Leone XIV ai giornalisti: 'Scegliete parole di pace. Libertà per i reporter incarcerati'
L'incontro in Aula Paolo VI con i rappresentanti dei media che da Roma hanno raccontato la morte di Francesco e il conclave. “La sofferenza dei giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle nazioni e della comunità internazionale”. Rilancia l'invito di Bergolio a "disarmare la comunicazione da pregiudizi, rancori, fanatismo e odio". Sul viaggio in Turchia per i 1700 anni del Concilio di Nicea ha risposto: "Lo stiamo preparando".
Città del Vaticano (AsiaNews) - Dalla morte di papa Francesco ad oggi gli occhi del mondo non hanno smesso di guardare al Vaticano. Lo hanno fatto tramite gli oltre 6mila giornalisti e operatori dei media - giunti a Roma da 90 nazioni per la copertura del Conclave - accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede. Proprio loro papa Leone XIV ha incontrato oggi nella prima udienza generale del suo pontificato, presso l’Aula Nervi. Loro - o, meglio, noi: presente anche AsiaNews, come nelle ultime settimane - che hanno vissuto da vicino questi “giorni davvero speciali”, ha detto Prevost. “Vorrei tanto che ognuno di noi potesse dire di essi che ci hanno svelato un pizzico del mistero della nostra umanità, e che ci hanno lasciato un desiderio di amore e di pace”.
La comparsa del nuovo pontefice sul palco dell’Aula Paolo VI è stata preceduta da almeno sette minuti di silenzio assoluto. Alle 10:53 le Guardie Svizzere hanno preso posto sul palco e ai suoi piedi, preannunciando l’ingresso. Il chiacchierio di oltre 5mila colleghi e colleghe che hanno condiviso “giornate faticose” si è subito fermato. Aula Paolo VI era piena per circa tre quarti. Il fiato sospeso, gli occhi fissi sulla porta laterale inquadrata nella diretta vaticana. Papa Leone XIV alle 11 ha preso posto su una sedia al centro della pedana, accompagnato da un lungo applauso. “Buongiorno, e grazie per questo meraviglioso ricevimento! Dicono che quando si applaude all'inizio non importa molto... Se alla fine siete ancora svegli e volete ancora applaudire…”, sono state le prime, ironiche, parole a braccio, pronunciate in inglese.
Ai presenti, nel testo preparato in italiano, citando Bergoglio durante il Giubileo del mondo della comunicazione, ha detto: “Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra”. “Una comunicazione disarmata e disarmante - ha continuato, facendo eco all’espressione sulla pace che aveva condiviso con il mondo dopo l’elezione - ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana”. E, continuando a rivolgersi a coloro che sono “in prima linea nel narrare i conflitti” e “le situazioni di ingiustizia e di povertà”, ha aggiunto: “Vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace”.
Papa Prevost ha menzionato il “Discorso della montagna”, riportato nel Vangelo di Matteo, in cui Gesù proclama: “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9). Questa Beatitudine “sfida tutti”, chiamando ogni persona “all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione”, ha affermato il pontefice. Quindi, ha parlato ancora di pace, tema che già ha segnato l’inizio del pontificato: “Comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri”. Ma anche dal modo in cui si comunica. “Dobbiamo dire ‘no’ alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra”, ha aggiunto il papa. Ribadendo subito la “solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità”. A queste parole il discorso è stato interrotto da uno scosciante applauso che ha attraversato Aula Nervi, fino alle retrovie. Prevost ha quindi chiesto la “liberazione di questi giornalisti incarcerati”.
Oltre 500 sono i giornalisti incarcerati nel 2024, secondo l’ultimo report di Reporter senza frontiere (Rsf). È l’Asia a detenere il peggior dato: in testa la Cina con 115 casi, seguita dal Myanmar con 70. “La Chiesa riconosce in questi testimoni - ha continuato papa Leone XIV - il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati. Perché solo i popoli informati possono fare scelte libere”. Tra essi è da ricordare Jimmy Lai, incarcerato dalle autorità cinesi nel 2023 ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale. Fondò il quotidiano Apple Daily con cui chiese la democrazia a Hong Kong, dove ora si sta discutendo di nuove estradizioni a Pechino per “casi complessi” come il suo, con coinvolgimenti esteri. E come non tenere a mente anche la Striscia di Gaza - luogo più mortale al mondo per i giornalisti - dove in 17 mesi di attacchi israeliani ne sono morti oltre 200.
“La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa”, ha affermato papa Prevost. “Grazie, cari amici, per il vostro servizio alla verità”. I ringraziamenti di papa Leone XIV sono stati anche per gli sforzi di “uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni, attraverso i quali leggiamo spesso la vita cristiana”. Poi, ha menzionato le “sfide” odierne della comunicazione, che “non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura”. “Penso, in particolare, all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso, che richiede, però, responsabilità e discernimento”, ha affermato. Citando ancora una volta Bergoglio ha poi affermato: “Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce”.
Parlando del lavoro svolto nelle ultime settimane in Vaticano, Leone XIV ne ha ripercorso le tappe: “i riti della Settimana Santa”, “il dolore della morte di papa Francesco” (al nome del pontefice defunto un altro applauso ha interrotto la lettura di Prevost) e il Conclave, “tempo di Grazia” per la Chiesa. “Siete riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo, guidato dal Buon Pastore”, ha detto. Una sfida superata nonostante i “tempi difficili da percorrere e da raccontare” in cui viviamo. Essi chiedono di “non cedere mai alla mediocrità”, ha affermato il vescovo di Roma, secondo americano dopo il predecessore argentino. “La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e, allo stesso modo, non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia”.
Salutando brevemente al termine dell'incontro alcuni tra i giornalisti presenti è stato interpellato sull'ipotesi del viaggio in Turchia in occasione dei 1700 anni dal Concilio di Nicea, che era già in ipotesi con papa Francesco per il 24 maggio. "Lo stiamo preparando" ha risposto Prevost non precisando però se sarà quella la data o avverrà in un altro momento. Proprio oggi intanto la sala stampa della Santa Sede ha reso noto il calendario delle celebrazioni che il papa presiederà nei prossimi giorni e che prevede per il pomeriggio del 25 maggio l'insediamento sulla cattedra del vescovo di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano.
14/12/2022 10:51