28/06/2010, 00.00
LIBANO
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La Chiesa libanese ha un altro beato: padre Stephan Nehme

di Ziad Rahal
Oltre 50mila fedeli hanno preso parte, ieri, alla cerimonia presso il monastero di Kfifan, dove il religioso è sepolto. Presenti il presidente della Repubblica e il primo ministro. Padre Nehme è stato “un angelo dal volto umano”.
Beirut (AsiaNews) - La Chiesa libanese ha un altro beato: è padre Stephan Nehme, monaco maronita libanese che ieri è stato elevato all’onore degli altari nel corso di una cerimonia che ha visto la partecipazione, a Kfifan, di oltre 50mila fedeli (nella foto) venuti da tutto il Paese e anche dall’estero.
 
Al rito erano presenti anche numerosi esponenti politici, a partire dal presidente della Repubblica Michel  Suleiman e dal primo ministro Saad Hariri. Rivolgendosi a quest’ultimo, il superiore dell’Ordine, padre Élias Khalifié, l’ha ringraziato per aver dedicato all’avvenimento “tutta la sua attenzione, per la gioia di tutti i libanesi, musulmani e cristiani”.
 
Il rito è stato presieduto dal patriarca maronita Nasrallah Sfeir e dal prefetto della Congregazione per le cause dei santi, mons. Angelo Amato, che ha letto il documento di beatificazione di Benedetto XVI.
 
Padre Nehmé, nato nel 1889 a Lehfed, è morto nel 1938, per cause naturali, e fu sepolto nel monastero di Kfifan, dove il suo corpo è ancora conservato. Ricordandone la straordinaria figura, mons. Angelo Amato, ha sottolineato che il monaco “lavorava molto, ma pregava anche molto e meditava a lungo. Era un angelo dal volto umano”. La fama della sua laboriosità e della sua virtù era tale che i superiori dei conventi chiedevano sempre di avere frère Estephan nella loro comunità, per il suo buon esempio nella preghiera, nel lavoro e nella concordia”. La sua carità si estendeva anche al di fuori del convento. Durante la prima guerra mondiale, quando la carestia flagellava la maggior parte delle famiglie, frère Estephan distribuiva il pasto ai bisognosi. “Purezza di cuore” e “preghiera ininterrotta”, testimoniata dalla continua recita del Rosario, sono i due pilastri della perfezione cristiana del nuovo Beato. “La sua vita terrena  si apriva continuamente all’eternità di Dio, con accenti di contemplazione beata della Gerusalemme celeste”.  
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