20/04/2015, 00.00
SIRIA
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Mons. Zenari: preghiere a Beirut e Damasco per vescovi e sacerdoti rapiti. Timori sulla loro sorte

Il nunzio apostolico in Siria conferma che “col trascorrere del tempo” aumentano “i timori” sulla sorte dei vescovi ortodossi e p. Dall’Oglio. Da due anni sono nelle mani dei sequestratori, di loro non si hanno notizie. Il prelato ricorda che nel Paese vi sono “almeno 20mila persone scomparse” dall’inizio del conflitto.

Damasco (AsiaNews) - “Col trascorrere del tempo, aumentano i timori” sulla sorte dei vescovi e dei sacerdoti rapiti in Siria, tuttavia “chi può dire che la porta è chiusa?”. Resta la “speranza” di una loro liberazione, anche se il trascorrere delle settimane e dei mesi “rende tutto più difficile”. È quanto afferma ad AsiaNews il nunzio apostolico in Siria mons. Mario Zenari, il quale tiene peraltro a ricordare che “vi sono a tutt’oggi almeno 20mila persone scomparse” nel Paese tra laici e religiosi, vescovi e cittadini comuni, cristiani e musulmani, siriani e stranieri, fra cui giornalisti. Ieri la Chiesa ortodossa ha lanciato un appello alla comunità internazionale, chiedendo maggiore impegno per la liberazione di due vescovi rapiti ad Aleppo, nel nord della Siria, due anni fa. 

Dall'inizio del conflitto siriano, le milizie jihadiste e i gruppi combattenti hanno sequestrato diverse personalità di primo piano della comunità cristiana locale. Fra questi ricordiamo i due vescovi, il metropolita Boulos Yazigi (della Chiesa ortodossa di Antiochia) e il metropolita Mar Gregorios Youhanna Ibrahim (della Chiesa siro-ortodossa) prelevati il 22 aprile 2013.

A questi si aggiunge il padre gesuita Paolo Dall'Oglio, sacerdote di origini italiane rapito in Siria il 29 luglio 2013, e altri due sacerdoti, assieme a diversi volontari laici, fra cui due ragazze italiane poco più che ventenni, liberate a metà gennaio. Sempre lo scorso anno i miliziani hanno sequestrato un gruppo formato da 13 suore a nord di Damasco, rilasciate dopo qualche mese in seguito a uno scambio di prigionieri.

Ieri in Siria e in Libano si sono tenuti due incontri ecumenici di preghiera per il rilascio di sacerdoti e vescovi rapiti. Rivolgendosi ai fedeli il patriarca della Chiesa siro-ortodossa di Antiochia Yohanna Yazigi, fratello di uno dei due vescovi sequestrati, spera che “siano ancora vivi”, anche se “il mondo resta in silenzio” e “nessuno ci ha fornito prove tangibili” sulla loro sorte. “Abbiamo cercato di negoziare con tutti quelli che avrebbero potuto aiutarci in questa vicenda - ha aggiunto il patriarca - ma purtroppo vi è un silenzio totale”. 

Interpellato da AsiaNews il nunzio apostolico in Siria conferma che sulla sorte dei sequestrati “non si sa nulla”. Ieri, aggiunge, “abbiamo pregato a Damasco” ma “più passa il tempo e, fra la gente, aumenta il clima di sfiducia e paura”. Anche se i sequestri si protraggono da due anni, avverte il diplomatico vaticano, “chi può dire che la porta è chiusa” e non vi siano più speranze di una loro liberazione. “Voglio però dire - conclude mons. Zenari - che i vescovi e p. Dall’Oglio sono solo la punta dell’iceberg, perché in realtà vi sono almeno 20mila persone scomparse, gente di cui non si sa più nulla. In questo momento vogliamo ricordare tutti loro”. 

Nei quattro anni di guerra, divampata nel 2011, contro il presidente Bashar al Assad oltre 3,2 milioni di persone hanno abbandonato la Siria e altri 7,6 milioni sono sfollati interni. Almeno 200mila le vittime del conflitto, molte delle quali civili per i quali il 2014 è stato l'anno peggiore. Proprio nel contesto del conflitto siriano è emerso per la prima volta, nella primavera del 2013, in tutta la sua violenza e brutalità lo Stato islamico, che ha strappato ampie porzioni di territorio a Damasco e Baghdad.(DS) 

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