Kuala Lumpur, polemica sulla proposta di punire anche le minorenni vittime di abusi sessuali
Il capo della polizia dello Stato di Kelantan ha suggerito di modificare la legge perché anche le ragazze minorenni che “acconsentono” a rapporti sessuali siano perseguite insieme agli autori. Dura la reazione del governo federale e delle ong: “Così si criminalizzano le vittime e si rafforza la cultura del colpevolizzare le donne”. Le associazioni chiedono piuttosto una clausola che tuteli le relazioni consensuali tra coetanei.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Si moltiplicano in Malaysia le critiche alla proposta avanzata dal capo della polizia di Kelantan, Yusoff Mamat, di modificare la legge affinché anche le ragazze minorenni che acconsentono a un rapporto sessuale siano punite insieme agli autori della violenza. L’idea, che lo stesso ufficiale ha detto di voler sottoporre all’attenzione della Procura generale, ha suscitato dure reazioni da parte di politici, del governo federale e delle associazioni per i diritti dei minori, che denunciano il rischio di criminalizzare le vittime e rafforzare una cultura del colpevolizzare chi subisce violenza.
L’ex ministro delle Finanze e Lim Guan Eng, deputato di Bagan, ha definito la proposta “eticamente sbagliata” e una “chiara rinuncia” al dovere fondamentale della polizia di proteggere i più vulnerabili. “Come può essere difesa la società – ha dichiarato – se la vittima viene punita insieme al colpevole? È un’idea non solo fuorviante, ma che mostra totale mancanza di compassione per ragazze che sono minori e vittime di sfruttamento sessuale”.
In Malaysia l’età del consenso è fissata a 16 anni: qualsiasi rapporto con minori è considerato uno stupro, anche se la ragazza sembra avere acconsentito. Secondo Lim, la legge è pensata per “proteggere le giovani dalla loro età acerba e dalla mancanza di conoscenze sufficienti per decidere autonomamente”. Ha quindi chiesto a Yusoff di ritirare la proposta e scusarsi “per la sua insensibilità verso donne e ragazze”, concentrandosi invece sull’aumento dei casi di violenza sessuale nello Stato.
Anche il governo federale ha preso posizione. La ministra per le donne, la famiglia e lo sviluppo comunitario, Nancy Shukri, ha ribadito che i minori devono essere “guidati, riabilitati e protetti, non puniti”. Ha ricordato che le norme vigenti già prevedono interventi di sostegno e programmi educativi e comunitari per i minori in conflitto con la legge, sottolineando che “gli adulti portano la responsabilità primaria di proteggere i bambini” e che la repressione deve colpire gli sfruttatori, non le vittime.
Una condanna è arrivata anche dalla CRIB Foundation, gruppo di difesa dei diritti dei minori, che ha denunciato la proposta come “regressiva” e contraria allo spirito della legge. Secondo l’organizzazione, criminalizzare le ragazze sotto i 16 anni “rafforzerebbe pericolosamente le narrazioni di colpevolizzazione delle vittime” e scoraggerebbe le denunce per paura di ritorsioni giudiziarie.
Il gruppo ha invece suggerito di introdurre una clausola definita di “sweetheart defence”, già prevista in Paesi come Canada, Sudafrica e diversi Stati australiani, che esclude la punibilità in relazioni consensuali tra adolescenti con una differenza d’età non superiore ai tre anni e senza squilibri di potere. Una raccomandazione che ricalca anche i suggerimenti del Comitato Onu per i diritti dell’infanzia, di cui la Malaysia è firmataria dal 2011.