09/02/2004, 00.00
israele - palestina
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Il muro e le sue conseguenze sulla popolazione civile

Lettera di Sr Marie Dominique Croyal, della Casa di Riposo di  N.S. dei Dolori

Gerusalemme (AsiaNews) – La Corte Suprema israeliana si riunisce oggi per verificare la legalità della costruzione del muro fra Israele e i territori occupati. Il caso è stato sollevato da gruppi israeliani per i diritti umani, che criticano la costruzione della barriera perché edificata (in parte)  su territorio palestinese. Da tempo il governo israeliano è impegnato nella costruzione di una frontiera difensiva lunga centinaia di chilometri che dovrebbe garantire maggiore sicurezza al paese, colpito da numerosi attentati terroristi. I palestinesi criticano il muro perché usurpa parte dei loro territori  e  "ghettizza" il loro popolo. L'Onu ha chiesto al Tribunale Internazionale dell'Aia di pronunciarsi sulla legalità della barriera. Un'udienza è stata fissata all'Aia per il 23 febbraio.

Ieri il Primo Ministro Ariel Sharon e il ministro della Giustizia Joseph Lapide hanno detto che il tracciato del muro potrebbe essere modificato e accorciato di centinaia di chilometri.

Giora Eiland, Capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano,  ha dichiarato ieri che "il progetto e la costruzione della barriera sono falliti nel prevedere le ripercussioni del muro sulla vita di innocenti palestinesi" ed ha aggiunto che ad Israele tocca migliorare la situazione "compresa, se necessario, la modifica del percorso originale della barriera".

Sul modo in cui il muro incide nella vita quotidiana della gente, da Gerusalemme giunge ad AsiaNews, la testimonianza di Suor Marie Dominique Croyal. La suora è direttrice della Casa di riposo di Nostra Signora dei Dolori, una Congregazione francese con la casa madre a Tarbes, a pochi chilometri da Lourdes.

Fondata a Gerusalemme (zona est)  nel 1955, la Casa di Riposo per anziani di N.S. dei Dolori, comprende oggi 4 religiose ed ospita  52 vecchi di tutte le confessioni religiose (5 di religione islamica). Gli ospiti sono anziani poveri e per la maggior parte disabili. Molti dei familiari, a causa della situazione politica che incide in modo disastroso sull'economia, sono impossibilitati a pagare e  le suore si fanno carico di tutte le spese, sanitarie, igieniche e di sostentamento, dell'acquisto delle sedie a rotelle. A complicare la vita della comunità, è stato eretto a pochi passi dall'entrata, la barriera difensiva israeliana.

Ecco la lettera inviata da Sr Marie Dominique ad AsiaNews:

 

 

"Vi informo di quello che accade nel nostro quartiere ed intorno alla nostra casa: dallo scorso 11 gennaio 2004,  è iniziata  la costruzione del nuovo muro di separazione, di 9 metri di altezza.

Esso viene eretto al posto di uno meno alto,  che era ancora  possibile scavalcare quando non vi erano più altri valichi autorizzati per chi deve recarsi a Gerusalemme da Betania e da Abou Dis.

Questo primo muro, detto di sicurezza, è stato eretto nell'agosto 2002. Questo muro aveva disorganizzato e influenzato in profondità la vita della popolazione ed anche la nostra.

Esso separa Gerusalemme dalla Cisgiordania, costeggiando anche la nostra strada e passando proprio di fronte al nostro cancello d'entrata.

Questo muro l'hanno già scavalcato migliaia di persone: bambini, studenti, mamme con i bimbi in braccio e persone anziane...Numerose sono state le cadute a volte mortali. Due mesi fa abbiamo chiamato l'ambulanza per soccorrere un uomo di circa 65 anni, che era caduto dal muro a capofitto ed aveva perso conoscenza. L'ambulanza è arrivata dopo mezz'ora e all'andata, raggiunto il crocevia di Betania, è stata perquisita dall'esercito, che ha fatto scendere la moglie del ferito, ritardando le cure. Quello che succede ai piedi di questo muro è divenuto intollerabile!

Centinaia di persone hanno attraversato per giorni e per mesi, la nostra proprietà saltando dal recinto per sfuggire ai controlli militari: molti di essi lavorano a Gerusalemme, privi di permessi.

