03/08/2023, 11.38
VATICANO - GMG
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Lisbona, giovani indiani e pakistani: Gmg ‘esperienza unica’ di incontro

Nell’incontro con gli studenti dell’università cattolica l’invito a essere “maestri di speranza” per il pianeta. In nunziatura la preghiera con un gruppo di giovani ucraini. Il monito a diventare sempre più “imprenditori di sogni”, non “amministratori di paure”. A seguire la tappa alla Scholas Occurrentes di Cascais per dare la “pennellata finale” a un murales di tre chilometri.

Lisbona (AsiaNews) - La Giornata mondiale della gioventù è una “esperienza unica” che permette di conoscere persone da ogni parte della terra, ma soprattutto favorisce rapporti fra cittadini di nazioni spesso in contrasto fra loro, come accaduto in questi giorni a gruppi di cattolici indiani e pakistani. A raccontarlo ad AsiaNews è p. Godfrey Malu, dell’arcidiocesi di Mumbai, che in queste ore a Lisbona ha “incontrato alcuni giovani pakistani” che erano “davvero felici di conoscerci”. “Noi indiani e pakistani - prosegue - ci siamo riuniti e abbiamo scattato foto, per dimostrare che siamo un unico corpo” della Chiesa. “Pur se di nazioni diverse [due potenze nucleari dell’Asia del Sud, con molti problemi irrisolti e tensioni ai confini] - afferma - siamo una cosa sola” e in questa occasione possiamo vivere un momento “unico” di confronto. 

I due gruppi sono parte del milione e più di giovani da tutto il mondo, che si sono dati appuntamento dal 2 al 6 agosto a Lisbona rispondendo alla chiamata di papa Francesco, per partecipare alla XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Fin dal suo primo discorso, quello alle autorità, il pontefice ha rinnovato l’appello alla pace e alla ricerca di nuove vie di incontro e di dialogo, anche laddove vi siano muri o situazione di guerra e violenze. Parole condivise ma soprattutto sperimentate in prima persona dal gruppo di giovani indiani e pakistani, conferma p. Godfrey: “Pur appartenendo a realtà diverse, siamo una cosa sola” in Cristo. 

Oggi, intanto, proseguono gli impegni ufficiali del papa alla Gmg con due appuntamenti nella mattinata, preceduti dal saluto in nunziatura a un gruppo di ragazze e ragazzi dall’Ucraina, cui ha espresso vicinanza “dolorosa e di preghiera”. A seguire l’incontro con i giovani universitari alla “Universidade Católica Portugesa” (con la testimonianza di quattro studenti fra i quali Mahoor, una rifugiata iraniana) e un secondo con i giovani di Scholas Occurrentes nella sede di Cascais. Agli studenti ha ricordato che essere “università cattolica” significa che “ogni elemento è in relazione al tutto e che il tutto si ritrova nelle parti”. Dunque, alle competenze scientifiche si somma una crescita della persona che è anche insita nel cammino di ogni pellegrino, mosso dal coraggio di “continuare la ricerca e il rischio del cammino”. Il pontefice esalta la parola “pellegrini”, che implica “lasciare da parte la routine abituale” per mettersi in cammino “attraverso i campi” e “oltre i propri confini” superando la “zona di comfort”. “Nel termine ‘pellegrino’ vediamo rispecchiata - osserva - la condizione umana, perché ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a compiere un viaggio […] Cercare e rischiare: ecco i verbi dei pellegrini”. Il papa non manca di citare il saluto di tradizione medievale, quando all’esclamazione “Ultreia” l’altro rispondeva “et Suseia”. ”Sono espressioni - afferma - di incoraggiamento a continuare la ricerca”. 

