12/12/2025, 10.38
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Le leggi che in India ancora discriminano le persone con la lebbra

di Maria Casadei

La Corte Suprema ha chiesto a Stati e governo centrale di identificare e abrogare con urgenza tutte le disposizioni obsolete che continuano a contenere riferimenti discriminatori nei confronti di chi è malato di lebbra. Secondo la Commissione Nazionale per i Diritti Umani ci sono quasi 100 norme che limitano i diritti e l'accesso ai servizi anche delle persone che sono guarite.

New Delhi (AsiaNews) - Nonostante sia una malattia curabile da decenni, in India la lebbra continua a essere un marchio legale di esclusione. La Commissione Nazionale per i Diritti Umani (NHRC), che segue il tema dal 2021, ha recentemente pubblicato una relazione segnalando che 97 leggi, sia statali sia federali, contengono tuttora riferimenti discriminatori.

Sulla base di questo documento, la Corte Suprema ha chiesto agli Stati indiani e governo centrale di individuare e abrogare con rapidità tutte le disposizioni obsolete, invitando a seguire le raccomandazioni proposte dalla NHRC, tra cui per esempio l’utilizzo della scansione dell’iride per l’iscrizione all’Aadhaar (che fornisce ul numero di identificazione personale), dato che la malattia può compromettere le impronte digitali.

La Corte è tornata sul tema in seguito a un’azione legale collettiva (o PIL, Public Interest Litigation) presentata nel 2010 dalla Federation of Leprosy Organizations, che denunciava la permanenza di riferimenti obsoleti e discriminatori nella legislazione indiana. La lebbra, in passato ritenuta una malattia altamente contagiosa e incurabile, aveva portato a misure di isolamento forzato, previste per esempio dalla Indian Lepers Act del 1898, una legge oggi abrogata.

Nonostante l’introduzione della Terapia Multi-Farmaco (MDT) negli anni ‘80 e la piena curabilità della malattia, molte norme sono però rimaste immutate. L’India ha dichiarato la lebbra superata come problema di sanità pubblica nel 2005, eppure le persone affette da lebbra sono ancora escluse da servizi pubblici, diritti civili e opportunità lavorative. A luglio 2025, la Corte Suprema ha definito la persistenza di queste norme “imbarazzante”, con riferimento in particolare ai (pochi) casi in cui la lebbra figura ancora come motivo di divorzio. Su indicazione dei giudici Surya Kant e N.K. Singh, gli Stati e i Territori dell’Unione erano stati già invitati, nel maggio 2025, a costituire comitati per individuare, entro quattro settimane, le disposizioni ancora vigenti. A fine luglio, dopo aver rilevato ritardi, la Corte ha concesso un’ulteriore proroga di due settimane e ricordato che le modifiche legislative possono avvenire anche tramite ordinanze o sessioni speciali.

Molte delle norme ancora in vigore, inoltre, escludono le persone affette da lebbra dagli ordini professionali (a dirlo è il Nurses and Midwives Act del 1953) o dal trasporto pubblico, come previsto dall’Indian Railways Act del 1989, che impone restrizioni ai viaggiatori con “malattie infettive o contagiose” e prevede la presentazione di un certificato medico obbligatorio nei casi di persone con lebbra non infettiva. Oppure il Merchant Shipping Act del 1958 richiede controlli sanitari preventivi per i pellegrini.

A livello statale, il quadro non è molto diverso: in diverse giurisdizioni restano attivi regolamenti che limitano l’accesso alle professioni, agli impieghi pubblici o agli incarichi fiduciari per chi ha avuto la lebbra, spesso subordinando tutto alla presentazione di certificati di guarigione. Anche la mobilità non è sempre libera: in alcune città, come Bangalore e Chennai, il servono certificazioni mediche per poter utilizzare le mtropolitane. In vari Stati, tra cui il Rajasthan, il Madhya Pradesh e l’Orissa, la malattia continua a essere motivo di ineleggibilità nei consigli locali.

Alcuni passi avanti sono stati compiuti dal governo centrale, con il Personal Laws (Amendment) Act del 2019, per esempio, che ha eliminato il riferimento alla lebbra come causa di divorzio nella legislazione matrimoniale nazionale. Nel 2015 la Law Commission aveva presentato l’EDPAL Bill con lo scopo di eliminare riferimenti discriminatori in otto leggi centrali e a introdurre nuove tutele, ma il testo non è ancora stato approvato dal Parlamento.

La Corte Suprema ha precisato che la revisione delle norme compete al governo e alle assemblee legislative, chiedendo un intervento coordinato. Gli Stati e i territori dell’Unione devono ora presentare relazioni dettagliate sulle misure adottate in base alle raccomandazioni della NHRC. La prossima udienza è fissata per il 17 dicembre.

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