La gente attorno a noi vive nella paura di farsi arrestare, di essere colpita con i gas lacrimogeni, di essere maltrattata, cosa che avviene di frequente. La tensione è permanente per tutta la popolazione, le cui condizioni di vita sono sempre più misere.

per tutta questa gente che subisce le umiliazioni e le violenze è una lotta quotidiana. Noi ci sentiamo soli e disarmati di fronte all'inerzia generale.

Ci facciamo portavoce di tutti coloro che non hanno voce, e che da due anni a questa parte ogni giorno intraprendono un vero sentiero di guerra per recarsi al lavoro, a scuola ecc..; senza parlare di tutti gli ammalati che muoiono per mancanza di cure.

Per compiere la nostra missione, incontriamo molte difficoltà quando dobbiamo portare in ospedale degli anziani della Cisgiordania: le ambulanze palestinesi non hanno il diritto di circolare in Israele, e ci tocca trovare il modo di accompagnarle al di là del muro, evitando i check-points, perché i familiari possano condurli in ospedale.

Stesso problema per coloro che muoiono: i familiari che devono "arrangiarsi" per trasportare le salme dall'altra parte del muro. La vita è già molto complicata da due anni e lo sarà ancor di più oggi con la costruzione del nuovo muro.

Da molti mesi ormai le persone anziane ed autonome non possono più andare a fare la spesa  

dal momento che tutti i negozi sono dall'altra parte del muro. Quante volte si sono incollati al muro, ordinando ai negozianti la spesa attraverso le fenditure fra  due blocchi di cemento!

Le persone anziane originarie dalla Cisgiordania sono molto isolate perché i loro familiari non possono venire a trovarli. Da quando questo muro è stato costruito, dobbiamo raddoppiare la vigilanza per garantire la sicurezza ai nostri anziani.

Siamo stati costretti a cambiare i nostri fornitori. Questo implica un aumento nei costi perché il costo della vita a Gerusalemme è più alto.

Ora, non sappiamo davvero quel che potrà accadere se la costruzione di questo muro sarà portata a termine perché la maggior parte degli anziani nella nostra Casa, sono originari dalla Cisgiordania, come la maggior parte del nostro personale. Su 18 impiegati, soltanto 3 hanno la carta di Gerusalemme (permesso che autorizza il libero movimento in città - ndr). Nel corso di questi 2 anni, anche loro sono stati costretti a scavalcare il muro e a modificare i percorsi, per sfuggire ai controlli: pur essendo muniti da un lasciapassare, i militari non sempre permettono loro di entrare nella nostra Casa.

Questo muro di 9 metri d'altezza ci costringerà:

1)      ad assumere del personale da Gerusalemme e quindi a licenziare la maggior parte del personale oggi, al nostro servizio;

2)      a rinunciare ad accogliere le persone anziane che vivono in Cisgiordania, ossia i più poveri.

Siamo preoccupate. Con noi vi sono migliaia di persone che oggi vivono nell'angoscia mentre viene costruito il muro senza alcuna resistenza, né protesta …

Non siamo state nemmeno avvisate e la nostra Casa è più isolata che mai a causa dello stato pietoso della strada. Ogni giorno dobbiamo andare a recuperare il personale in vari luoghi perché il quartiere è diventato una zona militare. L'approvvigionamento è divenuto molto complesso e passiamo il nostro tempo ad affrontare gli imprevisti; speriamo di non dover portare in ospedale le persone anziane, visto che l'accesso alla Casa è difficile anche a causa delle piogge.

In questa settimana, nel nostro quartiere divenuta terra di desolazione e di umiliazione, ci sono stati molti giornalisti e fotoreporter. Noi tutte speriamo, che le interviste organizzate da giornali, radio e televisioni possano risvegliare l'opinione pubblica e la coscienza dei politici.

Noi tutte speriamo, inoltre, che anche voi possiate diventare il nostro portavoce contro questo muro della vergogna, affinché venga demolito. Contiamo sulle vostre preghiere affinché riprenda il dialogo fra i responsabili dei due popoli in questione. Contiamo, sulla vostra azione e vi ringraziamo, in anticipo, di voler diffondere queste informazioni.

Sr Marie Dominique Croyal

Direttrice della Home ND dei Dolori"

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