15/03/2023, 11.06
VATICANO
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Papa sulla Lavra di Kiev: parti in guerra rispettino i luoghi religiosi

Appello di Francesco all'udienza generale per le suore ortodosse russe oggetto di contesa politica nel conflitto in Ucraina: "Le persone consacrate sono un sostegno al popolo di Dio". Nella catechesi il pontefice si è soffermato sul significato dell'essere apostoli oggi. "Anche le relazioni tra di noi sono decisive per l'evangelizzazione".

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco è intervenuto oggi sullo scontro politico in corso intorno alla Lavra di Kiev, le grotte dove ha sede la più antica istituzione monastica dell’ortodossia russa, oggi ostaggio del conflitto in Ucraina. “Penso alle suore ortodosse della Lavra di Kiev - ha detto Francesco al termine dell’udienza generale, rivolgendosi ai fedeli presenti in piazza San Pietro -. Chiedo alle parti in guerra di rispettare i luoghi religiosi. Le suore e le persone consacrate alla preghiera, a qualsiasi confessione appartengano, sono sostegno del popolo di Dio”.

Nei giorni scorsi il patriarca di Mosca di Kirill si era appellato a Francesco e al segretario generale dell’Onu Guterres per “impedire la cacciata dei monaci” dalla Lavra, contro la quale vi sono state anche manifestazioni a Kiev. Dopo la fine dell’Unione Sovietica il complesso è passato sotto la proprietà del governo ucraino con un accordo di usufrutto gratuito da parte dei monaci del patriarcato di Mosca che oggi però - nel contesto della guerra di oggi - Kiev non vorrebbe rinnovare. Anche se il ministro della Cultura Aleksandr Tkacenko in queste ore ha dichiarato che “i monaci potranno rimanere nella Lavra, a determinate condizioni” e che “non vi sarà alcuna azione di forza” nei loro confronti.

In precedenza, nella sua catechesi settimanale, papa Francesco aveva proseguito la sua riflessione sul tema dello zelo nell’evangelizzazione soffermandosi su “che cosa significa essere apostoli oggi”. “A volte chiamiamo ‘apostolo’ qualche santo, o più generalmente i vescovi. Ma siamo consapevoli che l’essere apostoli riguarda ogni cristiano, e dunque anche ciascuno di noi?”, ha domandato il pontefice.

Apostolo – ha spiegato – “significa essere inviato per una missione. Esemplare e fondativo è l’avvenimento in cui Cristo Risorto manda i suoi apostoli nel mondo, trasmettendo loro il potere che Egli stesso ha ricevuto dal Padre e donando loro il suo Spirito”. Ma un altro aspetto fondamentale è il riconoscersi chiamati: “tutto dipende da una chiamata gratuita di Dio - ha commentato il papa -. Dio ci sceglie anche per servizi che a volte sembrano sovrastare le nostre capacità o non corrispondere alle nostre aspettative; alla chiamata ricevuta come dono gratuito bisogna rispondere gratuitamente”.

In questo quadro, citando alcuni documenti del Concilio Vaticano II, Francesco ha invitato a guardare anche alla collaborazione del laicato con la gerarchia, che non è “un mero adattamento strategico alle nuove situazioni emergenti”, ma qualcosa che ha un suo valore. ”La diversità di carismi e di ministeri - ha aggiunto - non deve dar luogo, all’interno del corpo ecclesiale, a categorie privilegiate; neppure può essere addotta a pretesto per forme di ineguaglianza che in Cristo e nella Chiesa non possono trovare spazio”.

Di qui l’invito a “ripensare tanti aspetti delle nostre relazioni, che sono decisive per l’evangelizzazione. Ad esempio, siamo consapevoli del fatto che con le nostre parole possiamo ledere la dignità delle persone, rovinando così le relazioni? Mentre cerchiamo di dialogare con il mondo, sappiamo anche dialogare tra noi credenti? Il nostro parlare è trasparente, sincero e positivo, oppure è opaco, equivoco e negativo? C’è la volontà di dialogare direttamente, faccia a faccia, oppure mandiamo messaggi per interposta persona? Sappiamo ascoltare per comprendere le ragioni dell’altro, oppure ci imponiamo, magari anche con parole felpate?”.

“Non temiamo di porci queste domande - ha concluso Francesco -. Ci possono aiutare a verificare il modo in cui viviamo la nostra vocazione battesimale, il nostro modo di essere apostoli in una Chiesa apostolica”.

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