24/11/2025, 15.19
FILIPPINE
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Manila, Amnesty denuncia torture della polizia: sale la tensione per la 'Trillion Peso March'

Amnesty International ha accusato la polizia filippina di uso “non necessario ed eccessivo della forza” durante le proteste anticorruzione che si sono tenute il 21 settembre a Manila, con testimonianze di pestaggi, torture e abusi anche contro minorenni. In vista di un'altra massiccia marcia prevista il 30 novembre, le autorità hanno già dispiegato misure di sicurezza straordinarie. Cresce la paura di nuove violenze e di una possibile repressione preventiva.

Manila (AsiaNews) – La polizia filippina si è macchiata di gravi violazioni dei diritti umani durante le manifestazioni anticorruzione del 21 settembre a Manila. A dirlo è Amnesty International, che ha accusato le forze dell’ordine di aver fatto ricorso a “forza non necessaria ed eccessiva”, in alcuni casi configurabile come tortura. In tutto il Paese e in particolare nella capitale, sta da tempo montando la tensione in vista delle proteste previste per il 30 novembre, che potrebbero essere le più partecipate dell’ultimo decennio.

L’organizzazione per i diritti umani ha riportato le testimonianze di dieci persone, tra cui alcuni minorenni, che hanno descritto pestaggi, violenze e maltrattamenti, subiti durante e dopo gli arresti. Secondo Amnesty la polizia avrebbe colpito manifestanti pacifici e passanti, indipendentemente dal loro coinvolgimento negli scontri verificatisi durante le proteste.

Uno dei testimoni, chiamato “Rey”, 20 anni, ha raccontato di essere stato aggredito da uomini in borghese mentre reggeva un cartello, per poi essere consegnato alla polizia (in questo caso in uniforme) che lo ha colpito con pugni, calci e manganelli fino a fargli perdere conoscenza. Il pestaggio è continuato persino all’interno di un’ambulanza, fino a quando gli agenti non si sarebbero accorti dell’arrivo dei media.

Situazioni simili sono state riferite da altri manifestanti o semplici spettatori, come “Omar”, 25 anni, arrestato mentre osservava da lontano le manifestazioni, o tre giovani lavoratori di 17, 18 e 19 anni, fermati mentre rientravano al loro cantiere. Diverse testimonianze citano una “tenda blu” a Mendiola Street, usata come punto di detenzione improvvisato, dove - secondo gli intervistati - gli agenti hanno continuato a colpire i fermati con manganelli e calci.

Secondo l’avvocata Maria Sol Taule, che rappresenta alcune delle persone arrestate, molti detenuti presentavano ferite evidenti, tra cui per esempio un trauma alla mandibola causato da un colpo di manganello. In diversi casi, queste persone hanno perso il lavoro a causa della detenzione prolungata.

La polizia di Manila ha negato le accuse e sostiene di aver mantenuto un approccio di “massima tolleranza”, ribadendo che le violenze sarebbero partite da alcuni manifestanti che avrebbero incendiato veicoli e lanciato oggetti contro gli agenti. Le autorità affermano di aver arrestato 216 persone, tra cui 91 minori, accusate di cospirazione e altri reati. Amnesty, tuttavia, sottolinea che molte delle persone fermate non hanno in realtà preso parte ad alcuna azione violenta.

Numerose irregolarità sono state riscontrate anche nella gestione della detenzione: decine di persone sono state trattenute oltre le 36 ore consentite dalla legge per gli arresti senza mandato. I minorenni, secondo esperti per i diritti dell’infanzia, sono stati picchiati e costretti a svolgere “servizio alla comunità” come forma di punizione.

Amnesty ha chiesto un’indagine immediata, indipendente e imparziale sulle violenze attribuite alla polizia e ha chiesto che i responsabili siano perseguiti. “Le Filippine devono garantire che le persone possano scendere in strada senza timore”, ha affermato Jerrie Abella, responsabile delle campagne regionali di Amnesty. “Le autorità devono proteggere il diritto alla libertà di espressione, non reprimerlo con violenza”.

Con i nuovi cortei anticorruzione previsti per questo fine settimana, crescono l’attesa e la preoccupazione per la risposta che adotteranno le forze dell’ordine. Il 30 novembre si svolgerà un'altra proteste nell'ambito del movimento della Trillion Peso March, che ha raccolto l’appoggio di associazioni civili, gruppi religiosi, sindacati e movimenti studenteschi. Le autorità hanno già attivato un dispositivo di sicurezza straordinario.

L’iniziativa è nata per chiedere trasparenza e giustizia per lo scandalo riguardante i fondi destinati a opere anti-alluvione che non sono mai stati spesi, in realtà, per opere pubbliche. Le preoccupazioni riguardano tanto la possibilità di nuove violenze da parte delle forze dell’ordine quanto il rischio che le forze dell’ordine agiscano con una repressione preventiva. 

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