestano che hanno ricevuto solo parte del risarcimento promesso dalla Lapindo Brantas, responsabile per lo scavo del pozzo senza adottare le necessarie precauzioni. L’impresa appartiene ad Aburizal “Ical” Bakrie, importante imprenditore che è anche Ministro coordinatore per il Benessere della popolazione e stretto alleato di Jusuf Kalla, vicepresidente indonesiano e capo del Partito Golkar.

Sumaryo, un contadino locale con 7 figli, protesta che “solo il 20% del risarcimento è stato pagato alle vittime di Renokenongo, mentre per il resto ancora si discute”. Abitava a Jatirejo, vicino al pozzo da cui esce il fango, e nel novembre 2006 è stato costretto a spostarsi a Renokenongo. Ma a settembre ha dovuto lasciare la nuova casa e deve cercare un altro riparo per la famiglia, ma “il 20% del risarcimento non basta per comprare una terra e una casa, anche molto piccola”.

Non sembra che la società o il governo vogliano per ora pagare la restante somma, come promesso. Analisti osservano che i partiti e gli imprenditori discutono molto il problema e le conseguenze, ma nessuno aiuta le vittime, mentre il mare di fango si appresta a ingoiare i 50 ettari di Renokenongo.

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