Richiamando Pessoa, il pontefice si rivolge agli iscritti all’Università cattolica portoghese di Lisbona invitandoli a rischiare non avendo paura di sentirsi “inquieti”. Le sfide sono “enormi” e i gemiti “dolorosi” avverte Francesco, il quale spiega però che “non siamo in un’agonia, bensì in un parto” che mette al centro “la persona”. In quest’ottica l’università non esiste per preservarsi come istituzione, quando “l’autopreservazione” rappresenta una “tentazione […] che fa guardare all’esistenza in modo distorto”. Al contrario, serve coraggio per “sostituire le paure coi sogni: non amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!”. “Se chi ha ricevuto - sottolinea il pontefice -  un’istruzione superiore (che oggi, in Portogallo e nel mondo, rimane un privilegio) non si sforza di restituire ciò di cui ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto”.

Il titolo di studio, spiega ai giovani il papa, non è solo “una licenza per costruire il benessere personale” ma deve essere un “mandato” per dedicarsi a una società “più giusta e inclusiva, cioè più progredita”. E sono proprio i giovani coloro i quali sono chiamati a operare cambiamenti e trasformazioni, chiedendosi “in che modo l’università, soprattutto quella cattolica, può contribuirvi”. Agli universitari dice che “voi siete la generazione che può vincere questa sfida” perché “avete gli strumenti scientifici e tecnologici”, senza cadere nella “trappola di visioni parziali” ma guardando al futuro “mantenendo viva la memoria”. Francesco ricorda poi i temi più urgenti: una terza guerra mondiale a pezzi, ecologia integrale, la sofferenza del pianeta e quella dei poveri, la desertificazione e i rifugiati, le migrazioni e la denatalità, la dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale. “ Non polarizzazioni, ma - esorta - visioni d’insieme”.

“In ogni epoca - ha proseguito il papa - uno dei compiti più importanti per i cristiani è recuperare il senso dell’incarnazione” senza la quale “il cristianesimo diventa ideologia; è l’incarnazione che permette di essere stupiti dalla bellezza che Cristo rivela attraverso ogni fratello e sorella, ogni uomo e donna”. E sottolineando il ruolo della donna, plaude alla decisione dell’università di aggiungere la figura di Chiara alla cattedra dedicata alla Economia di Francesco. Perché “il contributo femminile è indispensabile” come emerge sin dalla Bibbia dove “l’economia della famiglia è in larga parte in mano alla donna. È lei la vera ‘reggente’ della casa, con una saggezza che non ha per fine esclusivamente il profitto, ma la cura, la convivenza, il benessere fisico e spirituale di tutti, e pure la condivisione con i poveri e i forestieri”. Infine, il papa richiama i giovani presenti al compito di studiare il Patto educativo globale “e appassionarvene”, in particolare nella parte in cui educa “all’accoglienza e all’inclusione”. 

Concluso l’incontro con gli universitari, il papa si è recato a Cascais dove ha trovato ad aspettarlo i giovani di Scholas Occurrentes. Fra i vari momenti anche l’occasione per il papa di dare la “pennellata finale” al murales di circa 3 chilometri al quale la comunità sta lavorando da tempo, nell’ambito del progetto “Vita fra i mondi”. Oltre 2000 fra anziani, giovani, ricchi, poveri, bambini di diverse religioni e non credenti e giovani di diverse nazionalità hanno partecipato a questa opera d’arte il cui tocco finale viene dato proprio oggi, nell’ambito della Gmg, dal papa. Il progetto “Vita tra i mondi” cerca di incarnare la visione pedagogica del pontefice evidenziando l'importanza del “tra”, dove avviene l’incontro tra le persone, tra le persone e il mondo, tra il mondo e la vita, dove la vita riacquista il suo significato. Scholas Occurrentes è un Movimento Educativo Internazionale di Diritto Pontificio, creato con decreto di Sua Santità Papa Francesco, presente nei cinque continenti e che attraverso la sua rete integra più di mezzo milione di scuole e reti educative. La sua missione è rispondere alla chiamata a creare la cultura dell’incontro.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

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