28/11/2006, 00.00
SRI LANKA
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La Chiesa di Jaffna si fida del governo; le Tigri no

di Col Memara

Il vescovo di Jaffna ritiene "sincera"  la proposta di riaprire la A9 per gli aiuti ai tamil; il leader dei ribelli accusa invece Colombo di mascherare dietro il processo di pace la volontà di annientare la  minoranza etnica.

Colombo (AsiaNews) - La Chiesa di Jaffna, Sri Lanka del nord, apprezza l'iniziativa del presidente Mahinda Rajapakse di inviare aiuti di prima necessità alla popolazione tramite l'autostrada A9, chiusa da agosto in seguito all'escalation di violenza tra esercito e ribelli tamil. Proprio in queste ore, però, si fa più complesso lo stato del processo di pace.

In una lettera inviata al capo di Stato lo scorso 26 novembre, mons. Thomas Savundaranayagam, vescovo di Jaffna, ha ringraziato il governo per la decisione di riprendere, in via temporanea, gli aiuti alla penisola tagliata fuori da ogni comunicazione via terra dopo la chiusura della A9. Nella zona la popolazione è sull'orlo della crisi umanitaria: mancano cibo, medicinali e carburante. Gli unici rifornimenti arrivano via mare, ma le attuali condizioni metereologiche rendono più lenta e costosa la consegna e la distribuzione.

Il presule, che da tempo si era appellato a Rajapakse chiedendo soccorsi urgenti per Jaffna, è convinto che "la proposta di Colombo non è mera propaganda per soddisfare i grandi donatori, ma un gesto umile e di buona volontà per costruire fiducia tra autorità e popolo tamil. Ritengo sincero il desiderio del governo dello Sri Lanka di soddisfare i bisogni della popolazione".

Non è dello stesso parere il leader delle Tigri Tamil che oggi ha accusato il governo centrale di nascondere dietro i negoziati la volontà di annientare la minoranza che egli rappresenta. Nel suo discorso annuale Velupillai Prabhakaran ha dichiarato che ai ribelli "non resta altra scelta che l'indipendenza". Secondo analisti locali, le sue parole sono il colpo di grazia al processo di pace con Colombo.

Dal 1983 l'esercito delle Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE) combatte per l'indipendenza lamentando discriminazioni da parte della maggioranza singalese. La disponibilità delle Tigri ad una soluzione federale per i 2,5 milioni di tamil nel Paese, aveva aperto la strada al cessate-il-fuoco del 2002, ampiamente violato ormai da entrambe le parti.

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