22/07/2004, 00.00
CINA
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La Cina al primo posto al mondo per la censura religiosa su Internet

Bloccato anche l'accesso ad AsiaNews

Oslo (AsiaNews) – La Cina ha messo in atto la censura "più vasta e dispendiosa di tutti gli altri Paesi del mondo" contro numerosi siti web di contenuto religioso con base all'estero, ai quali l'accesso è bloccato da un organo speciale di vigilanza. A denunciarlo è il gruppo cristiano d'informazione on-line Forum 18, con sede in Norvegia, che per due mesi ha condotto un sondaggio da cui è emerso un controllo capillare e serrato della rete, in particolare dei siti che trattano di persecuzione di gruppi cristiani e altre minoranze nel Paese e che per il governo possono implicare questioni politiche, compromettere la stabilità sociale e alimentare tendenze separatiste.

Il sondaggio è stato realizzato tra la metà di maggio e la metà di luglio – comprendendo anche la data importante del 4 giugno, 15° anniversario della repressione di Tiananmen – verificando l'accesso a Internet da diverse località della Cina. È stato impossibile visionare siti che parlano della persecuzione di cattolici e protestanti, del Dalai Lama, del movimento religioso della Falun Gong, della minoranza musulmana uigura del Xinjiang, bloccati dal dispositivo governativo Golden Shield Firewall.

Questi alcuni dei siti che denunciano persecuzioni di cristiani e cattolici, cui è impedito l'accesso: innanzitutto AsiaNews, di cui avevamo già notizia da nostre fonti; alcuni siti con sede negli Usa, come Free Church for China (www.freechurchforchina.org); Free the Fathers (www.ftf.org), che denuncia la condizione dei preti cattolici che rifiutano di iscriversi all'Associazione patriottica cinese; China Aid Association (www.chinaaid.org), che riporta la repressione delle chiese domestiche protestanti; il Committee for the Investigation of Persecution of Religious in China (www.china21.org ), che contiene notizie in cinese e inglese. Impossibile entrare anche nel sito dei missionari verbiti con sede a Taiwan (www.svdchina.org) e in quello della diocesi di Hong Kong (www.catholic.org.hk), soprattutto nella versione cinese. Secondo una fonte, il sito della diocesi cattolica è stato bloccato da quando l'anno scorso si sono incrinati i rapporti tra il vescovo di Hong Kong, mons- Joseph Zen Ze-kiun, e il governo cinese.

Tra i siti bloccati che denunciano la persecuzione di altri gruppi o movimenti religiosi ricordiamo: alcuni della Falun Gong (www.falundafa.org, www.faluninfo.net, www.falunjustice.org), che denunciano la campagna repressiva del governo; quelli in qualche modo collegati con il Dalai Lama (www.dalailama.com e perfino il sito commerciale www.dalailama.org, che nulla ha a che vedere col leader spirituale del Tibet); diversi siti del movimento politico musulmano Hizb-ut-Tahrir - "Partito di liberazione" - (www.hizb-ut-tahrir.org, www.khilafah.com, www.khilafah.com.pk), che mira all'instaurazione di un califfato islamico in tutto il mondo.

Sotto controllo anche i motori di ricerca, per arginare altri possibili canali d'informazione "sgradita", come Google e Yahoo, sia in inglese che in cinese.

Dal sondaggio sono risultati accessibili anche siti di contenuto religioso o della Chiesa cattolica, evidentemente non considerati "nocivi". Tra i quelli cattolici, il sito del Vaticano (www.vatican.va); dell'agenzia vaticana Fides (www.fides.org) – che le autorità avevano bloccato nel 1998 quando è stata lanciata la versione cinese, accusando il Vaticano di "interferire negli affari interni della Cina, compresi quelli religiosi" - ; la sezione cinese del sito della Radio Vaticana e quello di Radio Veritas con sede a Taiwan. È possibile anche visitare i siti che riportano testi e sacre scritture delle varie religioni; quelli che danno un quadro positivo della situazione religiosa in Cina o denunciano la persecuzione religiosa al di fuori del Paese.

Nel tentativo di monitorare il contenuto dei siti sgraditi al governo, a giugno è stata lanciata una campagna che invita gli utenti della rete a denunciare i siti "illegali" nel sito http://net.china.cn/chinese, sponsorizzato dal comitato per l'informazione su Internet dell'Associazione cinese di Internet (governativa). I cybernauti devono fornire le loro generalità e indicare il tipo di violazione del contenuto, mettendolo all'interno di una categoria - "promozione di culti", "promozione di superstizioni violente", "violazione di principi costituzionali", "attacco al partito e al governo", "violazione della moralità sociale".

La censura su Internet – che vede aumentare sempre di più il numero di utenti - rientra nel più ampio controllo dei mezzi d'informazione e comunicazione attuato dal governo cinese. Recentemente, nel Paese è stato lanciato un allarme contro gli SMS "sovversivi" inviati dai cellulari. (ThR)

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