08/10/2009, 00.00
MEDIO ORIENTE
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Molte attese, ma poche illusioni, dalla visita di re Abdullah a Damasco

L’incontro tra il re saudita e il presidente siriano potrebbe allentare molte delle tensioni del Medio Oriente, dalla formazione di un governo in Libano alla riappacificazione tra i palestinesi. Ma molto difficilmente porterà ad un reale allontanamento di Damasco da Teheran.
Beirut (AsiaNews) – In teoria, potrebbe sbloccare la situazione libanese – dove da giugno non si riesce a formare un governo –, favorire un riavvicinamento tra Hamas e Fatah – del quale c’è qualche timido segnale -, allentare la tensione in tutto il Medio Oriente e, quindi, dare una mano a Barack Obama e al suo tentativo di portare finalmente pace nella regione. Sono molti i potenziali risvolti positivi dell’incontro tra il presidente siriano Bashar al Assad e il re saudita Abdullah, in corso a Damasco.
 
La stampa ufficiale siriana e quella saudita parlano con grande, positiva enfasi dell’incontro, il primo da molti anni di un re saudita a Damasco. La siriana SANA scrive di “fraterne relazioni e storici rapporti” che uniscono i due Paesi da “consolidare” in tutti i campi, il saudita Arab News di una visita che “apre un nuovo capitolo” nei rapporti tra Damasco e Ryiad.
 
Nei resoconti ufficiali si afferma che Assad e Abdullah hanno detto di voler “eliminare gli ostacoli che ostacolano lo sviluppo” dei rapporti tra i loro Paesi, aggiungendo che ciò “si ripercuoterà in modo positivo sulle questioni” regionali.
 
Che sono molte. Tutto dipende dalla posizione della Siria nel quadro delle alleanze. Dagli anni ’80 – al tempo della guerra tra Iran e Iraq – Damasco è un fedele alleato di Teheran. L’unico apertamente schierato. Insieme, i due Paesi appoggiano Hezbollah e Hamas, il che vuol dire Liabno, Israele e movimento palestinese. Ciò da un lato permette alla Siria di continuare a pesare nella politica interna libanese e di influire sulle prospettive di pace tra israeliani e palestinesi, dall’altro le è costato un forte isolamento internazionale. La presidenza Bush la pose tra gli “stati del male”, Assad consentì il passaggio di armi e guerriglieri contro gli americani in Iraq e dette – e dà – ospitalità a esponenti del regime di Saddam, con tutte le conseguenti tensioni con l’attuale governo di Baghdad.
 
Spezzare, o quantomeno affievolire, l’alleanza con l’Iran che va avanti col suo preoccupante programma nucleare è ciò che ha spinto prima la Francia e poi gli Stati Uniti di Obama a tentare un riavvicinamento alla Siria. Ora tocca ad Abdullah.
 
Di conreto, è uscito un accordo contro la doppia tassazione e l’evasione fiscale.
 
Il resto, cioè quello che conta, è soggetto a visioni diverse. Da parte siriana, un consigliere di Assad, Buthaina Shaaban, vede nell’incontro un “rafforzamento della posizione araba e islamica” di fronte all’intransigenza israeliana e parla di “eccellenti progressi”. Dalla stessa capitale, un diplomatico occidentale, sentito dalla Reuters, ritiene che “l’Arabia Saudita non ha niente da offrire ai siriani per spingerli ad allontanarsi dall’Iran”. Sami Moubayed, un analista politco siriano, aggiunge che “il re è qui, ma il presidente siriano un mese fa era in Iran”. Sulla stessa linea, un’analisi del Jerusalem Post, per il quale, “Damasco potrebe avere molto da guadagnare nel restaurare i rapporti con i sauditi. Ma il prezzo dell’abbandono dell’alleanza con il suo alleato chiave nella regione - Teheran - è al di fuori delle possibilità”.
 
In senso contrario, va notato he la visista di Abdullah segue di poche settimane quella che Assad ha fatto in Arabia Saudita, dove si è recato il 23 settembra, ufficialmente per l’inaugurazione di una università. Dagli Stati Unit, Andrew Tabler del Washington Institute for Near East Policy, ritiene che “la visita di Abdullah è significativa simbolicamente, in quanto apre a Damasco la porta per uscire dal suo cescente isolamento nei confronti degli alleati arabi degli Stati Uniti”. “Ciò potrebbe essere solo una photo shoot, comunque, se non dovesse significare progressi nelle questioni chiave, principalmente la formazione di un governo in Libano e la riconciliazine tra Hamas e Fatah”.
 
 
A Beirut , in effetti, si guarda con speranza all’incontro, Il filosiriano As Safir ha citato fonti vicine al presidente Michel Suleiman, per affermare che il capo dello Stato libanese saluta il riavvicinamento tra Siria e Arabia Saudita che “potrebbe essere nell’interesse del Libano e facilitare la formazione di un governo costruttivo”. Analogamente An Nahar, per il quale un accordo tra Damasco e Ryiadh può “porre fine allo stallo in Libano”. (PD)
 
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