07/10/2025, 08.45
KIRGHIZISTAN
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La nuova Costituzione del Kirghizistan

di Vladimir Rozanskij

Con le elezioni parlamentari anticipate del 30 novembre il presidente Žaparov vorrebbe tenere un referendum per alcune modifiche alla Carta tra cui la reintroduzione della pena di morte per crimini efferati contro donne e bambini. Il voto si svolgerà secondo le nuove regole che prevedono una quota del 30% dei seggi riservati alla rappresentanza femminile.

Bishkek (AsiaNews) - Il presidente del Kirghizistan, Sadyr Žaparov, ha dichiarato di avere l’intenzione di ripristinare la pena di morte, come risposta agli efferati crimini recenti contro i minorenni e le donne, e la proposta potrebbe essere messa ai voti in un referendum in contemporanea con le elezioni parlamentari anticipate del 30 novembre, aprendo la strada a una verifica complessiva della costituzione. La decisione è stata ispirata dal tragico caso dell’omicidio della minorenne Ajsuluu Mukaševa a Issyk-Kul, le cui indagini sono sottoposte al controllo diretto del presidente, come ha comunicato il portavoce Askat Alagozov.

Secondo la dichiarazione, Žaparov avrebbe dato disposizioni per preparare le modifiche legislative riguardo alla nuova introduzione della pena di morte per violenza e assassinio delle donne e dei bambini, casi che “non devono rimanere impuniti”. Il Kirghizistan è all’avanguardia nella concessione della rappresentanza politica al mondo femminile, ma nel Paese rimane ancora molto alta la percentuale di violenze contro le donne e i bambini.

Queste situazioni contraddittorie hanno spinto il presidente ad andare avanti con le proposte di modifica, e purtroppo l’assassinio della ragazza 17enne non è un caso isolato negli ultimi tempi. Le reazioni della popolazione, soprattutto attraverso le reti social, spingono per le misure di punizione più severe per i colpevoli di tali situazioni, “senza cedere a illusioni umanitarie da parte dello Stato”, come afferma il politologo Igor Šestjakov, direttore del centro di analisi Oj Orlo.

L’assassinio di Ajsuluu ha nella società kirghisa molta più risonanza delle stesse elezioni parlamentari, che dovrebbero aprire a una partecipazione popolare molto più diretta e senza fenomeni di corruzione e voto di scambio. Nel prossimo parlamento è riservata una quota minima del 30% per le donne, ma bisognerà verificare la corrispondenza di questa scelta nel voto degli elettori, considerando anche che ogni candidato dovrà pagare di tasca propria le tasse per la partecipazione alle elezioni. Come commenta Šestjakov, “quello che conta non è tanto la presenza di esponenti del gentil sesso in grado di sostenere le spese, ma soprattutto quella di persone di alto livello professionale, con un’adeguata visione delle necessità dello Stato, allora la scelta avrà un senso logico”.

Nelle sue pagine social, dove è sempre molto attivo, Žaparov ha smentito l’opinione diffusa che l’autoscioglimento parlamentare sia stata una sua idea, “anche se gli oppositori pensano che sia solo una preparazione alle elezioni presidenziali che avranno luogo tra un anno… No, cari connazionali, non ho fatto pressioni su nessun deputato”. Egli afferma che se si riproporrà come candidato alle presidenziali, dopo essere stato eletto cinque anni fa con l’80% delle preferenze, “sono abbastanza certo di superare il 90%, sento il sostegno del popolo molto più di prima”, chiudendo le ipotesi di un passaggio di consegne all’altro grande protagonista della scena pubblica kirghisa, il capo del Comitato per la sicurezza Kamčybek Tašiev.

Le elezioni si svolgeranno secondo le nuove regole, entrate in vigore lo scorso mese di giugno, con i trenta seggi plurinominali dei distretti territoriali, in ciascuno dei quali verranno eletti tre deputati, uno dei quali sarà obbligatoriamente di sesso femminile. Si prevede un parlamento molto orientato sulle riforme proposte dal presidente e dalla sua squadra di stretti collaboratori, che comunque rafforzerà la centralità della stessa figura presidenziale, mettendo in secondo piano anche il ruolo del partito di potere. I candidati non hanno comunque vita facile, dovendo non solo arrivare alla registrazione secondo tutti i parametri, ma anche condurre una campagna elettorale senza poter usufruire di finanziamenti al di fuori delle condizioni di controllo statale. All’ultimo voto politico aveva partecipato poco più del 30% dell’intero corpo elettorale, e si spera ora in una percentuale molto più significativa, e non solo per la spinta emotiva dei drammi sociali.

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