27/09/2004, 00.00
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La corruzione minaccia di morte il ruolo del partito in Cina

Un documento del Comitato Centrale, in toni molto aspri e critici, esprime i timori della leadership: l'ira crescente della popolazione verso la corruzione rischia di portare al rifiuto del partito. Riaffermato il monopolio e il controllo del Pcc in politica, economia,media, religioni.

Pechino (AsiaNews) – Il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha messo in guardia i suoi membri contro corruzione ed incompetenza, che possono minacciare in modo fatale il suo potere. In un secco messaggio di 36 pagine, il Comitato centrale del partito ha detto che il governo del Pcc non si può dare per scontato e che la lotta contro la corruzione è questione "di vita o di morte" per il partito stesso.

Il documento è stato prodotto alla fine del quarto plenum del 16mo Comitato centrale del Pcc, tenutosi la scorsa settimana, e pubblicato ieri sera dall'agenzia Xinhua.

Esso cerca di risvegliare i 68 milioni di membri del Pcc ad affrontare la crisi sempre più urgente.

Il documento afferma che la leadership e il governo del partito sono ancora imperfetti, a causa di rampante corruzione ai vertici e di perdita di etica alla base. Anche se vi sono state campagne di pulizia con la punizione di migliaia di membri e l'esecuzione di diverse condanne a morte, il documento riconosce che la corruzione è ancora "molto seria".

"Questi problemi – si dice – minano l'efficacia del governo del Pcc. Essi devono ricevere la massima attenzione ed essere risolti in modo giusto", pur mantenendo lo sviluppo economico come elemento primario dell'impegno.

Per attuare le sue politiche, il partito deve rafforzare la sua leadership attraverso tutti i mezzi legali. Il documento riafferma l'importanza di controllare i media, per "guidare e controllare l'opinione pubblica… A questo proposito va tenuto fermo il principio del controllo dei media da parte del Pcc per rafforzare la capacità di guidare l'opinione pubblica, sfruttando l'iniziativa del lavoro mediatico". Il Pcc riafferma anche il controllo su internet, attraverso regolamenti governativi e regolamenti interni al settore (magari suggeriti o imposti dal governo).

In prospettiva, il Pcc promette di continuare la crescita economica, trovando soluzioni ai problemi che possono sorgere. Esso sarà attento ai settori deboli dell'economia – i problemi dell'agricoltura, lo sviluppo dell'interno, la ristrutturazione delle industrie nel nord est – cercando di ridurre con misure decise l'abisso fra ricchi e poveri.

Nel documento il Pcc riafferma la sua fedeltà alla politica di libertà religiosa finora attuata  aggiungendo che esso deve "guidare le attività religiose per adattarle al socialismo".

Il documento afferma che vi sono "forze esterne ostili" che vogliono "imporci un modello occidentale e disintegrarci". Nonostante ciò, in politica estera il Pcc vuole sostenere la pace, lo sviluppo, la cooperazione. Esso attuerà sempre una politica indipendente ispirata alla pace e non si dichiarerà mai una potenza egemone. Il Pcc rifiuta ogni intervento straniero negli affari di Hong Kong, Macao e Taiwan.

Sul tema di Taiwan il Pcc afferma che la riunificazione è una "sacra missione" da raggiungere in modo "pacifico" e nello schema di "un paese, due sistemi", come per Hong Kong.

Diversi accademici e sociologi cinesi affermano che la radice dei molti casi di corruzione, di inefficienza e di insostenibile povertà fra i contadini è il monopolio del potere da parte del Pcc.

Il documento si propone di espandere una "democrazia socialista", ma non dice nulla sulla possibilità di introdurre un sistema multipartitico. Milioni di cinesi hanno il permesso di votare per candidati scelti dall'alto, soprattutto nei villaggi, ma il governo è contr5ario alla nascita di qualunque partito di opposizione. Un giorno prima del plenum del Comitato Centrale, Hu Jintao ha rifiutato il sistema politico occidentale dicendo che esso porterebbe la Cina in "un vicolo cieco".

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