27/04/2009, 00.00
KAZAKISTAN - CINA
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La principale banca kazaka non può restituire i prestiti esteri

La Bta potrà pagare solo gli interessi. Nel Paese in crisi per il crollo del prezzo dell’energia e per investimenti non oculati, lo Stato cerca di ottenere finanziamenti. Se ne avvantaggia la Cina, che concede finanziamenti per miliardi di dollari in cambio del petrolio.

Astana (AsiaNews/Agenzie) – La Bta, maggiore banca del Kazakistan, ha annunciato il 24 aprile che non potrà restituire 11 miliardi di dollari di debiti con l'estero. Si aggrava la crisi del Paese, molto colpito dal crollo del prezzo del petrolio e in gravissime difficoltà di liquidità. Se ne avvantaggia la Cina, forte della sua liquidità e sempre in cerca di fonti di energia.

La Bta potrà pagare solo gli interessi ai molti creditori esteri, accorsi a effettuare finanziamenti durante la forte crescita economica del Paese negli scorsi anni. Le agenzie internazionali come la Fitch hanno subito declassato le obbligazioni della Bta qualificandole a rischio di “default”. La Bta è stata nazionalizzata dal governo a febbraio, cosa che potrebbe indicare la volontà di garantire la restituzione del debito per evitare una disastrosa perdita di fiducia internazionale.

La rapida crescita economica, spinta soprattutto dagli aumenti del costo di petrolio e gas, ha portato ditte e banche del Paese ad attingere soprattutto da finanziatori esteri, piuttosto che basarsi sul risparmio interno. Ora è considerato rischioso investire nel Paese, in forte recessione, e mancano nuovi flussi finanziari che sostengano il forte indebitamento verso l’estero.

Per accrescere la liquidità la Halyk Savings Bank, terza maggiore del Paese e direttamente controllata dalla figlia e dal genero del presidente Nursultan Nazarbayev, oggi ha annunciato una massiccia offerta di quote privilegiate, dalla quale spera di ricavare nuovo capitale per 643 milioni di dollari.

Per sostenere l’economia in forte difficoltà Astana ha erogato finanziamenti per circa 15 miliardi di dollari, pari al 14% del Prodotto interno lordo, e ora cerca di reperire fondi tramite accordi petroliferi. A metà aprile, durante una visita di 5 giorni di Nazarbayev in Cina (nella foto con il premier Wen Jiabao), la statale KazMunaiGas (Kmg) ha concordato con la China National Petroleum Corporation (Cnpc), maggiore ditta petrolifera cinese, la cessione del 49% delle azioni della MangistauMunaiGas. La Mmg già sfrutta giacimenti stimati pari a 1,32 miliardi di barili e ha il 58% della raffineria Pavlodar. Il Paese possiede il 3% del petrolio mondiale. In cambio la cinese Eximbank presterà 5 miliardi di dollari alla statale Development Bank of Kazakhstan e la Cnpc finanzierà la Kmg per 5 miliardi.

Con la crisi mondiale la Cina, che ha le maggiori riserve finanziarie del mondo, può trarre vantaggio dalla sua grande liquidità, portando denaro fresco ad aziende in difficoltà produttrici di materie prime. Pechino in Kazakistan già ha la Aktobemunagais, che produce 120mila barili di greggio al giorno, e il 67% della PetroKazakhstan che ne produce 150mila. Con la Kmg è partner alla pari per l’oleodotto da 200mila barili al giorno che corre dal Mar Caspio al cinese Xinjiang.

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