18/07/2023, 13.35
MYANMAR
Invia ad un amico

Nuovo vescovo a Taungngu: la gioia e la sofferenza dei seminaristi birmani in Italia

Fondata dai missionari del Pime nella seconda metà del XIX secolo, la diocesi ha un nuovo pastore: mons. John Saw Gawdy. Da qui provengono cinque giovani che da poco più di un anno continuano la preparazione al sacerdozio nel seminario di Monza. Felici per la nomina, hanno raccontato ad AsiaNews le difficoltà che i cristiani e la Chiesa del Myanmar continua a dover affrontare.

Milano (AsiaNews) - Papa Francesco ha accettato le dimissioni del vescovo di Taungngu, mons. Isaac Danu, e il 16 luglio ha nominato come suo successore mons. John Saw Gawdy, che dal 2020 era vescovo coadiutore della diocesi. Nato nel 1955, ha studiato a Yangon e negli Stati Uniti ed è stato ordinato sacerdote nel 1983. Taungngu, nella divisione Pegu, è una Chiesa locale fondata dopo il 1868 dai primi missionari del Pime in Myanmar e che oggi, a oltre due anni dal colpo di Stato militare che ha estromesso il governo guidato da Aung San Suu Kyi, non è particolarmente colpita dalle violenze, a differenza di altre regioni del Paese. Ma gli abitanti sperimentano ugualmente la paura e la tensione a causa della presenza dei militari birmani.

A raccontarlo sono due dei cinque seminaristi ospitati nel seminario del Pime a Monza, che hanno scelto Graziano e Giustino come nomi cristiani. “La diocesi di Taungngu è circondata dalle montagne, per cui la situazione non è come nelle grandi città o in foresta”, spiegano i due, di 22 e 23 anni, ad AsiaNews. Bloccati per più di un anno al seminario minore di Leikhto, a circa mezz'ora da Taungngu, a causa della guerra civile, non hanno potuto continuare gli studi al seminario nazionale di Yangon. “Per tutto il 2021 non siamo quasi mai usciti perché era troppo pericoloso: come giovani e maschi eravamo sospettati di far parte della resistenza”. 

Dopo la presa di potere da parte dell’esercito a febbraio di due anni fa, erano state soprattutto le nuove generazioni del Myanmar a scendere in piazza e opporsi alla giunta militare. Dopo un tentativo di proteste pacifiche, guidate dal Movimento di disobbedienza civile, la violenza dei soldati ha fatto esplodere il conflitto: giovani e giovanissimi “sono andati in foresta”, come si dice in gergo, per unirsi alle milizie etniche o alle Forze di difesa del popolo, il braccio armato del Governo di unità nazionale in esilio. 

Ancora oggi la giunta militare birmana sta facendo di tutto per fiaccare la resistenza, colpendo anche i civili. “La settimana scorsa la parrocchia dove è nato mio padre è stata bombardata. Tutti gli abitanti sono fuggiti dal villaggio, l’esercito ha dato fuoco alle case”, racconta Giustino. Contattare le famiglie dall’Italia è complicato: “In generale la popolazione utilizza poco il telefono e internet perché l'esercito controlla le comunicazioni, ma nel mio villaggio - continua il seminarista - è ancora più difficile: si trova in montagna e per avere connessione bisognerebbe salire ancora di più in altura. Ma tutt’intorno è pieno di check-point militari”.

Al villaggio dell'altro seminarista i soldati hanno stabilito un campo base: “In certi posti non si può più passare. La maggior parte delle persone, tra cui i nostri famigliari, andavano a lavorare nei campi a piedi o in bici, ma ora non è più possibile. Sono terrorizzati, non si sentono sicuri”.

Entrambi i seminaristi hanno espresso gioia per la nuova nomina a vescovo di mons. John, conosciuto a novembre 2020, ma restano legati alla figura di mons. Isaac Danu perché è lui che l’anno scorso ha chiesto al superiore del Pime di poter accogliere almeno due aspiranti sacerdoti a causa della situazione incerta in Myanmar. Il seminario di Monza ha dato invece la disponibilità ad accogliere tutti e cinque i giovani, appartenenti alle etnie karen e kayan. 

Sono atterrati in Italia ad aprile 2022. “Ci siamo comunque divisi in due gruppi per destare meno sospetti, ma ottenere il passaporto non è stato semplice”, proseguono ancora. “In quelli che sono considerati i periodi di alta stagione, le autorità militari chiedono più soldi per i permessi di viaggio. Ci avevano consigliato di dare ai soldati tutto quello che avevamo pur di avere il documento per partire”.

Entusiasti e immensamente grati di avere la possibilità di continuare i propri studi teologici in Italia, guardano con incertezza al futuro del loro Paese: “È difficile trovare qualcosa di positivo: la Chiesa ha perso tanto, i villaggi cristiani sono stati tutti bombardati. I sacerdoti hanno perso il loro apostolato oppure sono stati costretti a collaborare con i militari”, dice Giustino.

“È cresciuto moltissimo tra i rifugiati il numero di giovani che vogliono suicidarsi. È lo stesso futuro del Paese a svanire, le persone pensano a sopravvivere di giorno in giorno”, aggiunge Graziano. Gli sfollati interni sono ormai quasi due milioni secondo le cifre delle Nazioni unite, che le fonti in loco non ritengono molto affidabili. Forse, la forza del Myanmar sta proprio nella sua popolazione che ha trovato il modo di continuare a vivere anche nella tragedia e nella paura. 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Studi interrotti per la guerra: cinque giovani di Taungngu accolti al Seminario del Pime
08/04/2022 10:14
Kengtung, il nuovo vescovo John Saw Yaw Han: 'Lavorerò per la pace e la riconciliazione'
09/11/2022 09:58
L’impegno dei giovani, ‘colonna portante’ della diocesi di Taungngu
11/10/2017 15:58
Loikaw, nuovo vescovo Celso Ba Shwe: ‘Sfollata metà della diocesi. Ma andiamo avanti’
30/03/2023 13:14
Papa: il beato Cremonesi e la sete di pace del Myanmar oggi
15/04/2023 13:57


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”