17/08/2023, 11.04
PAKISTAN
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Jaranwala, assalto alle chiese e alle case dei cristiani col pretesto della blasfemia

di Shafique Khokhar

Nel distretto di Faisalabad 21 luoghi di culto e le abitazioni dei cristiani devastati da una folla aizzata dagli estremisti islamici. Centinaia di persone costrette a fuggire. Il cristiano accusato di aver scritto frasi oltraggiose contro il Corano in realtà è un analfabeta, Il presidente dei vescovi pachistani mons. Arsad: “La nostra gente non è al sicuro. Un’indagine trasparente su queste violenze per ristabilire il primato della legge e della giustizia”.

Faisalabad (AsiaNews) - Un episodio di presunta blasfemia contro il Profeta Maometto e di profanazione di pagine del Corano attribuite a un uomo cristiano, Raja Masih, ha scatenato il 16 agosto in Pakistan un'ondata di violenza e attacchi a chiese e abitazioni a Jaranwala, nel distretto di Faisalabad. Una folla istigata dagli estremisti ha assaltato ben sei chiese e numerose abitazioni, creando una gravissima situazione per la comunità cristiana locale.

È bastato il semplice ritrovamento a terra di pagine del Corano, accompagnate da una lettera contenente commenti blasfemi e il nome di Raja Masih - una persona in realtà analfabeta - a scatenare la furia e l'indignazione della popolazione locale, con una rapida escalation e proteste su larga scala. La situazione ha preso una piega angosciante quando la folla ha preso di mira le chiese e le case della comunità cristiana. A essere colpite sono state tre chiese presbiteriane, una chiesa cattolica, una chiesa della Full Gospel Assembly e un’altra dell’Esercito della salvezza.

Centinaia di cristiani di Jaranwala sono stati costretti a fuggire impauriti dalle loro case prese d’assalto. Yassir Bhatti, un cristiano di 31 anni, ha raccontato all’agenzia Afp: “Hanno rotto le finestre e le porte e hanno portato via frigoriferi, divani, sedie e altri oggetti domestici per ammucchiarli davanti alla chiesa e bruciarli. Hanno anche bruciato e profanato le Bibbie, sono stati spietati”.

Il pastore Imran Javed, coordinatore di Voice for Justice, è stato testimone dell’attacco. Descrivendo l'ambiente come carico di tensione, ha raccontato ad AsiaNews che l'incidente si è ulteriormente aggravato quando la folla si è radunata fuori dalle moschee locali, chiedendo un intervento rapido in risposta alla presunta profanazione del Corano e del profeta Maometto.

In risposta alla crescente violenza, i commercianti hanno chiuso i negozi e i manifestanti hanno bloccato alcuni incroci importanti. Le forze dell'ordine hanno cercato di ristabilire l'ordine e garantire la sicurezza. Il comandante, affiancato dal mufti Muhammad Younis Rizvi, si è rivolto alla folla facendo appello alla moderazione e rassicurando i manifestanti sull'adozione di misure immediate contro gli accusati. Nonostante questi sforzi, però, alcune fazioni hanno continuato a sollecitare azioni estreme.

Il presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, l’arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi mons. Joseph Arsad, ha condannato con forza quanto accaduto a Jaranwala rivolgendo un appello al governo del Punjab affinché vengano presi immediati provvedimenti contro gli autori degli attacchi. “Questi incidenti - ha scritto in una nota diffusa dalla diocesi - aprono la strada all’insicurezza per le minoranze che vivono in Pakistan. I nostri luoghi di culto e la nostra gente non sono al sicuro. Vi sia un’indagine trasparente su questo tragico indicente in modo che sia ristabilito il primato della legge e della giustizia e si costruisca una società migliore nell’armonia e nel rispetto per le religioni”.

Il premier ad interim Anwar ul Haq Kakar - incaricato di traghettare il Pakistan verso le elezioni - ha risposto sollecitando a sua volta un'azione rapida contro i responsabili delle violenze.

P. Khalid Rashid Asi, direttore della Commissione per la Giustizia e la pace della diocesi di Faisalabad, ha chiesto l'intervento immediato della polizia e la salvaguardia delle residenze e delle chiese cristiane per evitare ulteriori danni e disordini. “L'incidente di Jaranwala - ha dichiarato ad AsiaNews - mostra l'estrema necessità di affrontare l'escalation delle tensioni. Ho il cuore spezzato: in questi giorni avevamo espresso le nostre preoccupazioni e chiesto al governo di proteggere le minoranze religiose; è passato appena un giorno dalla festa dell’indipendenza e siamo testimoni di un incidente così brutale. Questo è il vero motivo per cui il nostro Paese non è in buoni rapporti con la comunità internazionale e sta affrontando molteplici problemi politici e finanziari”.

Joseph Jansen, presidente di Voice for Justice, ha condannato con forza i violenti assalti alle chiese e alle case cristiane, sottolineando l'importanza fondamentale di indagini approfondite prima di qualsiasi azione extragiudiziale. La tendenza crescente all'intolleranza religiosa e al pregiudizio porta infatti sempre più spesso in Pakistan ad accuse infondate e persecuzioni contro gruppi religiosi minoritari.

Anche il presidente della Minority Alliance Pakistan ha espresso una ferma condanna per gli attacchi alle chiese e alle case cristiane. Le famigerate leggi pakistane sulla blasfemia, che prevedono la pena di morte o l'ergastolo per la blasfemia contro il Profeta Maometto, non fanno altro che portare a persecuzioni mirate contro i cristiani, che spesso sono sfruttate per risolvere vendette personali.

"L'attacco della folla alla colonia cristiana di Jaranwala non è un esempio isolato di odio religioso - aggiunge Naseem Anthony, un altro attivista per i diritti umani di Faisalabad -. Nel corso della storia, numerosi casi di violenza di massa hanno preso di mira insediamenti cristiani in Pakistan: Shanti Nagar Khanewal, Badami Bagh Lahore, Koryyan Village Gojra Faisalabad, Warispura Faisalabad, Youhananabad Lahore e Sialkot. Sono attacchi mafiosi che si aggiungono al linciaggio di persone sulla base delle accuse di blasfemia. Spnp pratiche diventate tristemente comuni in Pakistan. Affrontare questi problemi è fondamentale per promuovere la tolleranza, l'armonia e il rispetto dei diritti umani nel Paese".

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