03/09/2016, 10.12
FILIPPINE
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La Chiesa filippina prega per le vittime dell’attentato a Davao

Nell’esplosione di una bomba artigianale sono morte 14 persone, almeno 60 i feriti. Dietro l’attacco vi sarebbero le milizie estremiste di Abu Sayyaf. Fra le vittime anche una donna incinta e un bambino. Il presidente Duterte annuncia operazioni congiunte di polizia e militari contro terrorismo e narcotraffico. Vescovi filippini: "Fratellanza e armonia a Davao e nella nazione". 

Manila (AsiaNews) - La Chiesa cattolica nelle Filippine prega per le vittime dell’esplosione che ha investito un mercato cittadino notturno a Davao, nel sud delle Filippine. Davao è il luogo di origine dell’attuale presidente Rodrigo Duterte: nell'attentato sono morte 14 persone, almeno 60 i feriti. In una nota mons. Socrates Villegas, presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), condanna con forza il brutale attentato e sottolinea che “quando muore un proprio simile, al tempo stesso muore una parte dell’umanità”. 

Fra le vittime dell’attentato - avvenuto nella notte del 2 settembre - vi sono anche una donna incinta e un bambino piccolo. Secondo le autorità filippine dietro l’esplosione vi sarebbero le milizie estremiste islamiche di Abu Sayyaf, attive nel sud del Paese, anche se in un primo momento i sospetti si erano concentrati sui trafficanti di droga. 

Il presidente, presente nell’area al momento dell’attentato, ha dichiarato lo “stato di illegalità” in seguito all’attacco. Il provvedimento non comporta la legge marziale, ma sono predisposti punti di controllo nell’area e vi saranno “sforzi coordinati” fra polizia e soldati contro terrorismo e narcotraffico. 

Il ministro filippino della Difesa Delfin Lorenzan ha confermato che dietro l’esplosione vi sono le milizie di Abu Sayyaf e che l’attentato è una vendetta per le molte perdite subite nella roccaforte di Jolo, a circa 900 km da Davao, in seguito all’offensiva delle forze speciali.

Gli investigatori hanno rinvenuto schegge e frammenti di una bomba artigianale sul luogo dell’esplosione. Lo stato di allerta è massima anche nella capitale Manila, dove le autorità hanno già rafforzato le maglie della sicurezza. 

L’esplosione a Davao si è verificata in un’area adiacente il Marco Polo hotel, un punto visitato di frequente dal presidente Duterte che, ogni fine settimana, rientra nella sua città di origine. 

All’indomani dell’attentato il presidente dei vescovi filippini ha annunciato una “preghiera comune” con mons. Romulo Valles, arcivescovo di Davao, e con tutti i suoi fedeli. “Tutti noi siamo in lutto - ha dichiarato il presidente Cbcp - per la morte di fratelli e sorelle innocenti”. Preghiamo per “la pace” eterna “per le vittime”,  per “la guarigione dei feriti” e per “dare forza” a tutte le famiglie che hanno subito violenza. “E preghiamo infine - ha concluso - per la ripresa della fratellanza e dell’armonia a Davao e in tutta la nazione”. 

Davao è la città più popolosa del sud delle Filippine, con i suoi due milioni di abitanti. Dista circa 1500 km da Manila ed è parte della regione meridionale di Mindanao, in cui i militanti separatisti islamici combattono da decenni una guerra separatista. Nelle violenze sono morte oltre 120mila persone. Duterte è stato sindaco della città per oltre 20 anni, prima di vincere le elezioni e giurare - il 30 giugno scorso - come presidente. 

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