16/06/2025, 13.45
MALAYSIA
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Kuala Lumpur: convertito musulmano perde battaglia per il nome di nascita

di Joseph Masilamany

I giudici di secondo grado confermano la sentenza dell’Alta corte che aveva bocciato in precedenza la richiesta. La legge sull’identità consente la modifica del nome, ma non il ritorno a quello originario per questioni di ordine pubblico. Per l’uomo il cambio aveva provocato problemi in tema di immigrazione (al ritorno in India) e proprietà. 

 

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Un 50enne convertito musulmano ha perso la sua battaglia legale in tribunale per riavere il nome di nascita sulla carta d’identità, dopo che la Corte d’Appello ha confermato la decisione del Dipartimento Nazionale di Registrazione (Nrd) di negare la sua richiesta. Con una sentenza emessa all’unanimità, una commissione di secondo grado di tre membri composta dai giudici Supang Lian, Collin Lawrence Sequerah e Alwi Abdul Wahab, ha confermato il precedente rigetto da parte dell’Alta Corte della richiesta di revisione presentata dall’uomo. Pronunciando il verdetto il giudice Sequerah ha detto che la corte non ha trovato alcuna disposizione ai sensi del Regolamento 14(2A) del National Registration Regulations 1990 che permetta a una persona di tornare al proprio nome originale, dopo averne adottato uno nuovo.

“Il cambio di nome viene effettuato perché il richiedente ha assolutamente rinunciato e abbandonato l’uso del suo nome originale” ha sottolineato il presidente della Corte, aggiungendo che sebbene la legge consenta il cambio di nome, non prevede il ritorno al nome precedente. Il giudice Sequerah ha poi osservato come la politica pubblica favorisce fortemente il mantenimento dell’integrità dei cambi di nome e voglia disincentivare il ritorno all’originale, perché ciò potrebbe avere implicazioni amministrative e a livello di sicurezza più ampie. La sentenza scritta di 28 pagine del tribunale, datata ieri, è stata resa disponibile oggi sul sito web della magistratura.

L’uomo, in origine di fede indù e che si è convertito all’islam nel 2005 assumendo un nome musulmano, ha affermato di aver avuto complicazioni con l’immigrazione quando si è recato in India nel 2016. Secondo quanto riferito, le autorità di Delhi gli hanno negato l’ingresso in India in quanto le sue visite precedenti erano state effettuate con il suo nome originale indù, causando la sua conseguente deportazione in Malaysia.

In un secondo momento egli ha richiesto un nuovo passaporto malaysiano con il suo nome di nascita, ma la richiesta è stata respinta perché la sua carta di identità riportava ancora il suo nome musulmano. Nel 2021 il Dipartimento Nazionale di Registrazione ha respinto anche la richiesta di cambiare il nome della carta d’identità con quello della nascita. In preda ad una crescente frustrazione, l’uomo ha quindi presentato un ricorso presso l’Alta Corte nominando il direttore generale Nrd e il governo come convenuti.

Ricorrendo al mandamus - ingiunzione emessa da un tribunale superiore per costringere uno inferiore a compiere azioni specifiche di legge, un “ordine di comando” quando un’autorità non adempie al proprio dovere - intendeva obbligare il Nrd a ripristinare il nome originale. Egli sosteneva che avere nomi diversi in vari documenti aveva causato notevoli difficoltà, compresi potenziali problemi con le proprietà immobiliari registrate all’estero col nome di nascita. Tuttavia, il direttore generale del Nrd ha difeso la decisione, citando il Regolamento 14(2A), che impedisce il nuovo cambio con un ritorno alle origini, una volta che si è fatta la rinuncia. Il 20 novembre 2023 l’Alta Corte ha respinto la richiesta, decisione ora rafforzata dai giudici di appello.

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