17/02/2023, 11.29
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Pandemia: in India 112mila suicidi tra i lavoratori a giornata

A inizio settimana il ministro del Lavoro ha presentato il dato in Parlamento, specificando che le morti sono state registrate tra il 2019 e il 2021. Diversi studi avevano già rilevato un forte disagio psicologico tra i migranti interni causato dalla perdita di lavoro durante il lockdown. Secondo alcune stime i livelli di povertà sono ancora più alti di quelli pre-pandemia.

Milano (AsiaNews) - Tra il 2019 e il 2021 almeno 112mila lavoratori a giornata si sono suicidati in India. Il dato è stato presentato in Parlamento a inizio settimana e il ministro del Lavoro Bhupender Yadav ha mostrato che i numeri sono andati aumentando: 32.563 lavoratori sono morti nel 2019, 37.666 nel 2020 e 42.004 nel 2021.

Ma nei tre anni presi in esame il numero totale di suicidi è stato di 456mila: si è trattato, secondo i dati governatitivi, di 66.912 casalinghe, 53.661 lavoratori autonomi, 43.420 lavoratori dipendenti, 43.385 disoccupati, 35.950 studenti e 31.839 persone impiegate nel settore agricolo. 

Numeri che danno l’idea dell’impatto della pandemia da Covid-19 sull’economia e sulla società del Paese, colpito da diverse ondate e sottoposto a un duro lockdown a partire da marzo 2020, durante il quale il tasso di disoccupazione è schizzato al 24% (in tempi normali si attesta intorno al 7%) e migliaia di lavoratori migranti provenienti dalle aree rurali e da classi sociali svantaggiate sono stati costretti a tornare ai propri villaggi (a volte anche a piedi dopo la sospensione dei trasporti), abbandonando i centri urbani dove si erano trasferiti in cerca di lavoro. 

Secondo i dati più aggiornati (del 2011) si contavano almeno 140 milioni di migranti interni che fornivano alle città manodopera a basso costo: muratori a giornata, venditori ambulanti di frutta e verdura lungo la strada, guidatori di rickshaw e donne delle pulizie. Milioni di persone che di punto in bianco si sono trovate senza lavoro e che, non avendo ricevuto i sussidi previsti dallo Stato (il 96% degli intervistati in uno studio ha dichiarato di non aver ricevuto nessun tipo di aiuto), non sono riusciti a mangiare niente per diversi giorni di fila.

Proprio tra i lavoratori migranti diversi studi hanno rilevato i più alti tassi di disagio psicologico durante la pandemia: dalle ricerche è emerso che il 63,3% dei partecipanti ha sofferto di solitudine, il 48% ha sentito una diminuzione della connessione sociale, il 50% ha provato paura della morte, oltre il 58% ha sperimentato frustrazione e tensione. Ai tre quarti degli intervistati è stata inoltre diagnosticata una forma di depressione, causata soprattutto dalle angosce per la perdita del lavoro e l’incapacità di prendersi cura dei propri cari.

Sebbene l’economia indiana sia ora in ripresa, con una crescita del Pil stimata oltre il 6% (un dato che indica un rallentamento rispetto agli anni scorsi), durante la pandemia i tassi di fame e povertà erano cresciuti a dismisura. I dati governativi mostrano che nel 2020 la percentuale di persone che guadagnava meno di 1,90 dollari al giorno - quella che per la Banca mondiale è la soglia di povertà estrema - nelle città, più colpite dalle restrizioni rispetto alle aree rurali, è passata dal 5% di marzo 2020 al 47% del mese successivo. Nonostante la successiva riapertura e la ripresa delle attività, i tassi non sono poi tornati ai livelli pre-pandemia: secondo alcune proiezioni, a fine 2021 c’erano ancora 115 milioni di persone al di sotto della soglia di povertà estrema, cioè 44 milioni di persone in più rispetto al 2019. 

Dati che sono poi stati confermati a fine 2022 dalle stime della Banca mondiale, secondo cui la pandemia ha creato 71 milioni di nuovi poveri, di cui almeno un terzo solo in India. Ma la proporzione potrebbe rivelarsi più alta se saranno mai pubblicate le cifre governative ufficiali sulla povertà, statistiche che in India non vengono più rese note dal 2011 (probabilmente anche per tentare di nascondere al mondo i problemi del Paese), ha sottolineato la Banca mondiale, che ha invece usato per i propri calcoli i numeri del Consumer Pyramids Household Survey condotto dal Center for Monitoring Indian Economy, un think-tank che monitora l’andamento dell’economia nazionale.

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