25/12/2022, 11.51
VATICANO
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Papa a Natale: Gesù Cristo è la via della pace

Il messaggio pronunciato durante la benedizione urbi et orbi: “Vinciamo il torpore delle false immagini che fanno dimenticare il festeggiato e guardando Betlemme fissiamo lo sguardo sui bambini vittime della terza guerra mondiale”. In Myanmar e in Iran “cessi ogni spargimento di sangue”. L’appello per la riconciliazione in Ucraina, Siria, Terra Santa, Libano, Yemen e per l’Afghanistan e il Corno d'Africa afflitti da fame e carestia.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Se vogliamo che sia Natale, il Natale di Gesù e della pace, guardiamo a Betlemme e fissiamo lo sguardo sul volto del Bambino che è nato per noi. E in quel piccolo viso innocente, riconosciamo quello dei bambini che in ogni parte del mondo anelano alla pace”. È l’invito che papa Francesco affida al mondo nel suo messaggio urbi et orbi di questo Natale 2022, drammaticamente segnato dalle ferite di quella che insiste nel definire senza pudori la “terza guerra mondiale”.

Come accade ogni anno il pontefice si è affacciato a mezzogiorno dalla loggia centrale della basilica di San Pietro per la benedizione natalizia, accompagnata quest'anno dalla preghiera mariana dell'Angelus. Ha rivolto il suoi augurio ai popoli di tutto il mondo: “Il Signore Gesù, nato dalla Vergine Maria porti a tutti voi l’amore di Dio, sorgente di fiducia e di speranza; e porti insieme il dono della pace, che gli angeli annunciarono ai pastori di Betlemme”.

“Lasciamoci avvolgere dalla luce - continua il papa - e andiamo a vedere il segno che Dio ci ha dato. Vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi è il festeggiato. Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi”.

In questo tempo in cui “venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanità”, FRancesco chiede di fermarsi a riascoltare “il primo vagito del Principe della pace”. Perché - ricorda citando san Leone Magno – “il Natale del Signore è il Natale della pace”. La parola più invocata oggi, trova in Gesù Cristo la sua via, perché “Egli, con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, ha aperto il passaggio da un mondo chiuso, oppresso dalle tenebre dell’inimicizia e della guerra, a un mondo aperto, libero di vivere nella fraternità e nella pace”.

Natale è seguire questa strada. Ma per farlo occorre anche oggi liberarsi di quei “pesi” che impedirono al re Erode di riconoscere e accogliere la nascita di Gesù: “l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna”. Pesi che drammaticamente ancora oggi “escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’accesso alla via della pace” in troppe parti del mondo.

“Il nostro sguardo - esorta Francesco - si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata”. Ma in questo giorno di Natale, le notizie che arrivano dal fronte indicano drammaticamente un’altra strada. ”Purtroppo - commenta il papa con amarezza - si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?”.

Non succede solo nel cuore dell’Europa: il nostro tempo sta vivendo “una grave carestia di pace anche in altre regioni”. La Siria “martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito” -  elenca Francesco -. La Terra Santa, dove nei mesi scorsi sono tornati ad aumentare i morti e feriti negli scontri. “Imploriamo il Signore – commenta il papa - perché là, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi”. Ma lo sguardo sul Medio Oriente si sofferma anche sul Libano, “perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della Comunità internazionale e con la forza della fratellanza e della solidarietà”.

E poi la regione del Sahel, “dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni è sconvolta da scontri e violenze”; lo Yemen ancora in cerca di “una tregua duratura”. E poi il Myanmar, sconvolto da due anni ormai dalla guerra civile, e l’Iran della durissima repressione delle proteste seguita alla morte di Mahsa Amini. Li cita insieme, papa Francesco, auspicando che “cessi ogni spargimento di sangue”. Senza dimenticare il continente americano, scosso tensioni politiche e sociali che interessano vari Paesi: “Penso in particolare alla popolazione haitiana - aggiunge il pontefice - che sta soffrendo da tanto tempo”.

Guerre che come sempre si intrecciano alla piaga della fame, che colpisce soprattutto i bambini “mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi”. Tra le regioni più colpite dalla carestia cita l’Afghanistan e i Paesi del Corno d’Africa. Denuncia l’uso del cibo come arma: “impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace”. Ma invita anche a non dimenticare quelle famiglie che “in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere”; i tanti “profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo”; “gli emarginati, le persone sole, gli orfani e gli anziani che rischiano di finire scartati, i carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani”.

Conclude citando le parole sul Natale di un altro padre della Chiesa, san Gregorio Nazianzeno: “Colui che è fonte di ogni bene si fa povero e chiede in elemosina la nostra povera umanità. Lasciamoci commuovere dall’amore di Dio, e seguiamo Gesù, che si è spogliato della sua gloria per farci partecipi della sua pienezza”.

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