08/07/2009, 00.00
CINA
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Lo yuan diventa moneta ufficiale per il commercio tra ditte cinesi ed estere

Si prevede che entro 3 anni coprirà quasi la metà dei commerci con l’estero, pari a 2mila miliardi di dollari. Pechino vuole proporre la sua valuta come moneta internazionale di riferimento. Esperti ritengono che occorra prima togliere lo stretto controllo statale sul renminbi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina farà scambi commerciali in yuan per almeno 2mila miliardi di dollari nei prossimi 3 anni, nella nuova zona istituita a Hong Kong e Macao e grazie agli accordi conclusi con imprese dell’area Asean (Associazione delle Nazioni del sudest asiatico).

Lo yuan non è liberamente convertibile e gli scambi commerciali tra ditte cinesi ed estere sono finora avvenuti in valuta estera, soprattutto dollari. Pechino ha indicato nei giorni scorsi circa 400 ditte che possono fare scambi commerciali nella valuta cinese, al dichiarato fine di rendere lo yuan una valuta di importanza internazionale e di ridurre la dipendenza del commercio cinese dalle fluttuazioni del dollaro Usa. Le ditte che useranno la valuta cinese beneficeranno di minor costi per le merci e saranno esenti dai rischi relativi alle variazioni del tasso di cambio tra la conclusione dell’affare e la sua esecuzione. Inoltre la Cina promette alle ditte estere vari vantaggi, quali sgravi fiscali e finanziamenti al commercio.

Qu Hongbin, economista della banca finanziaria HSBC, ritiene che l’internazionalizzazione dello yuan “con probabilità sarà più rapida delle previsioni” e prevede scambi in yuan pari a 2mila miliardi di dollari in 3 anni, tra il 40 e il 50% degli scambi commerciali complessivi per il Paese. Egli prevede, inoltre, che entro i prossimi 5 anni lo yuan sarà usato in tutti gli scambi commerciali tra Cina e Paesi asiatici, con esclusione solo di Giappone e altri mercati emergenti.

Più cauto il commento di Billy Mak Sui–choi, professore alla Baptist University di Hong Kong, che dice al South China Morning Post che finora solo 400 ditte sono state autorizzate a stipulare accordi in yuan: a dimostrazione della cautela e di una politica di piccoli passi da parte di Pechino.

Intanto appare soprattutto provocatoria la proposta che Pechino ha lanciato in vista del G8 iniziato oggi a L’Aquila (Italia): la sostituzione del dollaro come valuta di riferimento mondiale con lo Special Drawing Right (Sdr, il Diritto speciale di prelievo), moneta virtuale utilizzata dal Fondo monetario internazionale che fa riferimento ai valori di dollaro Usa, euro, sterlina britannica e yen giapponese.

Gli economisti concordano che lo yuan avrà un sempre maggior peso mondiale, ma si dividono sugli scenari futuri. Arthur Kroeber ritiene che ci vorranno non meno di 10 anni perché il renminbi diventi “una valuta di riserva di secondo piano come lo yen giapponese” e non ritiene probabile che possa mai soppiantare il dollaro.

Comunque tutti dicono che per il salto di qualità non basta il sostegno della forte economia di Stato cinese, ma occorre che Pechino rinunci allo stretto controllo del rapporto di cambio dello yuan, lo sottoponga in pieno alle fluttuazioni del mercato e renda possibili senza limiti né restrizioni gli investimenti esteri sulla valuta e su azioni e titoli stimati in yuan. Proprio quanto la Cina non appare disposta a concedere nel breve termine. Pechino teme che lo yuan si riapprezzi rispetto alle altre valute, facendo crescere i prezzi delle proprie manifatture con pesanti perdite di esportazioni. Negli ultimi 12 mesi le autorità cinesi hanno impedito l’apprezzamento della moneta cinese sul dollaro, anche se tutti concordano che sia sottostimata.

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