18/06/2023, 12.36
VATICANO
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Papa: ‘tristezza e dolore’ per le vittime del ‘gravissimo naufragio’ nel Mediterraneo

All’Angelus Francesco ricorda come il mare “era calmo”, non avrebbe ostacolato i soccorsi. E per la Giornata Onu del rifugiato chiede di fare “tutto il possibile” nella prevenzione. Il ringraziamento per l’affetto e la vicinanza per l’intervento e nei giorni di degenza. La preghiera per gli studenti in Uganda e la popolazione Ucraina. L’amore di Dio “realtà fondamentale della vita”. 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Con grande tristezza e tanto dolore penso alle vittime del gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia e sembra, sembra che il mare era calmo”. È quanto ha detto papa Francesco all’Angelus rivolgendosi ai fedeli che gremivano piazza san Pietro, accorsi a salutarlo dopo l’intervento al Policlinico Gemelli del 7 giugno scorso e alla lunga degenza post-operatoria, per cui ha ringraziato prima della preghiera mariana. Il primo “appuntamento pubblico” dopo l’intervento, visto che la scorsa settimana il pontefice ha recitato l’Angelus in forma privata nella sua stanza del nosocomio romano, dove ha incontrato fra gli altri i bambini dell’oncologia pediatrica. Riprendendo il dramma del naufragio, il papa ha sottolineato con forza le condizioni del mare che non avrebbero ostacolato i soccorsi. A seguire, ricordando che il 20 giugno ricorre la Giornata mondiale Onu del rifugiato, egli rinnova “la mia preghiera per quanti hanno perso la vita” implorando che “sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie”.

A seguire, Francesco ha ricordato “i giovani studenti vittime del brutale attacco avvenuto contro una scuola nell’ovest dell'Uganda”, per poi condannare “questa lotta, questa guerra dappertutto” contro cui bisogna “perseverare nella preghiera”. Un richiamo, quest’ultimo, che abbraccia anche “la popolazione della martoriata Ucraina che soffre tanto” e per la quale chiede di continuare a pregare.

In precedenza, a inizio Angelus e dopo aver salutato i molti fedeli, il pontefice ha voluto esprimere “gratitudine” per la “tanta vicinanza umana e spirituale, l’affetto” nei giorni di ricovero ospedaliero e “di questo benedico Dio e sono grato a tutti voi: grazie di cuore!”.  Papa Francesco è reduce dall’intervento di laparotomia, il secondo in meno di tre anni, che si è svolto in maniera regolare e anche il decorso non ha presentato particolari complicazioni, tanto da permettere le dimissioni in settimana in buone condizioni generali. Il pontefice è uscito dall’ingresso principale sulla sedia a rotelle, di buon umore, salutando i pazienti e i giornalisti. Lasciato il Gemelli si è recato a rendere omaggio alla Madonna a Santa Maria Maggiore, prima di rientrare in Vaticano. Dalla sala stampa è arrivata poi la conferma delle udienze in programma nei prossimi giorni. Unica eccezione l’annullamento dell’udienza generale di mercoledì 21 giugno per “salvaguardare il recupero post-operatorio del Santo Padre”.

In precedenza, commentando le parole proposte dalla liturgia del Vangelo, il papa ha ricordato l’incontro di Gesù con i 12 apostoli “che chiama per nome e invia”, esortandoli “ad annunciare una cosa sola”, che “il regno dei cieli è vicino”. Un richiamo agli inizi della predicazione, il regno di Dio che è “la sua signoria d’amore” la quale costituisce “la realtà fondamentale della vita”. “Ecco la prima cosa da dire alla gente: Dio non è distante, ma è Padre, ti conosce e ti ama; vuole tenerti per mano, anche quando - sottolinea il papa - vai per sentieri ripidi e accidentati, anche quando cadi e fai fatica a rialzarti e riprendere il cammino”. Il pontefice ha proseguito invitando a “pensarsi come un bambino, che cammina tenuto per mano dal papà” così che un mondo “grande e misterioso” diventa “familiare e sicuro” perché “sa di essere protetto”. Da qui egli vince la paura e si apre alle persone, trova amici e scopre il desiderio di “diventare grande” e ”fare le cose che ha visto fare dal papà”. “Stando vicini a Dio - afferma - vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare”.

Per essere buoni apostoli, bisogna essere “come i bambini” e “sederci sulle ginocchia di Dio” e “da lì guardare il mondo con fiducia e amore”. Proseguendo nella riflessione, Francesco sottolinea che per annunciare non serve dire tante parole, ma “compiere gesti di amore e di speranza nel norme del Signore”, ovvero “il cuore dell’annuncio: la testimonianza gratuita, il servizio”. E a braccio il pontefice attacca quelli che definisce “i parolai” che lo lasciano “perplesso” per “il loro tanto parlare e il niente fare”. In conclusione dell’Angelus egli invita a pregare “Maria, che ci aiuti a sentirci amati e a trasmetterci a vicenda fiducia e vicinanza”.

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