10/03/2012, 00.00
SIRIA
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La Siria accoglie Kofi Annan con oltre 80 morti

L’ex segretario generale dell’Onu incontrerà a Damasco il presidente Bashar al-Assad per negoziare una soluzione politica alla guerra civile. Per le truppe ribelli, solo “uno spreco di tempo”. Da ieri nuove violenze in tutto il Paese hanno prodotto più di 80 morti.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Da questa mattina Kofi Annan, inviato speciale per Onu e Lega araba, è a Damasco per discutere con il presidente Bashar al-Assad possibili negoziati. Annan si fermerà nella capitale per 24 ore. Tuttavia, il Syrian National Council (Snc) ha già definito questa visita "tempo sprecato", se non si faranno pressioni militari sul governo Assad. Alla vigilia della sua missione infatti, l'ex segretario generale delle Nazioni Unite ha chiesto a entrambe le parti di porre fine alle violenze e sedere al tavolo delle trattative, aggiungendo che la "militarizzazione" del conflitto renderebbe solo peggiore la situazione.

Al momento però, la ricerca di una soluzione politica alla crisi siriana non sembra trovare molti sostenitori. Da ieri, una nuova ondata di violenze ha colpito varie zone del Paese, provocando la morte di oltre 80 persone. Secondo il Syrian Observatory for Human Rights (gruppo di attivisti dell'opposizione, con base a Londra), almeno la metà sono rimaste vittima dei raid del governo vicino alla provincia di Idlib. Situata a nord di Homs, il principale centro dei ribelli, Idlib è vista come il prossimo obiettivo delle truppe militari, dopo i combattimenti a Baba Amr.

Le proteste di ieri segnano anche l'anniversario della rivolta curda in Siria del 2004, nella quale circa 30 persone vennero uccise. Migliaia di curdi hanno manifestato nelle città del nordest, mostrando cartelloni con scritto "Salvate il popolo siriano". Un filmato su Youtube mostra centinaia di dimostranti nel distretto Assali di Damasco intenti a bruciare manifesti del padre di Assad, Hafez al-Assad, gridando "Dio maledica la tua anima, Hafez". 

In oltre un anno di violenze, la Nazioni Unite stimano che almeno 7.500 persone sono morte negli scontri tra militari e ribelli.

 

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