04/04/2022, 12.43
MALTA - VATICANO
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Mons. Scicluna, nell’accoglienza il papa rafforza la missione dei cattolici maltesi

Per l’arcivescovo la visita del pontefice una “fiaccola” da mantenere viva con la testimonianza e l’evangelizzazione. Il triste spettacolo dei muri, la solidarietà verso i fratelli in fuga dall’Ucraina, ma quanti vengono da sud “considerati di serie B”. La “trasfigurazione” di Francesco nell’incontro con malati, carcerati, reietti. 

La Valletta (AsiaNews) - La migrazione per Malta è parte del “patrimonio genetico”, un elemento intrinseco “alla sua cultura e fisionomia”, perché dai tempi di san Paolo apostolo sino ad oggi l’isola è vista come “un porto sicuro”. Papa Francesco, con la sua presenza, ha “ricordato” l’etimologia di Malta, la sua “identità” perché “noi stessi siamo figli di migranti e delle migrazioni” e “vogliamo vivere questa identità in chiave di speranza”. Mons. Charles Scicluna, arcivescovo di Malta, ripercorre il viaggio apostolico del pontefice sull’isola nel fine settimana scorso, con l’auspicio di “mantenere viva e accesa la fiammella che il Santo Padre ha acceso”. 

Dai migranti ai malati, dalla messa in uno dei luoghi simbolo dell’isola alla preghiera nella Grotta di san Paolo a Rabat, sono molti gli appuntamenti di una visita breve - durata meno di 48 ore - ma dal grande significato. Nella quale papa Francesco ha affrontato due temi a lui cari nel suo pontificato: la ricerca della pace - e la condanna di ogni forma di guerra, ultima quella in Ucraina - e di soluzioni al fenomeno migratorio, che siano improntate all’accoglienza e al sostegno di quanti sono nel bisogno. 

In questi anni, sottolinea mons. Scicluna, abbiamo assistito “al triste spettacolo” mostrato da Paesi che “hanno innalzato dei muri” nel tentativo di arginare il flusso migratorio da sud e da est. Anche in questa fase storica, prosegue, “assistiamo a manifestazioni di grande solidarietà verso i nostri fratelli che vengono dall’Ucraina, ma non ve ne è altrettanta verso fratelli che vengono dal sud [Africa e Medio oriente], considerati quasi di serie B”. Questo è un fattore che “ci deve coinvolgere”, perché è necessario mostrare “solidarietà verso tutti” e la visita del papa “ci esorta a guardare nella giusta direzione e a fornire risposte adeguate”. 

Interpellato sul valore del viaggio apostolico per Malta e la comunità cattolica locale, mons. Scicluna sottolinea “l’abbraccio della gente” che si è visto “nei diversi momenti: calorosissimo, frutto della gioia di fedeli entusiasti di poter vedere il papa di persona, l’uomo in bianco che rappresenta il successore di Pietro e incarna Cristo oggi sulla terra”. E ancora, l’incontro con “disabili, malati e carcerati, i reietti, gli ultimi” al termine della preghiera nella grotta. “Sono tutti - sottolinea l’arcivescovo ad AsiaNews - ospiti e assistiti della Caritas, una rappresentanza folta della sofferenza umana. Con loro il papa si è come trasfigurato mostrando tenerezza e simpatia, una esperienza profonda di compassione che mi ha toccato”. Io stesso, aggiunge, “appena sceso dall’aereo ho chiesto al papa il dono della riconciliazione e della guarigione, spirituale e fisica” per la comunità “facendomi interprete delle suppliche di quanti mi hanno chiesto di pregare per situazioni difficili, malattie e sofferenze personali e familiari”.

Ieri pomeriggio Francesco ha concluso il viaggio a Malta incontrando circa 200 migranti nel Centro Giovanni XXIII Peace Lab ad Hal Far. “Voglio spendere una parola - sottolinea mons. Scicluna - per quanti nella nostra società rifiutano il razzismo e sono segni di speranza e umanità. Il papa è venuto per dare conforto alle persone di buona volontà, che lavorano contro corrente, contrastando un razzismo latente e mostrando quella rara umanità e quello spirito di generosità che, per me, sono fonte di speranza. Nel nostro popolo [maltese] vedo una bontà che non va persa, ma sostenuta e la presenza del pontefice ha rappresentato un’ulteriore fonte di incoraggiamento”. 

A Malta il papa è tornato anche a condannare la guerra in Ucraina, definita sacrilega. “Viviamo il conflitto - sottolinea il prelato - con grande apprensione”. Le generazioni precedenti “ricordano ancora i bombardamenti, le distruzioni della nostra isola, il papa stesso ha celebrato la messa nel piazzale dei Granai di Floriana” dove vi era una chiesa “distrutta dai nazi-fascisti. Purtroppo sembra che oggi non abbiamo avuto la saggezza di imparare nulla dal passato e ciò è fonte di angoscia vera… assistiamo impotenti ad una mattanza”. Infine, mons. Sicluna auspica che la “grande grazia” ricevuta dalla visita possa trasformarsi in “gesti per mantenere viva la fiaccola che egli ha acceso. Dobbiamo continuare - conclude - con la testimonianza, l’impegno all’accoglienza, la missione di evangelizzare, la gioia di annunciare il Vangelo che nasce dall’incontro con Gesù, compito primario della Chiesa. Il papa è venuto a confermare e rafforzare il gregge nella sua missione”. 

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