23/06/2009, 00.00
PAESI ARABI - CINA
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La Cina è il primo partner commerciale del mondo arabo

Sempre più apprezzate le manifatture cinesi, anzitutto nei campi elettronico e delle apparecchiature industriali. In cambio la Cina compra energia e attira investimenti. Esperti: questo crescente commercio non porta però a combattere la diffusa disoccupazione della regione, né a far acquisire conoscenze tecnologiche.

Dubai (AsiaNews/Agenzie) – Nel mondo arabo c’è un vero boom per le merci cinesi ed esperti ritengono che Pechino per la prima volta abbia superato gli  Stati Uniti per le esportazioni nella regione. Negli Emirati arabi si è affermata una vera moda a favore del made-in-China, dai fuochi  d’artificio alle merendine a base di riso soffiato. Alla tradizionale Fiera del China Sourcing, a Dubai, hanno partecipato oltre 1.100  imprenditori cinesi che  hanno occupato 6 padiglioni con  ogni genere di prodotti.

I commercianti dell’intero Medio Oriente sono interessati a proporli al posto dei prodotti occidentali. Questo mercato è stato meno colpito dalla crisi e le economiche merci cinesi consentono loro maggiori profitti. I più richiesti sono i prodotti elettronici, ma si affermano anche le apparecchiature industriali.

Esperti ritengono questo avvicendamento del tutto  normale e osservano che i Paesi industrializzati, come Usa, Europa e Giappone, rivolgono molti loro prodotti a società post-industriali, mentre le industrie tradizionali sono ora meglio  curate dai Paesi emergenti, come Cina, Corea del Sud, India e Brasile.

Peraltro la penetrazione cinese nell’economia araba è opera  antitutto dello stesso Stato, molto interessato a vendere qui le sue manifatture anche  per compensare i forti acquisti di petrolio ed energia. Tra il  2004 e il 2008 il commercio tra Cina e Paesi arabi è giunto a circa 100 miliardi di dollari. Tra l’altro, la Giordania ha stipulato con la Cina  un  accordo  di cooperazione  nucleare per soddisfare circa un  terzo del proprio fabbisogno energetico per il 2030; la compagnia  iraqena  North Oil ha firmato un contratto di cooperazione per 3,5 miliardi di dollari con  la statale China National Petroleum Company; la statale China State Construction Engineering Corporation  sta costruendo grattacieli a Dubai per un valore di 409 milioni. Pechino studia anche la possibilità di creare una zona di libero commercio tra la Cina e i Paesi del Gulf Cooperation Council (Arabia Saudita, Emirati, Kuwait, Oman, Qatar e Bahrain).

Invece le esportazioni degli Emirati verso la Cina sono state di circa 1,28 miliardi di dollari nel 2007. Ma i Paesi del Golfo hanno anche investito miliardi di petrodollari in Cina: come la compagnia saudiamericana Aramco che vuole costruire una seconda raffineria a Qingdao, nell’ambito di strutture nel Fujian per 3,6 miliardi (nella foto).

Alcuni analisti osservano che questo commercio è gradito alle elite dei Paesi arabi ricchi ma non porta effettivi vantaggi alla popolazione dell’area. Non aumentano i posti di lavoro, in una zona dove ci sono Paesi come Egitto e Tunisia con un’endemica elevata disoccupazione, pure molto diffusa nel Medio Oriente. Nemmeno c’è cessione di tecnologie o know how. Per questo John Lancia, vicepresidente esecutivo dell’American Business Council a Dubai, rilancia la sua proposta: “portare alla regione [araba] tecnologie e conoscenze di livello mondiale”.

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