29/06/2023, 00.00
FILIPPINE
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Niente 'arricchimento illecito': nuova assoluzione per i Marcos al tribunale speciale

di Stefano Vecchia

Per la seconda volta dall'inizio dell'anno il Sandiganbayan, che giudica su illeciti di politici, ha scagionato la famiglia e i collaboratori alla sbarra. Il verdetto fondato sulla “mancanza di prove” a sostegno dell’accusa: l’unica testimone è stata ritenuta non attendibile. Il sostengo elettorale ai Marcos ostacolo a un giudizio equilibrato sulla dittatura. 

Manila (AsiaNews) - Per la seconda volta quest’anno una corte del Sandiganbayan, il tribunale speciale incaricato di giudicare su illeciti commessi da politici o da chi sia in rapporto con loro, ha chiuso con una assoluzione per insufficienza di prove un caso per arricchimento illecito. Oggetto del procedimento Ferdinand e Imelda Marcos, la coppia al centro di una dittatura brutale tra il 1972 e il 1986, quando una rivoluzione nonviolenta in cui ebbe un ruolo centrale la Chiesa filippina, li costrinse all’esilio. La vicenda giudiziaria era iniziata nel 1987 e riguardava il riconoscimento e il recupero di ricchezze accumulate attraverso aziende in rapporto con fedelissimi dell’allora dittatore.

Per l’accusa, gli imputati avrebbero in associazione tra loro acquisito e accumulato ingenti ricchezze alle spese del governo. Tuttavia, per i giudici non vi sarebbero state prove concrete di un coinvolgimento dei Marcos nelle aziende che hanno fatto da intermediarie nel passaggio del denaro sottratto dalle casse pubbliche. L’unico testimone dell’accusa, la custode degli archivi della Commissione presidenziale per il buongoverno (Presidential Commission on Good Government’s records custodian), mancherebbe per i giudici di una conoscenza diretta della validità dei documenti presentati, perlopiù - a detta dei magistrati - fotocopie illeggibili.

Il procedimento arrivato a conclusione oggi è solo l’ultimo di una lunga lista finiti senza condanne per i Marcos: Ferdinand Sr deceduto alle Hawaii nel 1989; la moglie Imelda, 93enne; i figli tra cui l’attuale presidente Ferdinand Marcos Jr; collaboratori o amici della famiglia. Il 21 febbraio scorso un’altra sezione del Sandiganbayan, la quinta, aveva archiviato una causa civile intentata contro l’ex dittatore e altre persone a lui collegate, accusati di avere attuato manovre contabili utili a coprire l’illecita acquisizione di ricchezza. Curiosamente, tre mesi dopo un’altra sezione, la quarta ha negato a membri della famiglia di recuperare proprietà già ritenute acquisite illegalmente, giudicando immotivata la richiesta.

Mentre gli eredi più diretti dell’ex dittatore sono in ruoli politici significativi o gestiscono ambiziosi progetti economici solo nel 2019, colpita da una condanna per corruzione, Imelda ha ceduto a un nipote la carica di governatore della provincia di Ilocos Norte, “feudo” elettorale dei Marcos. Per buona parte della società civile, il sostegno elettorale di cui ancora gode la dinastia, l’ampia rete di interessi e lealtà di cui si circondano e, non ultimo, l’accesso alla carica presidenziale lo scorso anno del figlio restano una questione irrisolta. Perché perpetuano non soltanto la memoria di una dinastia di cui molti ricordano gli abusi e la repressione spietata, ma - in un clima di riabilitazione della figura del dittatore - impediscono anche che si arrivi a un giudizio equilibrato su un periodo buio della storia filippina. 

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